«Marika...» sussurra Marco, avvicinandosi al divano, sedendosi sul tavolino per avermi di fronte. «Ti posso spiegare...»
«Perché?» chiedo interrompendolo. «Perché mi hai nascosto tutto ciò?» ho gli occhi pieni di lacrime, mentre mordo forte il labbro per non urlare.
Marco si passa una mano tra i capelli, gli occhi bassi, il labbro stretto tra i denti.
Io e lui siamo molto simili, davvero.
Abbiamo anche gli stessi atteggiamenti quando siamo tristi o spaventati e lui, in questo momento, è entrambe le cose.
«Non capiresti...» dice debolmente, abbassando la mano dai capelli al viso.«Prova a spiegarmi Marco... Ti prego.» chiedo con le lacrime che scendono, sentendomi una stronza. «Ho accusato Robert di non averci provato. Che lui mi aveva dimenticato ed è tornato, inutilmente, dopo un anno. Invece tu mi hai sempre nascosto tutto.» le lacrime spezzano la mia voce, i singhiozzi non fanno altro che rendere ciò che voglio dire più difficile.
Marco si massaggia le palpebre e mi guarda, con occhi lucidi, pieni di scuse. «Quindi Robert non ti ha detto nulla...» mormora stupito.
«Cosa mi avrebbe dovuto dire?» chiedo, sempre più confusa e triste.
Non ci capisco nulla, non riesco a mettere in ordine le idee, non resisto al sol pensiero di aver fatto del male a Robert, senza neanche accorgermene.Marco abbassa di nuovo gli occhi, aspetto una sua risposta, un qualcosa che mi faccia capire. E non tarda ad arrivare: «Ti ricordi la partita del 4 ottobre? Quella persa 5-1?» chiede. Annuisco in risposta e riprende. «Ecco, Robert prima della partita mi domandò di te, voleva sapere delle lettere, se fossero arrivate, se tu stessi bene. Io gli avevo risposto che delle lettere non sapevi nulla e mai lo dovevi sapere. Lui non si doveva avvicinare a te, perché avevi sofferto troppo. Per un mese eri scomparsa ed io non vivevo più Marika. I-io stavo impazzendo senza mia sorella.» disse tutto d'un fiato, con gli occhi pieni di lacrime. «Gli ho chiesto di non farne parola con te, perché lui non ti meritava, perché tu stavi conoscendo Roman e lui non si doveva immischiare!»
Marco non fa altro che piangere, esattamente come me, fa male ad entrambi questo discorso, questo confronto.Mi alzo dal divano, giusto per provare a calmarmi, vado in cucina per prendere due bicchieri d'acqua ed uno lo porto a Marco.
«Me lo dovevi dire Marco, questa è la mia vita. Non la tua!» alzo la voce e tremo. Mi sento distrutta e tradita dalla persona che amo di più al mondo.
Marco si alza, cerca di toccarmi ma sfuggo alle sue mani, ai suoi abbracci, sono troppo nervosa per qualsiasi suo contattato. «Per una volta ho pensato a me.» dice alla fine, per farmi fermare e continuarlo a sentire. «Per una volta sono stato egoista. Lui già ti voleva portare via, già ti voleva allontanare da me dopo un anno, volevi andare a vivere con lui ed io ero felice per te, ma mi sentivo solo.
Prima se ne va Mario, poi Robert, alla fine te ne saresti andata tu. Chi sarebbe rimasto con me?
È vero, ho Alex, ma tu sei mia sorella. Eri scomparsa per colpa sua, non volevo che ti facesse stare male, che ti illudesse di nuovo. Io l'ho fatto per me. Ma ti volevo proteggere, non sopportavo il fatto che ti avesse fatto così male ed io non ho potuto fare nulla per impedirglielo.»Ciò che dice Marco mi fa aprire gli occhi, mi fa capire tutto quello che ha provato in due anni: Mario al Bayern, dopo poco anche Robert, io che facevo avanti e indietro per il polacco e volevo lasciarlo solo quando aveva più bisogno di me.
Sono io la cattiva qui, l'egoista.Mi avvicino a Marco, ormai è seduto a terra, contro il muro, mi inginocchio davanti a lui e l'abbraccio. Lo stringo forte a me, sentendo le sue lacrime bagnarmi la maglietta e le sue braccia stringermi per non farmi allontanare.
«Scusami Marco, scusa per non aver pensato prima a tutto questo. Scusa.» mormoro con gli occhi lucidi, le guance bagnate e il senso di colpa alle stelle.
Marco nega contro il mio collo, per farmi capire che non è colpa mia.
Poi lo sento sospirare. «Perdonalo.» dice alla fine.
Lo guardo confusa, lui mi da un bacio sulla guancia e sorride. «Per quanto tu voglia bene a Roman, il tuo cuore appartiene a Robert. È inutile che lo prendi in giro...» sorride sghembo, come sempre.Annuisco, incapace di rispondere, e mi asciugo le lacrime. «Sei la persona più importante della mia vita.» ammetto, stringendolo in un nuovo abbraccio.
«E tu sei la mia sorellina, tutto ciò che voglio fare è proteggerti. Scusa però se mi impiccio.» ride e sono felice che sia tutto a posto.
Ci alziamo dal pavimento e sistemiamo le lettere, tutte nelle proprie buste, tutte chiuse a chiave nel mio comodino.
Le parole di Marco mi rimbombano della mente, per tutto il bene che provo verso Roman, il mio cuore appartiene ed apparterrà sempre a Robert.
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Proteggiti da Me || Robert Lewandowski
Fanfiction«Non amo tanto i complimenti Un po' me li meriterei Per averti preso in giro Anche solo immaginando Occhi che non sono i tuoi...»