17. Chiamatelo Thunder

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Avevo finito di lavare i piatti che avevo usato per cenare e stavo bevendo del latte di riso dal cartone.

Mio padre comprava solo latte di riso perché io e lui bevevamo solo latte di riso.

Lo trovavo molto più buono del latte animale e il cartone era più bello.

E poi il cellulare suonò e quando lessi 'papà' sullo schermo mi affrettai talmente tanto a rispondere che di poco e mi cadeva il cellulare.

-Papà?-

-Ciao piccola- la sua voce suonava stanca e mi venne voglia di abbracciarlo.

-Ciao papà, non ti sei fatto sentire per due settimane, come va? Stai bene?-

-Sì, non ti ho chiamato perché ero in Giappone e avevamo il fuso orario diverso ed ero sempre pieno di lavoro-

-E ora? Quando torni a casa?-

-Appunto di questo volevo parlarti...- niente di buono in arrivo Johanne.

-Mentre ero in Giappone mi hanno detto che devo coprire un mio collega che ha fatto un incidente e non può lavorare, ora sono a Londra ma tra poco dovrò partire per New York-

Non risposi. Troppo triste per dire che andava bene, che lo avrei aspettato.

-Hey Joha, tornerò per i primi di dicembre...-

-Siamo ad ottobre papà! Vuol dire che dovrò stare due mesi da sola!- sbottai stringendo il cartone di latte di riso.

-Lo so piccola mia e mi dispiace molto, ma appena tornerò a casa ci starò per talmente tanto tempo che rimpiangerai questi giorni-

-Questi giorni dove devo sempre stare da sola in casa?! Dove devo cenare in silenzio e guardando il vuoto perché tu non ci sei?!-

E questa volta non rispose lui ma sospirò.

-Mi dispiace, ti voglio bene e purtroppo non posso farci nulla- e sentì la sua voce spezzarsi di poco e mi appoggiai al tavolo. Se pensa che mi faccia pena la sua sensibilità si sbaglia.

-Ciao- dissi e lui mi salutò con così tanta dolcezza che lo odiai.

Poi misi giù la chiamata e guardai il cartone di latte di riso deformato dalla mia stretta.

Lo lanciai contro al frigo violentemente perché Richard mi aveva cacciato in una situazione disastrosamente pericolosa e perché mi toccava vivere da sola per un tempo che si poteva definire poco ma per me pareva tutta la vita.

E Nora Lewis. Dico solo questo. Nora Lewis.

E il cartone si aprì contro al frigo creando un'esplosione di latte e di bianco. Il frigo era colorato da linee bianche e trasparenti e per terra il cartone era squarciato e perdeva ancora del latte.

Menomale che il latte di riso era quasi finito e che non avevo il parquet in cucina.

Poi presi dalla dispensa un alto cartone di latte di riso e lo bevvi guardando il disastro che avevo combinato.

Chiusi il cartone di latte e lo appoggiai sul tavolo, presi degli stracci da sotto il lavandino e li cacciai a terra disordinatamente e li mossi con il piede per asciugare il latte e con l'altro straccio pulì il frigo.

Ed ecco che qualcuno mi chiamava. Da una parte speravo fosse mio padre e dall'altra parte no.

Ma in realtà era Richard.

-Pronto?- risposi svogliata.

-Esci, siamo davanti a casa tua-

Mi affacciai alla finestra e c'era una macchina davanti al mio vialetto d'entrata.

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