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La camera da letto era uno spazio angusto e stipato di cose; un letto da una piazza e mezza era stato incastrato sul fondo, e le pareti erano tappezzate da disegni fittissimi di mandala arabescati, minuziosamente decorati.
-Visto che belli? Li fa Jade- lo informò Zayn lanciando un'occhiata veloce alle pareti.
-Sono stupefacenti- commentò Liam, impressionato.
La bambina si rannicchio' contro il fratello maggiore, mentre Nadir chiamava Liam a sedersi con loro.
-Ma quanti anni avete?-
-Sei! Io vado in prima- affermò Nadir, orgoglioso.
-È stupefacente- ripeté Liam, affascinato dai disegni.
-Lei passa ore a ripetere ogni minuscolo segno, creando questo- spiegò Zayn, aprendo il libro de "Le streghe" di Roald Dahl.
Dopo un pauroso capitolo sulla Strega Suprema, durante il quale Nadir aveva squittito di divertito terrore e la sorella aveva disegnato, Zayn li mise a letto.
-Ora dormite. Sarò qui fino a che non arriva la mamma-

Zayn spense la luce, precedendo Liam in cucina.
-Tu devi ancora cenare- realizzò Liam.
-Devo ancora lavarmi. La tua maglia ora sa di meccanica- si scuso' Zayn.
-Vai a farti la doccia. A che ora torna tua madre?-
-Dal suo lavoro in strada?- Scherzo' Zayn. -Non ne ho idea-
-Me lo rinfaccerai a vita, vero?- Sospirò Liam, ancora imbarazzato per la figuraccia di poco prima.
-Ovvio- sorrise Zayn, scomparendo in bagno e lasciandolo di nuovo solo per qualche momento. Tornò poco dopo, fresco di doccia, con ancora i capelli bagnati. Apri' il frigorifero e ne estrasse due birre; ne porse una a Liam, che la rifiutò con un cenno della mano.
-Ah, già, dimenticavo. Ma non ti piace proprio l'alcool, o...?-
-Preferirei non parlarne- chiuse l'argomento Liam.
-Ok. Hai fame?-
-No, grazie. Ho già cenato-
-Non ti dispiace se mangio...?-
-Fai pure. Anzi, forse è il caso che levi il disturbo...-
-Nessun disturbo. Mi piace avere compagnia- rispose Zayn, affaccendandosi per prepararsi qualcosa da mangiare.
-Sai, sembri diverso a casa tua- notò Liam.
-Cioe'?-
-Sembri meno arrogante, meno strafottente. Sei più normale-
Zayn alzò un sopracciglio.
-Non sono certo sia un complimento, ma se ho capito una cosa di te, è che dici esattamente quello che pensi-
-Si è fatto tardi. Sarà meglio che vada- lo sorprese Liam, alzandosi.
-Come vuoi. Grazie ancora del passaggio- disse gentilmente lui, seguendolo verso l'uscio.
-Di nulla. Ora devo andare. Ciao- lo salutò frettolosamente Liam, lasciandogli la netta impressione che quella fosse una fuga.

Agosto era un mese di stop per gli allenamenti; Zayn non vide Liam per una settimana intera.
Nel frattempo, la sua vita già difficile si complico' ulteriormente.
Ryan Black, il suo migliore amico, era tornato dalla settimana di ferie passata da sua madre.
Zayn sapeva quanto l'amico soffrisse di quella situazione; la madre aveva abbandonato lui e suo padre quando lui aveva un anno, rifacendosi una vita. Si era rifatta viva molti anni dopo, quando Ryan era oramai alle scuole medie, tacitando i suoi sensi di colpa con quelle brevi vacanze in cui ospitava un figlio che non aveva mai voluto e che, a tutti gli effetti, le era estraneo.
Ryan si trovava dunque a sopportare di vivere qualche giorno con la sua nuova famiglia, sentendosi un intruso sgradito, pur di elemosinare una qualche sorta di affetto dalla genitrice.
Zayn, con lui, non ne aveva mai parlato; ognuno aveva i suoi casini, e lui non poteva di certo giudicare una situazione che era, tra l'altro, meno disperata della sua.
Quando Ryan tornava, erano cazzi per tutti. Per un paio di settimane la sua vena violenta e vendicativa era senza controllo.
Di solito Zayn era ben lieto di unirsi a lui ed a Greene per sfogare la rabbia; ne aveva a palate pure lui.
Stavolta, però, tutta la sua aggressività pareva essere stata smorzata. Non aveva voglia di prendersela con nessuno.

L'amico lo chiamò il venerdì sera, quando aveva appena staccato in officina.
-Malik. Stasera vieni al locale?-
-Dipende. Cosa vuoi fare?-
-Lo sai, cosa voglio fare. Non chiedermi cazzate-
-Ryan, sinceramente... non mi va. Lo sai-
-Cazzo, Zayn. Ti sei rammollito e sei diventato peggio di quella checca di Tomlinson. Devo ricordarti che sei in debito con me?-
Zayn strinse le labbra. L'amico aveva ragione.
-Ok. Ma è l'ultima volta. Ti devi trovare qualcun altro. Chiedilo a Greene la prossima volta-
-Lo sai che lui controlla l'ingresso, non dire cazzate- disse Black, riattaccando senza salutarlo.
Zayn si preparò di malavoglia.
Sua madre non gli chiese nulla; lo seguì soltanto con occhi preoccupati. Non poteva dirgli niente; Zayn portava a casa uno stipendio che le permetteva di arrotondare il suo scarno salario, per cui, anche se aveva il sentore che il figlio si immischiasse in faccende non del tutto limpide, faceva finta di niente.
Come aveva sempre fatto per tutto quanto.
Uscì alle dieci e mezza; raggiunse il locale a piedi.
Quando sei un rifiuto della società, non hai paura a passeggiare per le strade a tarda ora.

Il locale, la cui insegna recitava "Black&White", era lo stesso dietro al quale, una volta, Liam ed i suoi allievi avevano dato una lezione coi fiocchi a Black e Greene.
Pareva passato un secolo; in realtà era successo sei mesi prima. Ma da allora, la vita di Zayn era cambiata in maniera radicale, per molti aspetti.

Gettò a terra il mozzicone, sorridendo tra se e sé perché gli parve quasi di sentir Liam rimproverarlo, e raggiunse il buttafuori.
-Ciao, George-
-Ehi, Zayn. Come ti butta? Sei solo stasera?- Gli chiese il ragazzone, con un accenno di sorriso. Era uno degli allievi di Liam, e si erano allenati insieme in palestra.
-No, arriveranno anche Black e Greene-
Il ragazzo si adombro', avvertendolo:
-Li faccio entrare soltanto perché sono amici tuoi, ma al minimo fastidio che daranno, li caccero' fuori a calci, lo sai-
-Fai pure, hai il mio benestare- sdrammatizzo' Zayn, accedendo all'interno.

Il locale era pieno all'inverosimile; come prometteva l'insegna, era totalmente in bianco e nero. Da un lato predominava il bianco, ed era dove, su un piccolo palco, si esibivano le band dal vivo. Gli interni del locale mescolavano zone bianche e nere via via verso la zona total black, dove, in fondo, vi erano dei privee, allestiti con divanetti in pelle nera che circondavano lucidissimi tavolini anch'essi neri, che quasi non si distinguevano dalle pareti dello stesso colore. Per chi non l'aveva mai visto, l'insieme poteva risultare abbastanza stupefacente.
Zayn, che era di casa, ordinò una birra al bancone, aspettando i due amici che non tardarono ad arrivare.
-Malik. Com'è che quasi mi davi buca?- Lo apostrofo' Black, sedendosi sullo sgabello accanto al suo.
-Ne ho le palle piene di questa merda, Ryan. Prima o poi ti beccheranno e mi toccherà venire a recuperarti in cella perché tuo padre si stufera' di te...-
La mossa di Black fu fulminea, ma avrebbe potuto intercettarla, se avesse voluto. La mano alla gola lo strinse in una morsa ferrea, ma non troppo stretta.
-Bada bene, Zayn. Una mano lava l'altra. Ricordati del tuo, di padre. O ti sei dimenticato di quando mi supplicavi di rimanere a casa tua?-
-Non l'ho dimenticato- rispose a denti stretti.
Black allento' la presa, dandogli una pacca amichevole sulla spalla.
-Bene. Prendiamoci da bere- chiuse il discorso Black, attirando l'attenzione del barman con un cenno.

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