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04/05/2017 Premessa autrice:
i prossimi due capitoli contengono tematiche forti. Chi ha letto "Ad astra" immaginerà il perchè; si parla di Harry e della sua malattia. Le due storie si fondono, e ci sarà un excursus di Louis.
Vi prometto un'altalena di emozioni ❤

-Tre anni dopo-

Molte cose erano successe negli ultimi tre anni.
Zayn, contro ogni aspettativa, aveva rilevato il Black&White.

Non era stata una decisione semplice; lui e Liam vi avevano perso parecchie notti di sonno, meditando i pro ed i contro, discutendone con Eddie e con il commercialista, facendo preventivi per il prestito in varie banche, ed alla fine avevano deciso di accendere il mutuo e buttarsi.
Tutto era nato perché Eddie stava vivendo un momento difficile con la moglie; avevano intrapreso un percorso per l'infertilità di coppia, o meglio, per rimediare alle poliabortività della moglie, ed avevano deciso di affrontare il tutto ad Ottawa, dove lei era nata e cresciuta. Lì c'erano i suoi genitori ed i suoi parenti, ed Eddie aveva accettato, per amore, di cambiare continente. Da qui, la proposta di vendita fatta a Zayn.
Da un anno Eddie era in Canada, e da un anno lui era l'effettivo proprietario. O meglio, lo era la banca per i prossimi venticinque anni, ma era il nome di Zayn Malik quello sui documenti, e la cosa non aveva ancora finito di stupirlo.

Liam continuava ad insegnare boxe, solo che aveva molti più allievi di prima. La palestra si era totalmente appoggiata a lui, ed il gruppo originale si era gradualmente espanso, tanto da diventare necessario dividere i corsi  in base ai livelli. Era molto soddisfatto di tutto ciò, anche se la sua soddisfazione più grande era la sua vita privata.

Louis aveva iniziato a lavorare in uno studio fotografico, e ne era entusiasta. In effetti aveva talento, Zayn se ne era reso conto quando l'amico aveva fatto un servizio proprio sul Black&White in onore di un concerto di Harry, qualche mese prima. Le sue foto erano meravigliose ed intense, ed erano state pubblicate in due quotidiani a distanza di qualche settimana. Insomma, pareva proprio che la strada del suo amico fosse tracciata.
Harry, invece, era rimasto lo stesso. Pareva non invecchiare mai; il suo spirito poetico ed un po' fuori dalle righe lo stavano preservando dall'avanzare del tempo, ed aveva continuato a cavalcare l'onda del successo con la sua solita innata eleganza ed eccentricità.
Quando si trovavano per cena, il che avveniva almeno una volta a settimana se non erano all'estero, era sempre Louis che animava le serate. Il ragazzo pareva aver perso tutta la sua timidezza, e si era fatto un giovane uomo sicuro di sé e solare. Harry in quelle occasioni rimaneva a guardarlo, seguendo con gli occhi i suoi fili di note, sorridendo mentre gli altri ridevano.

Era appunto una sera di maggio.
Zayn e Liam erano in auto; si stavano recando alla villa dove avrebbero cenato insieme ad Harry e Louis, di ritorno dall'Italia per una serie di concerti.
-Secondo te cosa diranno?- Chiese Zayn, lievemente in apprensione.
-Louis dirà qualcosa come "se chiederete a qualcun altro di farvi le foto vi uccido" e poi ci farà impazzire intromettendosi continuamente nei preparativi, ed Harry ci dedicherà una composizione- scherzò Liam, percorrendo il vialetto attraverso il parco. Ridacchiarono, felici ed emozionati. Sarebbe stata una serata memorabile.

Parcheggiarono l'auto nel piazzale, stupendosi che nessuno fosse uscito ad accoglierli. Zayn aggrotto' la fronte.
-Che strano- disse, uscendo dall'auto. La villa era immersa nel silenzio e nessuna luce proveniva dalla cucina, né da altre parti.
-Ma che succede?- Disse fra se e sé Liam, chiudendo la portiera ed incamminandosi verso l'ingresso. Bussarono, ma l'intera ala dove abitavano Harry e Louis pareva vuota.
-È successo qualcosa- mormorò Zayn. In quel mentre, uscì il signor Moreau, pallido come un cencio.
-Che succede, Alexander?-
-Venite, presto; Harry sta male-

Liam prese per mano Zayn e lo precedette, seguendo il custode.
Man mano che avanzavano, Zayn sentiva i brividi percorrergli la spina dorsale. Non era mai, mai capitata una cosa simile da quando conosceva Harry e Louis.

-Ma cos'è successo...?- Fece in tempo a chiedere Liam, quando improvvisamente qualcuno gli si gettò addosso di peso. Era Louis, ed era disperato.
- Harry non mi riconosce più!-

I due tentarono di calmarlo, mentre il signor Moreau si torceva le mani, gli occhi fuori dalle orbite.
-Calmati, Lous. Cos'è successo? Harry dov'è?-
-È nella stanza delle note e non vuole uscire e parla da solo e non mi sente...-
-Hai chiamato l'ambulanza? È una cosa seria?-
-L'ho chiamata poco fa, Liam- intervenne il signor Moreau.
-Liam... non mi riconosce più...-
-Stai tranquillo, Louis. È la malattia che ha avuto il sopravvento, lo sai che non si dimenticherebbe mai di te. Alexander, chiami Anne, per favore, e contatti il dottor Morgesten- decise Liam, mentre Louis passava tra le braccia di Zayn, che prese a consolarlo come meglio poteva.
Il custode annuì e si allontanò.
-Andiamo da Harry, non lasciamolo solo- si riscosse Louis, precedendoli.

Poco dopo giunsero alla stanza delle note, come Louis l'aveva ribattezzata. Harry era solito disegnare le sue note su riviste e giornali per scaricarle dalla sua mente se diventavano troppo disturbanti e non riusciva a suonarle; la stanza era disadorna, ed il pavimento interamente coperto da un serpentone lunghissimo di riviste impilate l'una sull'altra.
Il serpentone era a forma di spirale; al centro c'era il loro amico, inginocchiato a terra e con le mani sulle orecchie, che si dondolava mormorando parole incomprensibili tra se e sé.
-Harry...?-
Liam avanzò cautamente, impressionato.
-Non toccarlo, Liam. Non vuole essere toccato- mormorò Louis, stravolto.
-Harry, mi senti?-
Zayn confortò Louis passandogli un braccio attorno alle spalle, o forse era lui a cercare conforto in quel gesto, perché la scena lo aveva scioccato.

Quello che vissero pochi minuti dopo sarebbe rimasto impresso a vita nelle loro retine: l'amico che si dibatteva e urlava, mentre i soccorritori tentavano di caricarlo in ambulanza.
-Quello non è il mio Harry - mormorò Louis, affranto e stravolto.

Harry fu ricoverato in clinica e sedato, mentre il dottor Morgesten arrivava da Londra e la madre di Harry si organizzava per raggiungerli il prima possibile.
Nella saletta d'attesa privata, Louis pareva un leone in gabbia. Non si capacitava di quello che era successo; era stato un fulmine a ciel sereno.
-Stavamo parlando della cena, e gli stavo dicendo che volevo accendere il forno per scaldare il pane, quando ha avuto una specie di malore. Era pallido e sudorante, e mi sono spaventato. Si è seduto, e non mi rispondeva. Ho chiamato aiuto; il tempo di tornare con Alexander, e lui era sparito. Me lo immaginavo che l'avremmo trovato nella stanza delle note- stava dicendo il ragazzo, fuori di sé.
-Quando siamo entrati, l'ho chiamato e mi ha chiesto chi ero. Poi, non ha più risposto- singhiozzò di nuovo il ragazzo, mentre Zayn lo abbracciava e guardava sgomento Liam.

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