38~C' è qualcuno che manca all' appello ...

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Strofinai gli occhi velocemente, segno del mio forte imbarazzo e della più totale confusione. Le mie gambe sfrecciavano a gran velocità, mentre i miei occhi ,sigillati, erano incapaci, per un attimo, di avvistare un fascio di luce. Non appena riaperti, mi resi conto che un' ombra oscurava completamente il mio corpo. Pensai subito ad un albero, ma poi fui costretta a ricredermi date le apparenti dimensioni.
Non mi fermai però, continuai a correre, attraversando quegli stretti viali.
Sentii qualcuno avvicinarsi a me e mantenere il mio stesso passo. Non osai parlare e neanche il tale sembrò deciso a pronunciare delle parole.
Poi per un attimo vidi quest' ombra camminare alla mia destra e improvvisamente la sua smortezza iniziò a farsi più vivace, consentendomi persino di intravedere i colori dei suoi indumenti. Non mi voltai e a passo veloce cercavo di raggiungere il prima possibile la mia tenda. Questo però non mi impedì di riconoscerlo, di riconoscere colui che ogni giorno che passa tende a confondermi sempre più con le sue strane trovate. Da un lato mi affascinano, ma dall' altro non riesco molto spesso a capirne il senso. Aumentai nuovamente il passo, questa volta muovendo le braccia per assumere maggiore velocità. Per un momento non sentii più il suo fiato bruciante sul collo e neanche più quel suo profumo così stuzzicante. Quando però credetti di essermi allontanata abbastanza, ecco che ricomparve davanti a me, quasi come un fantasma.

<< Va bene, ho sbagliato ... ho sbagliato a chiedertelo. Non dovevo, però non immaginavo neanche avresti reagito così. Nonostante io sia rimasto male dalla tua reazione, ti ringrazio e lo faccio soprattutto per avermi dato l' opportunità di non complicare le cose.>> Mi disse con tono risentito, che mi apparì soltanto poco dopo rincuorato.

<< Mi dispiace essere scappata, così ... all' improvviso. Non mi era mai successo. A questo proposito è mio dovere farti una proposta: dimenticare tutto.>> Dissi io mostrando fermezza e ne ottenni, per mia fortuna, approvazione.

<< Sì, hai assolutamente ragione.>> Aggiunge tenendo stretto un mazzo di chiavi.

Ci allontanammo l' uno dall' altro senz' aggiungere altro. Quanto ci dicemmo prima sembrava esserci bastato, eppure non servì a chiarire ciò che per me era sempre rimasto in sospeso. Anche in quegli attimi ero intente a girarmi, per vedere se mi stesse seguendo. Era così passata una mezz' ora da quando ci vedemmo per l' ultima volta, ma quel clima di sospetto no ... ancora quello non era passato. Nei giorni a seguire per me non era valso niente quello che ci eravamo promessi. Non riuscii a rimanere indifferente e non mostrare interesse, perché questa non era la verità e più lo tenevo nascosto a me stessa, più mi facevo del male. Tutto intanto scorreva per il meglio al campo. Amanda aveva ottenuto la promozione e Jack ebbe finanziato un progetto in Alaska. Ormai si trova lì da un paio di giorni e qui un po' tutti ne sentiamo una certa mancanza. Ieri ho ricevuto una sua mail. Mi ha scritto che si trova bene lì e il clima, rigido, non gli dispiace mica tanto. Diceva che avverte la nostra mancanza, ma che presto tornerà a farsi vedere. Scriveva infine di salutare tutti quanti e di tenergli in caldo il suo posto in mensa, che ha specificava essere solo suo. Mi stacco così un attimo dal computer, con la mia classica espressione da dormiente. Cerco vanamente in questi pochi attimi di chiudere occhio, ma più mi ripeto che sarebbe giusto farlo, più finisco per rimanere sveglia. Cerco allora di darmi una mossa con il lavoro da portare a termine. Invio l' ultima ricevuta di pagamento ad una società che ci ha fornito alcuni dei mobili arrivati la scorsa settimana, in sostituzione di quelli che sono andati perduti per via di un violento terremoto abbattutosi lo scorso anno. Quest' anno il campo sembra aver trovato i soldi per ricomprare e aggiustare quanto sia andato distrutto quella notte.

Dopo aver finito ciò mi distendo sul divanetto della mia nuova stanza. Un' altra novità apportata da questa intensa e onerosa settimana è il fatto che, finalmente, ognuno di noi abbia la propria stanza, una stanza vera con un letto vero, sul quale poter riposare senza avere particolari ritorsioni. Ho tutto qui, compreso un piccolo angolo lettura che sembra proprio essere il mio forte. Mi adagio lì non per forza per sfogliare le pagine di un buon libro, con la smania di andare avanti con la lettura, ma semplicemente per trovare un posticino tranquillo nel quale ascoltare della musica, consumando degli snack, poco salutari ma così tanto appetibili. Conduco una piccola parte della giornata anche in magazzino. Molti tavoli, vetrine e anche parecchi quadri antichi necessitano una sistemazione da diverso tempo, ma qui nessuno ha il tempo o la voglia di farlo. Credo che in una piccola comunità ognuno debba fare la sua parte. Così, a posto di raggiungere il parco e una volta lì cimentarmi in una bella corsetta per mantenere una corretta salute fisica, decido di rimanere qui a sistemare queste ultime cose. Qui, o per mancanza di tempo o di voglia, non c' è mai qualcuno che si prodighi a tal proposito. In questi giorni mi sono sentita poi sola come non mai. Un' immensa distesa di rovi, a cui però mancano i frutti. A tal proposito, per non rimanere sola, uscivo al mattino, quando ancora la brina copriva i campi, e raggiungevo il centro abitato. Due giorni fa mi sono anche fatta dare un passaggio da un signore piuttosto anzianotto dalla voce rauca, che guida un piccolo carretto sul quale trasporta frutta e verdura. Passa dal campo tutte le mattine, perchè questa è l' unica strada che consente di arrivare prima.

Aneliti sublimi (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora