29~Ignara.

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La vedo indietreggiare un po', poi sedersi su una di quelle sedie con i cuscinetti blu accostate al muro parallelo all' uscita.

Carlos si siede accanto a lei e non esita a pronunciare quelle parole che servono, specie in questi casi, da supporto.

<< Brooke, vedrai che Clare starà meglio.>>

Sì, la chiama per nome ... Brooke.
Questo è il nome di mia madre.
Neanche Ines o Angie lo hanno mai pronunciato.
A lei piace essere chiamata con vezzeggiativi o, talvolta, con qualche nomignolo.

Io non mi pongo di certo il problema ... la chiamo mamma e lei non può di certo lamentarsi.

Non oso muovere altri passi per andarle in contro ed esordire dicendo:

<< Tutto bene, puoi stare tranquilla.>>

Poi non è neanche detto che sia preoccupata per me. Può essere che c' e' dell' altro a renderla così nervosa.

Appoggio la mia mano al muro e porto il piede sinistro dietro quello destro, consentendo alle mie cosce di sfiorarsi con grazia.

<< Ragazza, puoi andare. Ti abbiamo dimessa.>> Dice una infermiera, fermandosi davanti a me.

<< Si, lo so. Sto aspettando qualcuno.>> Le rispondo io.

<< D' accordo.>>
Prende in mano le sue carte e si appresta a raggiungere cardiologia.

Intanto io rimango lì, ferma, impassibile e con la mano ancorata al muro.
Non oso muovermi.
Osservo i loro movimenti da una piccola fessura di una porta a vetri.

Le due ante non sono congiunte e vi si vede all' esterno. Ciò che non bisognerebbe vedere.

Vorrei voltarmi, fare finta che tutto ciò non sia mai successo e uscire via di qui.

Vorrei ... ma non ce la faccio proprio. Un qualcosa mi spinge a rimanere qui. Saranno forse i loro morbosi atteggiamenti a tenere il mio sguardo fisso lì, in quel punto in cui sono seduti.

A dissuadermi da mia madre e Carlos è Tobias.
Non mi accorgo neanche che sia dietro di me e che io gli stia dando ineducatamente le spalle.

Lui non trattiene l' emozione e scoppia quasi in lacrime:

<< Clare!>> Pronuncia sorpreso sottovoce, in maniera quasi ironica.

<< Eccomi, chi mi cerca? >> Rispondo e domando nel contempo io con tono egualmente basso.

Così mi volto e lo vedo davanti a me, precipitarsi a gambe levate.
Sembra come se volasse.
I suoi piedi, dalla velocita', riescono persino a sollevare la polvere dal pavimento, anche quelle particelle invisibili persino al microscopio.

Arriva da me, mi prende le mani, poi pone le sue labbra su queste:

<< Perdonami se non sono venuto a cercarti prima. Pensavo fossi da qualche parte con qualcuno della festa, non avrei mai immaginato che ...>>

Gli occhi gli diventano lucidi e in viso inizia a comparire qualche piccola lacrimuccia.

<< Tob, non disperarti. Stai tranquillo, è tutto passato.>>

<< Ma cosa Clare? Come faccio a stare tranquillo quando in giro c' e' qualcuno che cerca di farti del male?>> Ripete lui con tono desolato.

Abbasso lo sguardo e non gli do risposta.

Al che lui riprende:

<< Tu sai chi è stato e non me lo vuoi dire.>>

Aneliti sublimi (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora