18.

738 81 25
                                    

Il periodo che seguì fu uno dei peggiori delle loro vite.
Harry, nonostante tutto, non si riprese. Lo psichiatra aveva parlato loro di probabile psicosi cronica con alterazione del pensiero e del comportamento; aveva inoltre riscontrato un aggravamento della schizofrenia, perché il pianista aveva manifestato allucinazioni uditive, oltre a quelle visive.
Louis si era preso ferie e si stava dedicando totalmente ad Harry, ma parevano non esserci miglioramenti di sorta. Il pianista era talmente immerso nel suo mondo da non riconoscere nessuno di loro; dava l'impressione di riconoscere soltanto sua madre, senza però interagire, rimanendo del tutto distaccato dalla realtà.

La cosa che faceva più male a Louis, una volta accettato che Harry non comunicasse con lui e non lo ascoltasse, era che il pianista parlasse incessantemente con le sue note. E questo lo uccideva, perchè era successa la cosa che Harry aveva sempre temuto: le note avevano preso il sopravvento.
Erano oramai tre settimane che la situazione restava stazionaria; Louis stava, suo malgrado, perdendo le speranze che tutto tornasse alla normalità.
Anne si era trasferita alla villa, e Louis gliene era grato, ma ciò significava anche stravolgere ulteriormente la sua vita, dato che adesso aveva preso a sentirsi un intruso, nonostante la madre di Harry non avesse mai dato modo di pensare nulla del genere.

Louis non sapeva più cosa fare. Quel pomeriggio si rifugiò nella stanza del pianoforte, chiudendo la porta, e lasciò sfogare tutta la sua tristezza scoppiando a piangere. Seduto sullo sgabello, con la testa appoggiata alle braccia, si sfinì di lacrime. Niente aveva più senso.

Si alzò dopo un tempo infinito; la testa gli doleva e gli sembrava di avere sabbia sotto alle palpebre, ma la morsa della disperazione aveva allentato un pochino la stretta attorno al suo cuore, lasciando posto ad un rassegnato sfinimento. Si alzò stancamente, facendo caso solo ora al pentagramma posato sul leggio del Boesendorfer. Era lo spartito originale di Speechless; Harry non lasciava mai i suoi libretti in giro, tantomeno quello di una composizione che suonava di continuo, conoscendola perfettamente a memoria. Il pentagramma era stato dimenticato lì, fuori posto, dato che nessuno si era più messo al piano.
Lo prese in mano con l'intenzione di riporlo, e nel farlo scivolò fuori un foglio piegato in quattro. Si chinò a raccoglierlo corrugando la fronte, temendo di aver staccato una pagina, ma si rese conto che fosse qualcosa scritto a mano da Harry.

"Louis, amore mio, spero tu non debba mai leggere queste parole, perché se dovesse succedere, significherebbe che io non sto bene. Se le stai leggendo, però, voglio rassicurarti di una cosa: io ti amo. Sei l'angelo della mia vita e ringrazio il Cielo per ogni momento passato accanto a te, perché ogni istante è un regalo prezioso.
Sappi che farò tutto quanto in mio potere per stare di nuovo bene. Lotterò con tutte le mie forze per riuscire a tornare da te, perché tu sei ciò che mi fa aver voglia di vivere nella realtà. Se anche per un periodo sarò distante da te, e la mia mente lascerà prendere il sopravvento alla mia malattia, nella mia anima io resterò per sempre innamorato di te.
Scusami, amore. Non so cosa ho fatto per meritarmi te, ma sappi che farò di tutto per continuare a meritarmelo.
Con tutto il mio amore,
Harry"

Con mani tremanti, Louis girò il foglio. Harry aveva scritto sul retro di una fotocopia di un atto notarile. Il pianista gli aveva intestato la villa ed un fondo fiduciario, ancora tre anni prima, senza dirgli niente.

Le ginocchia gli cedettero e si sedette di schianto sullo sgabello; se non ci fosse stato, sarebbe caduto per terra.
Non era tanto l'atto economico, anche se aveva un valore intrinseco enorme; la famiglia di Harry era di origini nobiliari e non era un segreto che fosse benestante.
Era il gesto in sé; era il mettere al riparo Louis per qualsiasi evenienza, era un prevedere tempi difficili e lasciargli abbastanza certezze da poter avere tranquillità economica, era un prendersi cura di lui anche se lui materialmente non era al suo fianco. Era includerlo nella sua vita e legarlo in maniera indissolubile al luogo dove tutto era iniziato, il luogo dove vivevano, e che Louis tanto amava.

Harry lo aveva lasciato senza parole. Rimase immobile, gli occhi sulla lettera, e si riscosse soltanto perché ormai era buio; era rimasto ore a contemplare come Harry arrotondava le "l" e come aggiungeva un ghirigoro alle "g", riflettendo sulla sua vita.

Con una nuova risolutezza nel cuore, ripose i fogli dentro al pentagramma e mise il tutto al loro posto, dentro ad un bauletto a fianco del divano. Si chiuse la porta alle spalle e cercò Anne.

-Lei è attiva nel campo della beneficenza per enti di ricerca sulle malattie mentali. Non conosce nessuno a cui potremmo chiedere per Harry?-
Anne, sorpresa da quella risolutezza, ci pensò su a lungo. Fece molte telefonate, incontrò molti medici, mentre Louis faceva ricerche su ricerche su Internet e nella biblioteca universitaria dell'ospedale.
Finalmente, dopo tre settimane, Anne trovò una speranza: far entrare Harry nel gruppo di sperimentazione di un nuovo farmaco, a Los Angeles.
Louis chiese aspettativa a tempo indeterminato.
Prenotarono un volo privato, assunsero un infermiere che li avrebbe accompagnati per il viaggio, e si prepararono ad affrontare un volo transoceanico.

Zayn accompagnò Liam all'aeroporto; il suo ragazzo sarebbe partito con loro per aiutarli. Si sarebbe fermato a Los Angeles qualche giorno, il tempo di sistemare le cose, e poi sarebbe tornato a casa.
-Mi dispiace non venire- ripetè per la millesima volta.
-Zayn, lo hai già detto. Non puoi lasciare il locale adesso. Quando torno ti aiuterò a cercare un sostituto, ed allora potremo andare insieme da Harry e Louis- ripetè Liam, con pazienza. Poi aggiunse, sorridendo:
-Sopravviverai alla mia assenza?-
-Vuoi scherzare. Finalmente respirerò. Io lo dicevo per Louis-
-Stronzo- si corrucciò Liam.
-Megalomane-
-Sei sempre il solito-
-Tu sei peggio-
-Ed allora perché hai detto che mi sposi?-
Zayn si addolcì:
-Perché sei il mio megalomane-
-Ah, qui ti volevo! Ti amo anch'io-
Zayn si sporse a baciarlo.
-Forza, entriamo, così posso fare il check-in e raggiungere gli altri- lo sprono' Liam dopo un po'.
All'improvviso, Zayn si mise a ridere.
-Cosa c'è?-
-Pensavo che i nostri testimoni stanno partendo per Los Angeles,  ignari che un domani ci faranno da testimoni- rispose amaramente.
-Non preoccuparti. L'importante è che hai detto di sì. Appena Harry starà meglio, lo chiederemo a tutti e due-


Black&WhiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora