Borussia Dortmund - Bayern Monaco

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5 marzo 2016

Sento l'ansia invadermi il corpo. La paura di incontrarlo mi fa tremare le gambe. Guardo da venti minuti il mio riflesso: indosso la maglia numero 38 il cognome di Bürki sopra le spalle.
Quella di Marco la indossa Alex, con tutto che il fratello gioca nell'altra squadra lei e rimasta fedele al giallonero.

Rimango i capelli sciolti, vaporosi lungo la schiena. Indosso il cappotto nero e rubo un cappellino dall'armadio di Marco, ad ogni partita devo avere qualcosa di mio fratello altrimenti mi sento incompleta.

Sento bussare alla porta e sono sicura sia Alex, infatti poco dopo entra e si lancia sul divano. «Marco mi ha dato le chiavi per venirti a prendere. Pensava che stavi ancora nel letto.» ride.

«Lo so, lo so. Ho la maglia di Roman, il cappellino di Marco, il pantalone nero e mi manca qualcosa di giallo.» mormoro guardando il mio outfit.

Alex sbuffa alzando gli occhi al cielo. «La bandana gialla di Marco, mettila al polso e andiamocene.» mi consiglia la piccola Götze, prima di alzarsi dal divano.
Faccio ciò che dice e la raggiungo in macchina, mette in moto e andiamo allo stadio.

Nel tragitto parliamo di stronzate e ascoltiamo la musica che passa per radio. So che lei vorrebbe dire qualcosa su Robert e sinceramente anche io vorrei esporre le mie paure.

Alex sospira e, come se mi avesse letto nel pensiero, parla. «Cosa farai quando lo vedrai?» è preoccupata e lo sono anch'io.

«È da un anno che non lo vedo. È da un anno che aspetto che si presenti fuori casa, almeno per chiarire la situazione, per vederlo arrampicare sugli specchi. Invece niente. Non mi ha dato dimostrazione di volermi ancora con lui. Sono stata il suo passatempo poi è tornato da Anna.» sospiro, mi asciugo le lacrime e guardo lo stadio avanti a me. «Se dovessi vederlo, farò finta di non conoscerlo. Sarò la Marika stronza, quella dell'inizio.»

Alex sorride e mi abbraccia. «Quando toglierai la corazza noi saremo qui per te.»

....

La partita è iniziata, io e Alex sediamo in tribuna, con noi c'è anche la fidanzata di Erik Durm, si chiama Sophie ed è una modella spagnola.
È davvero una ragazza simpatica anche se all'apparenza non sembra. 
Parliamo del più e del meno, fin quando le squadre non entrano in campo.

Marco, Roman e Erik ci salutano con un cenno della mano. Io mi levo il cappotto per far vedere al portiere che avevo messo la sua maglia. Mi sorride e va al suo posto tra i pali.
D'un tratto mi sento osservata, dei brividi mi si formano sulla pelle e so già chi è che mi guarda, ancor prima che Alex me lo dica.

Robert Lewandowski mi sta guardando.

Lo guardo di sfuggita, quasi come se l'avessi fatto per sbaglio. Saluto Götze seduto in panchina e so bene che i suoi occhi sono ancora puntati su di me.
A questa distanza posso resistere, non mi può far male.
A questa distanza non posso sentire la sua voce, percepire i suoi sospiri.
A questa distanza posso fingere che non me ne importi.

La partita inizia poco dopo, ormai i suoi occhi non guardano più la mia figura e posso permettermi di guardare in giro. «C'è Anna?» domando alle ragazze al mio fianco, quasi timorosa di sapere che lei è lì.

Alex e Sophie si guardano in giro e negano con la testa. «Marika, già te lo dissi, dopo che tu li hai trovati insieme Robert ha voluto tagliare tutti i rapporti con Anna. Anche Mario te l'ha detto più volte!» sussurra Alex al mio orecchio.

Guardo Robert, prova a tirare in porta ma Roman la para ed io sorrido soddisfatta. Robert, come se si fosse accorto del mio sguardo, si gira. Sento un vuoto nel petto, mi risucchia e mantengo il fiato fino a quando l'arbitro non fischia la fine del primo tempo.

0-0 nessuna squadra ha fatto goal, Roman fin'ora ha fatto una partita strepitosa. Quando mi fa l'occhiolino, prima di entrare negli spogliatoi, io gli mando un bacio. Sophie mi da una leggera gomitata al fianco e indica, impercettibilmente, il numero 9 del Bayern. Robert ha uno sguardo arrabbiato, la mascella contratta, guarda con sfida il portiere delle Api ed entra velocemente negli spogliatoi.

Non so perché, ma ho un brutto presentimento.

....

Il triplice fischio risuona nello stadio. 0-0 nessuno ha fatto goal, nessuno ne è uscito sconfitto, nessuno ha vinto.

Il brutto presentimento ce l'ho cucito addosso e non riesco a spiegare a cosa sia dovuto. Ho bisogno di aria, di andare a casa e del mio letto su cui crollare.
Ad ogni passo che faccio, verso l'uscita, il mio cuore aumenta il suo battito a dismisura.

Sento delle braccia avvolgermi da dietro e quando mi giro incontro gli occhi scuri e profondi del portiere giallonero. «Scappavi per caso?» sorride appoggiandosi al muro, portandomi con se.

Ho le sue mani su i fianchi, io gli tocco il petto scolpito, ci guardiamo negli occhi e sorridiamo. Possibile che è la mia cura ad ogni male? «Stavo tornando a casa. Oggi sei stato splendido.» dico allacciando le mie mani dietro al suo collo.

Roman mi da un bacio sulla fronte e sorride. «La mia maglia ti sta davvero bene.» dice a bassa voce.

Lo guardo e mi lecco le labbra per rispondere. «Stasera vieni a casa per cena? Ci sarà anche Mario, faremo una piccola rimpatriata.»

«Marco me ne aveva parlato quindi penso che vengo.» alza le spalle e si avvicina col viso.

Ci stiamo per baciare quando una voce mi fa bloccare. La sua voce che risuona nell'aria, come quella volta, come l'ultima notte.

Proteggiti da Me || Robert LewandowskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora