Bussiamo alla porta di casa Götze, aspettando che il tedesco ci venga ad aprire.
Robert mi tiene stretta a se con una mano posata sul mio fianco, mentre io passo il peso da una gamba all'altra.Non ho mai avuto così tanta ansia.
La porta si apre, facendo vedere un Mario sorridente che ci invita ad entrare, in casa c'è già Marco, insieme ad Alex e Charlie; le ragazze parlano sul divano mentre Marco è in piedi con le braccia incrociate e guarda male me e Robert.
«Marco...» lo chiamo avvicinandomi, gli metto una mano sulla spalla, guardandolo con occhi pieni di scuse.
Marco sospira e prende il polso, per poi tirarmi fino alla cucina, dove chiude la porta. «Io e te dobbiamo parlare.» dice chiaro, guardandomi negli occhi. «Gliel'hai detto?»
«Cosa?» domando di getto, non capisco dove vuole arrivare e neanche cosa mi rappresenta quella domanda. Pensavo che voleva parlare di altro, del fatto che sono venuta a Monaco avvisandolo semplicemente con un messaggio.
Marco si passa la lingua sulle labbra e sospira. «Di quello che è successo l'anno scorso. Di quando sei sparita. Gli hai parlato? Sa perché l'hai fatto?» domanda, irrigidendosi sempre di più. Sembra che stia perdendo la pazienza.
Nego con la testa. «Pensa che me ne sia andata solo perché mi ha tradito.»
«E questo è in parte vero. Ma sa dove sei stata? Con chi? E sa quello che è successo in questa casa?» dice, abbassando sempre di più la voce, per paura di far sentire ciò che diciamo.
Io, invece, rimango nuovamente spiazzata, ferma e immobile al centro della stanza, il cuore che scoppia nel petto, mentre maledico il mio connazionale. «Te l'ha detto?»
«Secondo te?» chiede ironico. Lo guardo male, così si passa una mano tra i capelli mentre apre l'altra scoraggiato. «Perché non me l'hai detto? Te l'ho chiesto così tante volte e solo tramite Mario scopro la verità, sei mia sorella!»
Abbasso la testa colpevole, ha ragione, dovrei dire tutto, tutto ciò che è successo quando sono sparita per un mese, dove sono andata, cosa ho fatto, chi ho incontrato, ma soprattutto cosa è successo qui.
«Ve lo racconto, ma dopo cena.» dico sospirando. Questa faccenda deve essere chiusa una volta e per tutte, visto che voglio un futuro con il numero 9 del Bayern.
Marco annuisce, mette un braccio introno alle mie spalle e usciamo dalla cucina. Lasciando in quella stanza tutte le frasi in sospeso e le paure, le mezze verità che ho detto per riuscire ad andare avanti. Ma so che tra poco verrà tutto a galla, sperando che nessuno si offenda e che nessun rapporto si rompa. Specialmente i più delicati o quelli appena nati.
...
Robert.
La cena è tranquilla, ho parlato con Marco e ha detto che non si fida ancora di me, che ci vuole tempo. In fondo lo capisco, ho fatto soffrire Marika e non me lo perdonerò mai, non devo dimostrare solo a lei quanto la amo ma devo far capire a Marco che la sorella non è un capriccio che la amo come so che lei ama me.
Mi tocco il petto, cercando la collana che mi ha dato e sorrido quando la trovo. Si era spostata a pena ed era rimasta accanto al cuore e con Marika era successa la stessa cosa, lei si era allontanata ma mi era rimasta accanto, addosso, come il suo profumo, come quell'anello che ho conservato con cura nel comodino.
La osservo, è nervosa, si nota dalle mani: le mani tremano e gioca con le dita. «Cos'hai?» chiedo, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio, per guardarla meglio, visto che si trova accanto a me. Nega con la testa, lanciandomi un'occhiata veloce. «Sicura?»
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Proteggiti da Me || Robert Lewandowski
Fanfiction«Non amo tanto i complimenti Un po' me li meriterei Per averti preso in giro Anche solo immaginando Occhi che non sono i tuoi...»