Capitolo 14

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Mi calai la mascherina sul viso, all'altezza del naso e della bocca e lentamente, con un movimento della mano, schiusi la porta. Mi sentivo un po' come Meredith Grey in una versione solo più apocalittica. Ci mancava soltanto la canzone dell'esorcista e sarebbe stato un film horror con i fiocchi. The Ring mi avrebbe fatto un baffo. Immaginavo già le pareti sporche di sangue e il pavimento scricchiolare mentre i rami degli alberi battevano contro la finestra a causa del vento. Per un attimo, ebbi voglia di tornare indietro ma mi feci forza. Era assolutamente certo che in ogni film horror, alla fine, si salvasse la ragazza o il ragazzo un po' più sfigato, che riusciva a cavarsela, dopo che erano morti tutti i suoi amici. Mossi un passo titubante, non entravo in quella stanza da più di due settimane e non avevo la più pallida idea di ciò che avrei visto. L'ultima volta avevo assistito a una discarica di lattine, come i pezzi di un domino. Entrai. Una debole e soffusa luce entrava da un piccolo spiraglio della finestra lasciato dalle tende. Perfino il sole sembrava intimorito ad entrare in quella stanza. Mi feci avanti e in un gesto rapido, spalancai le tende, lasciando che la polvere svolazzasse nell'aria, illuminando l'ambiente. Diedi uno sguardo in un giro, ma forse sarebbe stato meglio se non l'avessi mai fatto. Era peggio di quanto pensassi, più che una stanza sembrava una discarica, peggio di qualsiasi armadio femminile. Il letto era disfatto, con le lenzuola tra il pavimento e il materasso, su comodini e cassettoni c'erano scarti di cibo mentre i vestiti erano sparpagliati a terra insieme a degli oggetti radioattivi non identificabili, simili a delle macchie che lontanamente conservavano ancora il loro aspetto originale. Per non parlare dell'ammasso di vestiti sporchi, grande quanto una piramide, situato in un lato della stanza che stranamente continuava a reggersi ancora in piedi. Avevo quasi paura che improvvisamente da lì sarebbe potuto uscire qualcosa. Mi guardai intorno, notando un paio di boxer sulla tv, un metodo per asciugarli davvero molto originale, e piccole macchie bianche sulla sedia della scrivania, sperai vivamente che non fosse ciò che pensavo. Trattenni un conato di vomito, non osavo toccare la mascherina, chissà come doveva essere l'aria...
Sussultai quando percepii il rumore della porta del bagno che si apriva. Mi voltai e il mio sguardo si posò su una nuvola di vapore, più che da una doccia sembrava essere appena uscito da una sauna. Dylan entrò nel mio campo visivo e mi bloccai, scossa da un improvviso moto di imbarazzo. Era in boxer, con un'inquietante papera al centro che chiedeva di essere accarezzata, proprio lì sul cavallo. Il petto erano nudo e mi sorpresi io stessa nel constatare l'addome slanciato e asciutto, definito al punto giusto, a quanto pare aveva ancora un filo di virilità che non si era perduto in mezzo a tutta quella schifezza. Anzi, non era per niente male. Scossi la testa, per destarmi da quei pensieri e alzai lo sguardo, mancava soltanto che iniziassi a sbavare per lui. Un brivido di orrore mi attraversò la schiena, mai, non sarebbe mai successo! A costo di morire intossicata in quel catrame.
"Addirittura la maschera, sono sul serio così tossico?" sorrise mentre annuivo con quella stupida mascherina ospedaliera che mi faceva apparire come il medico dell'Allegro Chirurgo in procinto della sua prima operazione su un modellino. Ma in quel momento, quella mascherina bianca, rappresentava la mia unica ancora di salvezza. "Sbrigati a vestirti ed esci" mormorai, scandendo lentamente le parole e abbassai lo sguardo. Inarcai un sopracciglio, stretta in una mano aveva una papera, una di quelle di gomma che producevano un fastidiosissimo suono "perché hai una papera di gomma?" la indicai
"è un'anatra"
"no, sono sicura che sia una papera, è anche gialla" lo corressi e mi lanciò un'occhiata fulminante
"non puoi dirle queste cose, si offende" incrociò le braccia al petto, guardandomi seriamente "chi? La papera?" mi incenerì con lo sguardo "...l'anatra di gomma?" mi corressi "non sei abbastanza grande per fare il bagno con un giocattolo?"
"e voi donne non siete grandi abbastanza per andare in bagno da sole?" questa non era esattamente la risposta che volevo. Noi donne avevamo tutto il diritto di poter andare in due, era una legge universale e naturale, altrimenti chi mai ci avrebbe tenuto la borsa o la porta, qualora fosse stata rotta? Poi chi mai ti avrebbe aiutato a risistemare trucco e capelli, dopo? Era un sistema altamente collaudato, ormai.
"Meglio che non ti dia una risposta, altrimenti dovrei farti un papiro con tutte le motivazioni" scrollò le spalle e uscì dalla stanza, ritornando poco dopo, senza più nessun pupazzo, rigorosamente sistemato nello sgabuzzino. Non sapevo cosa potesse esserci lì dentro, se una specie di santuario delle anatre o peggio ancora, e non volevo scoprirlo, anche perché Dylan mi aveva impedito di avvicinarmi. Quando ritornò, prese dall'armadio un paio di pantaloni e una maglia, sperai vivamente che fossero lavati e profumati. Una volta vestito, mi seguì fuori da quella discarica che chiamava stanza. Quando fui abbastanza lontana da quella porta, mi tolsi la mascherina, inalando una bella boccata d'aria
"perché sei entrata nella mia stanza?" domandò con la testa piegata nel frigo, alla ricerca di qualcosa da mangiare. Più lo guardavo e più mi pentivo di avergli chiesto di venire con me, avrei potuto chiedere a Jim. Per un minuto rimasi a valutare l'idea, Jim sicuramente non mi avrebbe creato problemi, anzi sarebbe stato perfetto...forse un pochino troppo. Mia nonna sicuramente lo avrebbe elogiato e proposto come un potenziale candidato per una storia romantica. Adorava essere il cupido della situazione. Amava l'amore in tutte le sue sfaccettature e per questo non aveva avuto problemi ad accettare l'omosessualità del figlio.
"Per parlarti riguardo a domani e darti alcune dritte" se si fosse presentato come suo solito, chissà cosa sarebbe successo e dovevo impedirgli qualsiasi errore
"perché? Sono perfetto così" ignorai la sua battuta da sbruffone, se lui fosse stato perfetto così, Chris Hemsworth avrebbe dovuto sul serio essere il dio Thor.
 "Innanzitutto non devi commettere nessun guaio o fare qualche commento inopportuno, devi essere gentile ed educato. Niente tute ma vestiti decenti e sistemati un po' quei capelli, non fare tardi ma comportati come una persona matura. Non dire nulla sulla tua vita che abbia a che fare con quello che sei. Mi raccomando, usa le buone maniere anche a tavola e cerca di non sporcarti" conclusi sotto il suo sguardo tra l'attonito e il terrorizzato "praticamente devi essere l'opposto di quello che sei, una persona completamente diversa, di Dylan Jones deve rimanere solo il nome, chiaro?"
"Non posso prometterti l'impossibile" sospirò "ma vedrò comunque cosa posso fare, hai detto che tua nonna fa i brownies migliori della città, vero?" annuii 
"ed è anche una bravissima cuoca" i suoi occhi si accesero di interesse e piegò le labbra in un malizioso sorriso
 "sarò il miglior coinquilino che la terra abbia mai visto" avevo i miei dubbi a riguardo, ma apprezzavo lo sforzo.

Amore in Affitto [Sospesa a tempo indeterminato]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora