Russell
Quando la voce affannata di Abraham si fece sentire accanto alla nostra prigione, per istinto intuii subito che qualcosa, nel piano di Namid, era andato storto.«L'ha portata via, Russell!» esclamò il mio amico, affranto. «È sparito con lei nel bosco, non siamo riusciti a rintracciarlo. Complice la notte, le sue impronte sono praticamente invisibili!»
«Non può essere!» urlai, fuori di me, scagliando un pugno contro le assi di legno, che scricchiolarono. Sottili e pungenti schegge si infilarono nel palmo della mia mano, ma non me ne curai: come avevo previsto, Namid era da sola nel momento del pericolo e io ero inerme, incatenato in un vagone chiuso a chiave, mentre Kuckunniwi poteva fare di lei ciò che voleva. Crollai in ginocchio, la testa mi girava vorticosamente e non sentivo più i richiami preoccupati di Abe, né le esclamazioni di Hevataneo; volevo solo poter chiudere gli occhi e vedere nuovamente la mia ragazzina accanto a me, libera e viva.
"Potrebbe ucciderla. Potrebbe averlo già fatto."
Per alcune ore alternai stati di apatia a momenti di furia cieca, nei quali mi lanciavo rabbiosamente contro la porta chiusa della prigione, senza curarmi del dolore che le catene ai polsi e alle caviglie mi procuravano. Poi, verso metà mattinata, io ed Hevataneo ricevemmo una visita inaspettata: sulla soglia del carcere apparve infatti Dodge, con i capelli brizzolati in disordine e la divisa impolverata e cosparsa di foglie. Restammo qualche minuto ad osservarci in silenzio: il generale era impassibile e i suoi occhi restavano fermi su di me per soppesarmi e giudicarmi; io, invece, fremevo di rabbia e il mio sguardo era carico di accusa.
«Temo di aver dato un giudizio affrettato.» mormorò infine Dodge, facendo qualche passo all'interno del vagone. Con la coda dell'occhio, vidi Hevataneo che lo fissava teso e incuriosito: il generale era un uomo alto e ben piazzato e se teneva la testa e la schiena diritte cozzava contro il tetto del vagone, perciò procedeva incurvato.
«Ti ho fatto un torto, Walker, ne sono consapevole: del resto, la storia di quell'indiano suonava convincente e quella chiave era sicuramente tua... Ma prima che tu possa lanciarti contro di me, ti dico che sono pentito del mio errore. Ora abbiamo un problema più urgente da affrontare e che richiede il tuo intervento.»«Non vedo il motivo di tanta preoccupazione!» esclamai con astio. «In fondo si tratta solo di una donna indiana senza valore, giusto? E il suo uomo è stato sbattuto in galera, perciò perché darsi tanta pena, generale?»
Gli occhi di Dodge fiammeggiarono d'ira:
«Nessuno cerca di imbrogliarmi e la passa liscia!» ringhiò con severità. «Nessuno, Colt, faresti bene a ricordartelo. Tanto meno quel bastardo di un muso rosso! Mi riprenderò la ragazza perché è bene che questi selvaggi conoscano la forza del nostro pugno e questa sarà l'ultima offerta che ti farò: dopo di che ti volterò le spalle e andrò a cercare la tua donna da solo!»•••
Qualche ora dopo procedevo con determinazione nella foresta alla testa di un piccolo drappello di soldati, tenendo per le briglie Tasunke. Le orme di Kuckunniwi erano state difficili da scovare perché era stato abbastanza furbo da cancellarle non appena aveva accumulato un po' di vantaggio; ma con la fretta non era stato abbastanza accorto e adesso procedevamo silenziosamente dietro ad Hutch e agli altri cani che, con il naso sul terreno, seguivano l'odore di Namid. Stavamo scendendo a valle: tutto intorno a noi si sentiva un lontano scrosciare delle acque dei torrenti che correvano verso i Grandi Laghi.
Ogni istante era prezioso: in qualsiasi momento Dodge avrebbe potuto tornare sui suoi passi, decidendo che in fondo la vita di Namid non valeva abbastanza per mobilitare tutti quegli uomini e che gli Stati Uniti d'America si elevavano molto al di sopra delle nostre misere esistenze. Ma io non potevo cedere o desistere: anche se fossi rimasto solo in quella boscaglia sarei andato avanti, finché non avrei raggiunto Kuckunniwi e non gli avrei piantato con grande soddisfazione una pallottola nel cervello. Una parte di me, soffocata e ignorata, era anche furiosa con Namid, per il suo piano sconclusionato che voleva mettere in luce l'inaffidabilità dell'indiano:
"C'erano mille altri modi per provare la sua natura, ragazzina! Modi più diplomatici e meno pericolosi!"
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The Railroad
Historical FictionWyoming, 1866. Russell 'Colt' Walker sa bene cosa significa sopravvivere: da quando la Guerra Civile è finita, lasciandogli in dono ferite più o meno visibili, non ha fatto altro. E come lui molti altri dipendenti della Union Pacific, una delle d...