34~Non sto mentendo... è la verità.

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Mi risveglio in questa calda mattinata.
Non esistono più quei sogni nei quali la mia mente si immergeva per poi riaffiorare in quella pacifica dimensione utopistica.
Adesso esiste solo la realtà.
A dirla tutta non ricordo proprio con precisione quanto abbia sognato stanotte.
In mente inizia però ad affiorararmi un ricordo vago. È come se si susseguissero piccoli lapsus.
Sento poi riecheggiare delle parole stentate, che ricordo appena e alle quali riesco ad attribuire un nesso logico poco dopo:

<<Lizy ... le hai dato il nome della tua ex-amica.>>
Cerco di ripensare a chi abbia potuto pronunciare tali parole, ma la mia mente non è capace di svelarmi altro.

Lizy è intanto distesa nello stesso punto in cui si è addormentata ieri sera.
Non si è spostata di un millimetro.
Vedo la sua espressione quieta e sollazevole persino da dormiente.

<< Lizy, Lizy.>> Quelle parole mi tornano sporadicamente in mente e ricomincia una nuova lotta per segregarle ancora una volta nel dimenticatoio.

Ed è proprio mentre guardo la cagnolina, che tra le mie vaghe rimembranze di quel sogno inizia ad affiorare qualcosa di più.

Ricordo solamente una ragazza dai capelli castani, tendenti per lo più al nero, voltata di spalle.
Forse è stata lei a pronunciare quelle parole.
Del resto un immensa nebbia affiora su di me e questi ricordi sono tutto ciò che mi restano di quell' inopinabile sogno.

Mi alzo così dal sacco a pelo. È come se quest' ultimo fosse funto da serra per tutta la notte.
Conseguentemente mi sono risvegliata tutta sudata.
Cerco, ancora assonnata, di farmi stadi verso il bagno.
Ogni tenda, infatti, essendo abbastanza grande dispone di un piccolo bagnetto, circondato da tende di vario colore per separarlo dallo spazio antestante.
È un inspiegabile controsenso: la tenda dispone di un bagno, ma non di un letto.

Raggiungo così il lavandino. Mi butto dell' acqua in faccia ripetutamente per almeno 10 volte, poi mi siedo sulla sedia accostata al muro.
Apro poi l' acqua della doccia e non appena riscaldata mi infilo dentro.
Sovvengono inebrianti profumi dalle boccette di bagno schiuma e di shampoo che la mamma ha provveduto a comprare prima che io partissi.
A proposito, ieri sera, non stando al fuso orario ho ricevuto una sua chiamata.
Mi ha detto presso a poco ciò che mi aveva detto Tob, con la differenza che la sua voce non sembrava quella di sempre.
Ho potuto persino constatare che durante la telefonata ha parlato di tutto tranne che di sé stessa.
L' ho trovato alquanto insolito. Generalmente nei suoi discorsi introduce sempre una piccola parte di sé.
Questa volta invece non si è curata di parlarmi di lei, bensì era premurosa nei miei confronti e dalle sue domande era evidente che volesse saperne di più su quello che sto facendo qui al campo. Le ho descritto la mia giornata tipo, senza troppo immedesimarmi nei dettagli.
Sembrava soddisfatta.
È come se, da quel giorno in cui io dissi tutte quelle cose a Ines relative al nostro rapporto e le varie controversie che si verificavano quotidianamente, avesse provato a cambiare atteggiamento.
Le riconosco ciò, ma è come se stesse in quest' ultimo periodo assumendo le sembianze caratteriali di qualcun' altro, che di sicuro non è lei.
È come se fosse un alter ego di una persona a lei molto vicina. La prima che mi viene in mente è Ines.
Per carità, sarà una persona compita e da cui magari, per certi aspetti, prendere esempio, ma non di certo rivoluzionare tutto il proprio carattere per somigliare a lei.
È un' umiliazione alla propria personalità.
Intanto l' acqua inebria il mio corpo di una piacevole frescura.
Dopo averla fatta uscire calda, infatti, ho pensato che visto il periodo, di certo non sarei riuscita a sopportarla a lungo.
Adesso fluisce tranquillamente, accompagnata da questo scroscio.
Una volta dentro mi faccio cadere dell' acqua addosso accompagnata da un concentrato di sapone.
Questa dimensione accompagna il mio inizio di giornata per circa un ora.
Non appena terminato, ripongo tutti i flaconcini al loro posto ed esco.
Mi asciugo per benino e ancora in accappatoio esco di li.
Metto un asciugamano attorno al collo e prendo tra le mani i miei vestiti.
Appena fuori dalla porta, un metro e mezzo più in là, mi rendo conto di qualcosa che mi stranizza completamente.
Vicino il piede del tavolo c' e' un mozzicone e più in là una sigaretta arroventata.
Il fumo che esce da essa è che viene a contatto con il pavimento, fa diventare quest' ultimo di un colore nero fuliggine.

Aneliti sublimi (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora