Capitolo 2
"Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano."-Emily Dickinson
Anche io avrei voluto restituire un senso alla mia vita poco soddisfacente in quel periodo, evitare di annichilirla con frivoli pensieri e azioni e fare in modo di amarla anche al di fuori della sua logica. Mi auguravo di conservare, anche in futuro, la franchezza che mi aveva accompagnata sin da bambina e di non lasciarmi, dunque, fuorviare dalle ipocrisie del mondo. Ma ciò che desideravo nel cuore più di tutto era fare esperienza dei miei errori senza che il mio destino fosse troppo draconiano.
Cercai di rendermi utile come meglio potevo e, dunque, già a 18 anni iniziai a fare volontariato alla caritas parrocchiale. A casa mia, invece, ero come il "Buono" del Visconte dimezzato: questi cercava in tutti i modi di rimediare agli impicci causati dal Gramo e, ugualmente io, rabberciavo le lettere in stile "grossier" della mia eccentrica madre, che non aveva mai affinato le sue capacità scrittorie, neanche quando abitavamo in Australia. Scriveva spesso ad un uomo, Cal.
Diceva che fosse una sua vecchia fiamma ai tempi del liceo e che si erano persi di vista quando questi aveva deciso di sposare una modella inglese, nel lontano 1952. Non sapevo come fossero realmente andate le cose, ma mi fu chiaro che mia madre aveva riservato un posto nel suo cuore anche a Cal.
Le brillavano gli occhi solo nel pronunciarne il nome e, in quel periodo, sembrava una teenager alle prese con i primi amori adolescenziali. Cal era sposato, viveva ad Adelaide e sarebbe stato per lei un' amore implausibile ed immorale. Almeno questo fu ciò che le dissi più volte... ma lei coltivava un certo gusto per la trasgressione.
Non parlammo più di Cal per parecchi anni: mamma Beth si divideva sempre tra i lavori di manutenzione del giardino di casa e gli impegni lavorativi e io ero troppo presa dai miei pensieri per tempestarla di domande sulla sua vita sentimentale. Un giorno mi disse che Cal le aveva fatto per mesi tante promesse da marinaio, che l'aveva illusa e amareggiata e che lei, per non fargli capire che ne fosse perdutamente innamorata, interruppe la corrispondenza dicendogli che gli aveva scritto soltanto per mantenere i contatti un suo concittadino, perché avvertiva ormai da tempo l' estraneità alla Terra che le aveva dato i natali.
Concluse chiarendo il genuino sentimento che la legava a lui, ma scrisse anche che era giunto il momento di allontanare chi l'aveva trascinata in un vortice di struggenti angustie, assicurandole, invano, che avrebbe stravolto la propria vita per legarla a quella di mia madre. Lui, allora, fu colto da un indomabile livore nei suoi riguardi e preferì chiudersi in una sconfinata tristezza, decidendo che mai e poi mai le avrebbe anche solo risposto all'ultima lettera.
Lei, invece, avrebbe tanto desiderato rivederlo, anche un'ultima volta, stringerlo tra le braccia e chiedergli perché anche lui aveva scelto di sbandire quel loro amore così autentico e reciprocamente corrisposto. Bethany era un' inguaribile filantropa e per lei ogni uomo sulla Terra è meritevole di perdono. Esistono, però, errori che possono essere perdonati dagli esseri umani e altri il cui perdono è esclusiva prerogativa di Dio.
Posso dirvi, in ogni caso e con assoluta certezza, che Cal aveva avuto un forte ascendente su mia madre e che, a distanza di anni, c'era per lei ancora una fune lunga circa 15.000 km a tenerli uniti l' uno all' altra. Non si sarebbe arresa facilmente... lo avrebbe cercato in ogni angolo del mondo, come una madre che, giocando a nascondino con il proprio figlio, lo cerca anche nei recessi di casa per cingerlo di nuovo in un abbraccio, come l' edera che si abbarbica al muro. E io non potei far altro che inchinarmi di fronte a tanta temerarietà.
Quanto a me approfittai degli anni della mia gioventù per vivere intensamente momenti di incantevole leggerezza che il tempo non mi avrebbe mai più restituito. Mi circondai di gente arguta e sollazzevole... giusto perché, come avevo già abbondantemente sperimentato su me stessa, una sana risata è indiscutibilmente un' ottima panacea contro le afflizioni dell' anima.
Lasciai che la mia vita facesse il suo corso e finii anche col tagliare i ponti con la mia migliore amica di quegli anni, Mara. I nostri destini si erano incrociati una mattina di Novembre nei corridoi di scuola... lei era di un anno più grande di me e ripetente nella classe quarta. Brillante e intuitiva quanto svogliata e recidiva... non seppi spiegarmelo, ma fin dal primo istante quella ragazza aveva stuzzicato la mia curiosità e suscitato in me una spassionata ammirazione.
Era piena di sogni, amante del buon cibo e della buona compagnia, non dotata di eccessiva bellezza, ma di un sex a pil non indifferente. Inutile ammettere che fosse abbastanza corteggiata anche al di fuori della scuola e che persino io finì col desiderare le sue meravigliose doti seduttive. La Jolie diciassettenne si sentiva più a suo agio con jeans larghi e t-shirt monocromatiche, ma non riuscii a rimorchiare mai nessuno con quell' abbigliamento indosso. Eh già... perché i tempi cambiano, ma purtroppo alcuni canoni di bellezza restano invariati. Mara mi prese per mano e mi fece uscire dalla gabbia in cui mi ero rintanata.
Grazie a lei imparai a non trascurarmi più, a migliorare il mio aspetto fisico e le mie relazioni interpersonali e a dare la giusta importanza alle situazioni. Anche il rapporto con mia madre sembrava andare meglio in quel periodo e questo perché avevo accantonato le insicurezze e ritrovato la giusta serenità che mi consentì di avere rapporti pacifici con tutti.
Mara aveva avuto lo strano potere di cambiare in meglio il mio modus vivendi e grazie al suo aiuto, improvvisamente, mi sentii meno sola e più felice. È incredibile come certe persone possano stravolgere la nostra vita, farci cambiare prospettive, punti di vista, renderci più libere di pensare e di esprimerci.
Purtroppo, però, come spesso capita, le cose belle sono destinate a svanire. Mara e io ci allontanammo alla fine del liceo: mi disse che mi aveva voluto bene con tutto il suo cuore, ma che col tempo il rapporto tra di noi era cambiato e che lei non provava più lo stesso affetto dei primi tempi. Quella sera mi arrovellai la mente a cercare di capire e a ripercorrere ciò che potei aver fatto di sbagliato nei suoi riguardi affinché lei prendesse questa decisione, ma non saltò fuori nulla di eclatante. Qualche piccolo litigio c' era stato, ma per questioni futili e assolutamente risolvibili e solo più tardi capii che non erano stati neanche quei litigi di poco conto la goccia che fece traboccare il vaso.
La incontrai qualche settimana più tardi al parco vicino casa. Mi chiese lei di vederci lì perché le era giunta voce che io stessi soffrendo, anche più del previsto.
"Io non voglio che tu stia male e soprattutto non voglio essere io la causa del tuo dolore. Con sincerità ti ripeto che da tempo sentivo che qualcosa tra di noi si fosse rotto, che mancasse la complicità e la sintonia che avevano innestato la nostra amicizia. Sono stata codarda a non avertene parlato prima e aver finto per mesi che tutto stesse andando per il meglio... ma, purtroppo, da parte mia, il nostro rapporto è giunto al capolinea e penso che sia più giusto, in questo momento, che le nostre strade si separino. Sei una ragazza preziosa Jo, ti auguro tutta la felicità che meriti."
Non mi diede la possibilità di replicare, temeva che l' avrei aggredita a parole e preferì iniziare e concludere il discorso soltanto lei. Dopo di ciò andò via, lasciandomi sola, al parco, sul fare della sera. Mentre si allontanava sbraitai quanto poco le fosse interessata realmente la nostra amicizia dal momento che aveva deciso di porvi fine senza neanche provare a risolvere i problemi che diceva di vedere e che avevo perso ore preziose della mia vita accanto ad una persona che per mesi aveva finto di volermi bene.
Ogni tanto la penso e mi chiedo come sarebbe stato crescere insieme, l' una accanto all' altra. Adesso non so più nulla di lei, se si è diplomata, come stanno i suoi genitori e persino se è fidanzata ancora con il suo tanto amato e famigerato Alessandro. Imparai a convivere con la sua assenza, anche se nei giorni bui avrei gradito una sua parola di conforto. Ad oggi, però, la ringrazio comunque perché in quel periodo ha arricchito le mie giornate e ha reso quegli anni forse i più belli della mia vita.
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Aneliti sublimi (IN REVISIONE)
Mistério / SuspenseUno scenario pittoresco, caratterizzato da suggestivi scorci di campagna toscana, fa da sfondo ad un thriller intriso di suspense e colpi di scena. A Jolie Chapman, eccentrica e loquace sessantenne, è stato appena diagnosticato un principio di demen...