33. Wario soda

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Perché lavorare al posto di vivere la propria vita?

Guardando quei camerieri fare avanti e indietro e fare slalom tra i tavoli branditi di gente mi veniva voglia di scappare da tutto per non incontrare mai l'incombente responsabilità del trovarsi un lavoro.

Entrare nel mondo del lavoro era come entrare in un girone dell'inferno e io di certo non volevo finire all'inferno.

E quei camerieri come si sentivano mentre guardavano noi clienti divertirsi il sabato sera mentre loro lavoravano?

Penso male. Poi quando un cameriere è venuto a prendere l'ordinazione mia e di Nora lo guardai negli occhi e vidi solo stanchezza.

-Per me una birra rossa piccola- il cameriere annuì scrivendo sul taccuini con quei suoi occhi stanchi.

Mi venne voglia di abbracciarlo e di stendermi con lui sul divano e di guardare un film sotto alle coperte, come un piccolo fratellino.

-E per lei?- era stanco ma l'educazione non gli mancava di certo.

-Un Campari- lei sorrise e il cameriere andò via dopo aver scritto l'ordinazione.

-Una birra piccola? Pensavo fossi una dura- lei appoggiò il mento sulla mano.

-Devo guidare io, non posso mica darmi alla pazza gioia come fai te con il tuo Campari- appoggiai pure io il mento alla mano.

-Adoro il Campari- e ci guardammo negli occhi.

Quel locale era già brandito di gente e il jazz era nell'aria. C'era una band che suonava dal vivo ed erano davvero bravi.

-Dimmi un po', Johanne Hedengaard, com'è la Danimarca?- Nora mise una mano sulla mia che era sul tavolo e giocherellò con le dita,

-Come ogni paese del mondo ma sono tutti biondi- e Nora ridacchiò,

-Tutti biondi e belli come te?- uh, non mi aspettavo un complimento così esplicito all'improvviso,

-Tutti biondi e belli- ripetei

-Allora mi innamorerei di chiunque se sono tutti come te- e arrossì senza ritegno e cercai di nascondermi guardandomi intorno, ma la risata di Nora mi arrivò lo stesso alle orecchie.

-Mi ci porterai?- chiese lei,

-Tutte le volte che vuoi- e lei sorrise e il mio cuore si scaldò.

E poi tornò il cameriere con le nostre ordinazioni e lo ringraziai.

-Niente mancia?- parlò Nora dopo che se ne andò.

-Ho portato pochi soldi con me- e lei intanto mescolava la sua bevanda rossa con la cannuccia.

-E a me me la daresti la mancia?- e lei mi guardava e il la guardavo, deglutisco,

-Forse sì o forse no-

E Nora al posto di rispondere si mise in bocca la punta della cannuccia e intanto mi guardava.

Allacciò la lingua intorno alla cannuccia e le labbra accarezzarono piano la plastica nera e poi gli angoli della sua bocca si curvano di pochissimo, mentre i suoi occhi sono allacciati ai miei.

Menomale che non sono un maschio perché sennò avrei un problema là sotto. Accidenti a te Nora e alla tua sensualità.

Perché mai mi provochi in un momento del genere? Siamo circondate da persone e musica rilassante, stavamo parlando della Danimarca e ora tu mi fai questo?

-So che non è un momento adatto ma... con Alberic?- e lei continuò a sorridere,

-Gli ho detto che sono lesbica e che sto uscendo con te, lui subito non l'ha presa molto bene e si è sentito preso in giro, ma gli passerà- e bevve un sorso del suo cocktail,

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