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Liam impiegò davvero soltanto cinque minuti, e dieci minuti dopo erano sotto casa di Zayn, mentre la pioggia scemava gradualmente. In lontananza, il temporale rumoreggiava.
-Jade odia i temporali- commentò Zayn, che aggiunse, voltandosi a guardarlo:
-Vuoi salire a salutare i gemelli? L'altra volta non avrai di certo potuto ricavarne una bella impressione-
-Sai che ti dico? Volentieri- decise Liam, spegnendo il motore.

Salire le scale gli fece un certo effetto; l'ultima volta era stata quando il padre di Zayn, Akram Malik, era stato arrestato, e la piccola Jade aveva avuto una crisi respiratoria, tanto da dover essere ricoverata in ospedale.

Varcata la soglia, una figuretta sfreccio' addosso al ragazzo, che subito la sollevò.
-Zayn! Finalmente- esclamò una donna mulatta, che non parve sorpresa della presenza di Liam.
-Scusa, Cherisse. Sono stato trattenuto a lavoro. Questo mio amico mi ha dato un passaggio in macchina-
-Jade non ha cenato; è sotto al letto. Io vado, ho un impegno. Ciao- si dileguo' la vicina, uscendo frettolosamente dalla porta rimasta aperta.
Liam guardò Zayn posare a terra Nadir ed andare a cercare la gemellina in camera.
-Ciao- lo salutò Liam, sorridendogli.
-Hai caramelle?-
-Uhm... no, mi dispiace. Però la prossima volta te le porterò- affermò il giovane. Il bambino parve soppesare la risposta, e nello sguardo Liam riconobbe la stessa aria di superiorità del fratello maggiore, tanto che nascose un sorriso.
Zayn riemerse dalla camera con Jade avviluppata attorno al suo collo, le gambe allacciate ai suoi fianchi, in una morsa letale.
-È uguale a te- commentò Liam, indicando il bambino.
-Nadir, perché non fai vedere a Liam il tuo album degli Avengers, mentre io cerco di far mangiare Jade?- Lo sprono' Zayn, cercando con lo sguardo un cenno da parte di Liam, che annuì.
-Grazie- mimo' il ragazzo, andando in cucina.
Nadir prese per mano Liam e lo portò in salotto. L'ambiente era spoglio, ma pulito. Liam si sedette sul divano dalla stoffa ormai lisa, ed il bambino gli pianto' sulle ginocchia un album consunto e gonfio di figurine.
-Mi manca solo la 127- affermò, serio, cercando la pagina incriminata per fargli vedere lo spazio.
-Che bell'album. Qual è il tuo supereroe preferito?-
-Nei film è Ironman. Lui non ha paura di nessuno- rispose.
-Mmm. Io preferisco Capitan America- commentò Liam.
-Ma nella realtà non esistono. Tu sei un adulto, dovresti saperlo-
Liam sorrise. Nadir parve in dubbio se aggiungere qualcosa, ed alla fine mormorò in tono cospiratorio:
-Io, però so un segreto. Gli Avengers sono personaggi inventati, ma in realtà i supereroi esistono davvero-
-Ah sì?-
Nadir annuì, dando un'occhiata verso la cucina, ed abbassando ulteriormente la voce.
-Non vogliono farsi scoprire. Si nascondono tra di noi in incognito-
Liam annuì ancora, dandogli corda:
-Tu ne conosci qualcuno?-
Nadir annuì, convinto.
-Mio fratello è un supereroe. Lui e' il più potente di tutti, più forte anche di Capitan America-
Liam sentì smuoversi qualcosa nel petto, trovando terribilmente tenera e dolceamara allo stesso tempo l'ammirazione del piccolo nei confronti di Zayn.
-E che superpoteri ha? Vola?-
Il bambino lo guardò con sufficienza, come se avesse detto qualcosa di enormemente stupido:
-No, ovviamente- e chiuse di scatto l'album, trotterellando in cucina.

Liam lo seguì, fermandosi sulla soglia. Zayn aveva preparato una ciotola di cereali e latte, e Jade stava cenando, finalmente.
-È terrorizzata dai temporali- spiegò Zayn, accarezzando una codina della piccola.
-Lei si nasconde sotto al letto. Solo Zayn riesce a farla uscire- aggiunse Nadir, mentre la gemella, apparentemente indifferente, continuava a mangiare.
-Sei un amico di Ryan?- Chiese il bambino, arrampicandosi su una sedia per appoggiare il torace sul tavolo e dondolare le gambe.
-Non proprio- storse la bocca Liam.
-Lui è forte. Mi porta sempre le caramelle- osservò Nadir, facendolo sentire quasi in difetto.
-La prossima volta te le porto, promesso-
-Croce sul cuore?-
-Croce sul cuore- promise Liam, ricevendo come ricompensa un  sorriso del piccolo.
-Ehi, Nadir, corri ad aprire l'acqua per fare la doccia- lo sprono' Zayn, tornando a passarsi le mani sulle braccia, sentendo la pelle d'oca.
-Stai poco bene?-
-Ho solo freddo. Jade, ne vuoi ancora?-
La bimba rimase a fissare la tazza, poi lanciò una veloce occhiatina verso Liam.
-Lui è un mio amico. Stai tranquilla- la rassicuro' Zayn. La bimba scese dalla sedia, afferrò la ciotola e la mise accanto al lavandino.
-Se hai finito, fila a fare la doccia con tuo fratello- disse Zayn, passandosi le mani tra i capelli. La bambina sguscio' via per raggiungere il bagno, lasciandoli soli.
-Va a scuola?- Chiese Liam.
-Va alla scuola dell'infanzia due giorni a settimana, gli altri giorni va al centro diurno- rispose Zayn, alludendo al fatto che la sorellina fosse affetta dalla sindrome di Asperger.
-Vado a dispensare loro il sapone e poi torno. Dobbiamo nasconderlo, altrimenti ne fanno fuori un flacone alla volta- disse Zayn, facendolo sorridere. Liam annuì, rimanendo da solo a guardare le foto incorniciate posate sulla cappa dei fornelli.

Zayn tornò qualche minuto dopo, mentre i gemelli erano intenti a mettersi in pigiama.
-Che lavoro fa tua madre?- Chiese Liam, e vide Zayn arrossire vistosamente. Si pentì di averlo chiesto, e proprio quando stava per cambiare discorso, Zayn rispose:
-Fa le pulizie. Stasera si è dovuta fermare per una cena della famiglia per cui lavora...-
-Per un attimo ho pensato male- commentò Liam, pentendosi subito dopo dell'uscita totalmente inopportuna. -Mia madre ha sempre dato ripetizioni e fatto la babysitter, voglio dire, sono lavori rispettabili...- blatero', tentando di rimediare.
Con suo sconcerto, Zayn scoppiò a ridere.
-Davvero hai pensato che fosse a lavorare per strada?- Sghignazzo' il ragazzo, facendolo, se possibile, arrossire ancora di più per l'imbarazzo.
-Scusa, hai reagito così e per un attimo ho pensato.. oh, ma perché mi sto  giustificando?- Sbotto' Liam, mentre Zayn rideva e scuoteva la testa.
-Scusa- aggiunse, mortificato.
-Non fa niente. Queste cose non mi fanno  effetto, Liam- affermò Zayn, spostando lo sguardo verso la porta ed addolcendo tutta la sua espressione.
-Storia! Storia! Ti prego ti prego ti prego...- supplico' il bambino saltellando, mentre la gemella lo teneva per la maglia del pigiama.
-Oh, e va bene. Liam, se vuoi andare a casa, io...-
-Non c'è problema. Ti aspetto. Anzi, vengo con voi, posso? Anche a me piacciono le storie-
-Siiiii'!- Strillo' il bambino, eccitato.

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