I capelli erano uno dei più grandi accessori di noi donne: valorizzavano il viso, lo snellivano e enfatizzavano lo sguardo. Doveva essere sfoggiato in ogni contesto ed era anche la ciliegina sulla torta per un look perfetto. Avere una bella capigliatura faceva sul serio la differenza, e avere un taglio adatto, poteva rivelarsi un piccolo indizio sulla propria personalità. Tuttavia, i capelli ricci, lisci, mossi che erano, potevano essere un'enorme seccatura. Per molte donne e soprattutto per la sottoscritta, rappresentavano un grandissimo problema. La nostra era una relazione assai strana, un rapporto altalenante tra amore e odio, la voglia di tagliarli e di farli crescere. Le donne avrebbero potuto sopportare tutto, ma mai un paio di forbici e le ciocche che rapidamente cadevano a terra. Un infarto istantaneo. A cosa serviva allora il parrucchiere per noi, vi sarete chiesti? Naturalmente, per il colore ed aggiustare, dare volume, luminosità ai nostri capelli. Esisteva però un piccolo gruppo di donne, amate e disprezzate dalla maggioranza, che riuscivano a compiere questa drastica impresa, sia perché avevano un fegato duro e anche perché avevano un viso che si adattava a qualsiasi taglio. Poi c'ero io che, come la maggior parte delle ragazze, non riusciva ad avere neanche lontanamente una pettinatura decente adatta alla fisionomia del mio viso.
Sputai la saliva con il dentifricio nel lavabo e mi guardai allo specchio. Medusa mi avrebbe fatto un baffo, non avevo nulla da invidiare a lei o alle sue sorelle. I miei capelli erano una massa di nodi aggrovigliati da sembrare tanti piccoli serpenti. Li toccai, constatando quanto fossero crespi, avrei dovuto utilizzare delle cesoie, invece del pettine. In momenti come questi, la capacità di poter pietrificare con un solo sguardo mi sarebbe stata di grandissimo conforto. Sarei potuta andare liberamente in giro, in qualsiasi stato, senza perdere tempo a fare lo shampoo, invece no. Con un sospiro, mi animai di santa pazienza, di shampoo e di phon, pronta per cimentarmi in un'agguerrita battaglia a colpi di spazzola e nodi. Un lavoraccio che purtroppo mi toccava fare.Dopo circa un'ora, di cui 20 minuti mi erano serviti per dare ai capelli un aspetto più o meno presentabile, 10 minuti per una veloce doccia e il restante per decidere cosa indossare, ero finalmente pronta. Sperai soltanto che il tempo continuasse a rimanere così e che quelle candide nuvole non si trasformassero in presagi di tempesta. I miei capelli sarebbero diventati gonfi ed elettrici a causa dell'umidità, mandando a quel paese la mia fatica. Mi lisciai la camicetta con una piccola coda che per fortuna, copriva i miei glutei troppo definiti nel leggings di Katherine che ancora dovevo restituirle.
Presi la borsa e tuttavia, prima di uscire, giusto per sicurezza, presi l'ombrello. Kat mi aspettava davanti all'ingresso, nella sua auto, una Mini Coupé cabrio bianca con il tettuccio aperto, insieme a Kurt, che mi rivolse un'occhiata compiaciuta, dietro un paio di occhiali da sole.
Quando la mia amica mi vide, bussò per incitarmi a fare in fretta mentre dietro di me il signor Lambert, ovvero Mr Scrooge, scuoteva il capo. Entrai in auto, dietro, tra i sedili posteriori, in quello che per tradizione era il posto di Kurt. Traditore.
Chiusi la portiera, facendo attenzione a tirare la coda della camicia che era appena aggrovigliata e quando ci riuscii, Katherine si inoltrò nel traffico mattutino mentre il ladro di posto, usando lo specchietto retrovisore, mi sorrise. Mi sembrava di essere tornata ai bei vecchi tempi liceali quando ti dedicavi a una meritata pausa, saltando le lezioni per andare in giro, con l'unica differenza che al tempo, c'era Bezzy.
Bezzy era il maggiolino del nonno di Kat, che ci aveva accompagnato in tutti i nostri 'tour', nonostante i suoi problemi e i rumorini cigolanti. Era un po' il cimelio della famiglia... passato di generazione in generazione, fin quando non aveva trovato la pace eterna con un ultimo ed esasperato respiro 5 anni fa, quando provammo a raggiungere New York. Tuttavia, una cosa da allora non era cambiata, la guida della mia amica. A detta di David, sua moglie aveva la guida di un maschiaccio, fatto assolutamente fondato. Kat guidava in modo davvero spericolato, avresti dovuto avere uno stomaco d'acciaio per poter rimanere in macchina più di un'ora con lei, un'arte che nel corso degli anni avevo affinato, dopo tanti sacchetti e fermate in mezzo alla strada. Ora mi bastava semplicemente tenere il finestrino aperto.
"Ora che sei tornato, cos'hai intenzione di fare?" Kat diede un'occhiata al suo passeggero davanti mentre io cercavo di tenere a bada i capelli che si agitavano a causa del vento. Il tettuccio aperto poteva essere una vera maledizione, soprattutto quando c'era quell'odiosa brezza che ti copriva gli occhi come una coperta di lana.
"Ho sentito che il nostro liceo sta cercando un insegnante di teatro, dopo che la precedente ha mollato tutto per fuggire con un finanziere" sorrise, la più grande aspirazione di Kurt era quella di ottenere una cattedra come docente di recitazione, un mestiere che univa due delle sue grandi passioni, amava l'ambito teatrale e gli piaceva anche insegnare. Dovevo a lui, tutti quei miei voti alti ai test di fisica, chimica e biologia, era davvero un bravo insegnante, sarebbe stato il preferito da tutti gli studenti.
"Il Cambridge Rindge&Latin School?" mi sporsi in avanti, in mezzo a loro, Kurt annuì.
"In effetti avevo sentito di questo pettegolezzo, la signora Brown dopo la separazione dal marito, per incompatibilità caratteriali -in realtà, era stato licenziato dal lavoro e sperperato tutti i soldi- aveva conosciuto questo finanziere su un sito online" Kat mi lanciò un'occhiata ma scossi la testa, avevo già espresso la mia idea su quest'argomento "comunque, quando ne ha avuto l'opportunità, ha abbandonato tutto, lasciando i ragazzi da soli a prepararsi per lo spettacolo di fine anno tra tutte le migliori scuole dello stato, il preside Hughes è andato su tutte le furie" a sentire quel nome, un piccolo sorriso comparve sui volti di tutti e tre, il preside Hughes era stato dirigente anche nel periodo in cui frequentavamo il liceo, diciamo che in cinque anni aveva avuto l'opportunità di conoscerci piuttosto bene. All'epoca, dirigeva la scuola già da tre anni al mio ingresso e Kat aveva passato così tanto tempo da lui, che si scambiavano ogni tanto gli auguri per le festività via email.
"Vedrai che otterrai il posto" allungai una mano, rubando i suoi occhiali da sole e sistemandoli sopra la testa per dare una regolata ai miei capelli. "Comunque, ragazzi dove andiamo?" Kat rallentò guardandoci mentre io e Kurt ci scambiavamo una lunga occhiata d'intensa, c'era solo un posto dove poter andare per la prima uscita in onore dei vecchi tempi e poteva essere solo Harvard Bridge, patria di improbabili e futuri incontri, bevute, odiosi gabbiani, intense riflessioni sulla vita e di figuracce storiche.
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Amore in Affitto [Sospesa a tempo indeterminato]
ChickLitUn appartamento,una vittima e una scommessa Capo di una tra le maggiori agenzie immobiliari degli interi Stati Uniti, le sue giornate si dividono tra un lavoro milionario e sfrenati party con amici. Il divertimento è la sua parola preferita. Tuttavi...