Robert Lewandowski

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«Marika.» mi richiama Robert. È dietro di me, sento il suo sguardo sulla schiena e sono sicura che i suoi occhi vaghino da me a Roman senza sosta, ma con una calma assoluta.

Mi allontano da Roman e gli stringo la mano. Ho bisogno di forza e lui è la mia roccia.
«Robert.» dico fredda, gelida. Come se un pezzo di ghiaccio abbia rinchiuso il mio cuore.

Lo guardo, lui fissa le nostre mani intrecciate, sorride sarcastico ed alza un sopracciglio. «È da un po' che non ci si vede. Come stai?» domanda freddo, quasi volesse far finta di nulla. Eppure un lampo attraversa i suoi occhi quando mi fa quella domanda, che si sia pentito? Impossibile.

«Bene.» rispondo allo stesso modo. Nulla mi può scalfire, lui non mi può più fare del male.

La voce di Tuchel richiama Roman, mi guarda preoccupato, non vuole che stia da sola. Annuisco con la testa, per dire vai e lui mi da un bacio a stampo prima di correre negli spogliatoi.

Robert in tutto ciò non mi ha ancora tolto gli occhi da dosso. Faccio per andarmene ma la sua mano mi ferma, prendendomi il polso.
Sento lo stomaco contorcersi e d'un tratto rivivo tutte le immagini del tradimento, di quello che è successo dopo.
Ritiro il braccio come se mi fossi scottata e con gli occhi lucidi lo guardo. «Levami. Le mani. Di dosso.» parlo fredda, coincisa. Deve capire che non mi deve toccare, che dopo un anno ancora mi fa schifo.

Robert abbassa la mano e sospira. Si passa una mano tra i capelli, non sa che fare e per la prima volta lo vedo in difficoltà. «Come stai Marika?» il suo tono di voce è cambiato, non è più strafottente, è quel tipico tono di voce caldo, pieno di sentimento e di preoccupazione.

«Già me l'hai chiesto. Sto bene.» rispondo arrabbiata.
Non capisco dove vuole arrivare chiedendomelo due volte.
Robert fa un passo avanti ed io un passo indietro. Alza la mano per toccarmi la guancia ma mi allontano di scatto. «Ti ho detto di non toccarmi.» ripeto, a voce più alta, arrabbiata come non mai. Ferita in modo permanente.

«Siamo da soli Marika, con me non puoi fingere, non devi fingere.» dice avvicinandosi di più. Sono ferma, appoggiata al muro, Robert a pochi centimetri da me che mi guarda con i suoi occhi chiari. «Ti prego non fingere con me.» sussurra abbassando lo sguardo. Le mani lungo i fianchi non sanno che fare, noto che mi vorrebbe toccare però poi stringe i pugni e sospira, il borsone lasciato a terra lontano da lui, lontano da noi.

«Non sto mentendo. Io sto bene.» lo ridico, in modo che gli entra in testa, in modo che anche io ci creda.
Perché sotto al suo sguardo io vorrei solo scappare.

«Lui ti rende felice?» la sua domanda mi spiazza, fa sì che il mio cuore tentenni.

Gli vorrei dire che non sono felice, sto bene ma la felicità è altro. Che la mia felicità è morta quando lui mi ha tradito.
«Si. Roman mi rende felice.» dico atona, guardandolo per pochi secondi negli occhi. Se lo guardassi più a lungo finirei per dirgli che era lui la mia felicità e non posso rischiare di mostrarmi debole, non con lui, non ora.

Robert annuisce, prende il borsone e fa per andarsene, ma prima che posso sparire mi guarda e sospira. «Rimango in città per un po', vorrei parlare con te di ciò che successe l'anno scorso. Magari andiamo a cena insieme.»

Spalanco gli occhi e mi lecco le labbra secche. «Ormai è tardi.» rispondo infine. Ancora scossa per la sua richiesta.

«Ho cercato in ogni modo di parlarti. Ti giuro che ho fatto di tutto per contattarti ma non avevo il tuo nuovo numero di cellulare, mi hai bloccato su i social. Eri scomparsa.» si arrampica sugli specchi. Esattamente come pensavo che avrebbe fatto una volta affrontato il discorso.

Rido strafottente e incrocio le braccia sotto al seno. «Sai dove abito, il mio indirizzo, la strada, la via, anche il numero civico e la città la conosci come le tue tasche. Hai avuto un anno per venire a casa mia, per trovare il modo di chiarire ma non l'hai fatto. Invitandomi a cena peggiori solo le cose.» mi lecco le labbra e continuo a parlare. «Mario aveva il mio nuovo numero di telefono, se l'avresti voluto davvero te lo prendevi di nascosto come hai fatto la prima volta. Non hai scuse. Niente di niente.» ho gli occhi colmi di lacrime e di rabbia. Tutto ciò che non ho riversato su di lui in un anno vuole uscire fuori ed io non so come fermarmi.

Robert mi guarda shoccato, come se non si aspettasse un tale sfogo da parte mia. «È vero, dovevo venire a casa tua. Parlarti e dirti quanto sono stato stronzo a tradirti in quel modo. Ma, ti prego, lasciami spiegare.» sembra esausto, come se davvero avesse passato un anno da inferno. So bene che finge, lui quella sera era felice: non protestò nemmeno quando gli dissi che dovevo studiare per la laurea.

«Voglio sapere quanto tempo. Poi valuterò se ascoltare le tue spiegazioni oppure no.» dico dura, ferma e decisa. Ormai è da un anno che non faccio altro che pensare per quanto tempo sono stata tradita.

Robert non risponde, contrae le mascella e sospira. «Te lo dico solo se accetti il mio invito a cena.» dice allungando la mano.

«Parla.» lo guardo dritta negli occhi. La sua mano ancora tesa, la bocca sigillata. Stringo la sua mano, come sottoforma di accordo e aspetto la risposta.

Robert mi guarda sorridendo, come se aspettasse quel momento da una vita. La sua espressione felice però cambia quando sta per parlare. «Quasi 2 mesi.» annuncia sussurrando, lo sguardo basso, gli occhi che non incrociano i miei.

Mi allontano di scatto da lui. Una mano sul cuore, l'altra all'altezza dello stomaco. Ho voglia di rigettare tutto, di vomitare l'anima.

Corro, per non vedere il suo viso falso. Finge di stare male per una cosa che ha voluto lui.

Mi diceva che non voleva farmi soffrire eppure è stato il primo ad uccidermi.

Proteggiti da Me || Robert LewandowskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora