I Love You

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30 giugno 2016

Polonia - Portogallo

Robert.

La partita inizia, mi sento positivo per quest'incontro anche se non segno da tanto, forse da troppo tempo.

Ma oggi c'è anche la mia piccola stella ad assistermi, sugli spalti, con la mia maglia addosso ed il mio cognome sulle spalle.

Quel cognome che tanto vorrei fosse anche suo.

Ma non ci devo pensare, non ora che l'arbitro ha fischiato l'inizio.
Do un'ultima occhiata in tribuna e la vedo sorridere, gridare il mio nome. So già che se riuscissi a sbloccarmi e a fare goal, glielo dedicherei.

Infatti, poco dopo, è così: al secondo minuto, grazie all'assist di Grosicki, butto la palla in rete. Sento i tifosi polacchi urlare il mio nome e il mio cuore si riempie di gioia.

Guardo Marika che piange per la felicità, sa quanto ho sofferto questo mio blocco e la indico, batto sul petto e indico lei. La mia stella quando mi perdo, quando sono troppo oppresso e vedo nero, la mia luce e il mio punto felice.

Questo goal lo dedico a lei e a tutta la vita che vorrei passare al suo fianco.

Perché oggi deve essere il momento perfetto.

....
Marika.

La partita finisce, la Polonia ne è uscita sconfitta ai rigori e sto piangendo per Robert, so quanto sia importante per il mio capitano questa partita, si è sbloccato ha fatto goal e me l'ha dedicato. Ha segnato anche sui rigori, ma alla fine il Portogallo ha vinto.

Mentre lascio lo stadio, con il viso rigato dalle lacrime, il cellulare vibra nella mia mano e un messaggio di Robert compare sullo schermo.

"Piccola, ci vediamo in hotel.
A dopo. Ti amo."

Rispondo velocemente un "OK" e cammino verso l'Hotel. Robert quando perde preferisce stare solo per un po', preferisce schiarirsi le idee camminando e magari bere qualcosa con un suo amico.

Lo aspetto in stanza, non ho mangiato nulla, presa dall'ansia, sono passate ore e lui ancora non è qui. Dal balconcino dell'hotel si vede la Tour Eiffel, in mano ho un calice di vino bianco e il cellulare in vivavoce che continua a squillare a vuoto.

Non ho numeri dei compagni di squadra e comunque non saprei chi chiamare. L'ansia mi fa chiudere lo stomaco e anche il vino non mi calma più, mi fa girare solo la testa.

D'un tratto sento la porta aprirsi e corro in camera, dove entra Robert, il borsone in mano e uno sguardo stanco sul volto. «Hey.» dico solamente, avvicinandomi a lui.

Robert mi guarda ma è come se non mi vedesse. Mi abbraccia e mi stringe tra le sue braccia, sembra un cucciolo indifeso ed io lo amo come non mai.
«Scusami se non ti ho risposto.» mormora, al mio collo.

L'alito sa di birra e la voce è fina. «Non ti preoccupare la cosa importante è che sei tornato.» dico, allontanandomi da lui.

Robert annuisce, poi si trascina sul letto e mi porta con se. Lo guardo negli occhi e sono lucidi, mi perdo in quelle iridi celesti, gli bacio la fronte, il mento, le guance, il naso, poi faccio unire le nostre labbra e lui si rilassa, e quello che doveva essere un bacio casto diventa pura passione.

Proteggiti da Me || Robert LewandowskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora