Capitolo 16

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Lo stomaco mi si attorcigliò e mentalmente provai a ricordare se negli ultimi tempi, avessi ingerito un serpente. Forse era vero che la carne dei fast food, come il McDonald's, era di dubbia provenienza. Mi massaggiai la pancia, magari se avessi fatto amicizia con lui come la famosa sovrana d'Egitto, mi avrebbe lasciato in pace. Cleopatra era la regina dei serpenti e per quanto l'adorassi, arrivando addirittura ad azzardare un'improbabile parentela, preferivo vedere quei pericolosi esseri dietro una gabbia, il più lontano possibile da me. Questo era uno dei motivi che mi spingevano a stare lontana dagli zoo, questo e anche il fatto che odiavo vedere gli animali chiusi in quelle gabbie. Tralasciando la mia ofidiofobia, il mio ventre si contorceva in modo atroce ed era come se un pugile continuasse a sferrarmi pugni, uno dietro l'altro. Trattenni un gemito di dolore, a causa del terribile mal di schiena e posai gli zainetti dei bambini, che pesavano un quintale. Quanta cavolo di roba aveva messo la mia amica lì dentro? Kat avrebbe potuto vincere il titolo di mamma orsa dell'anno.
Mi girai verso di loro, provando ad avere l'espressione più autorevole e seria che potessi avere, un po' come Agatha Trinciabue, l'orribile megera di Matilde sei mitica, soltanto molto più carina.
"Thomas, Elvire" li guardai, provando ad ignorare i crampi allo stomaco mentre mi chinai verso di loro, dio, avevo la stessa agilità di una pensionata di 90 anni e di un robot messi assieme "questa è la nuova casa della zia" si guardarono intorno incuriositi, con due occhietti vispi che custodiscono tanti simpatici scherzetti. A primo impatto potevano sembrare due bellissimi angioletti, a causa di quella corposa massa di ricci tra il biondo cenere e il nocciola, una perfetta fusione dei colori di Kat e David, le guance rosate, paffute e piene, il naso con qualche piccola lentiggine e gli occhi verdi. Fisicamente assomigliavano molto di più a David, nonostante i piccoli tratti della mia amica, ma caratterialmente, avevano il suo DNA e questo significava soltanto guai. Tolsi a entrambi il giubbotto e mi sorrisero. Vedete quel sorriso luminoso? La piega delle labbra dolce e adorabile, che enfatizzava quel viso da cucciolo? Beh, era una grandissima menzogna! Quel sorriso era sinonimo di disastri.
"Ora, perché non vi mettete sul divino e guardate i cartoni oppure disegnate qualcosa?" Tirai fuori dai loro zainetti i loro quaderni e i colori, sistemandoli sul tavolino, sperando vivamente di non trovare poi nessuna macchia sul tappetto o peggio ancora sul divano. Dylan mi avrebbe uccisa se fosse successo qualcosa al suo prezioso divano. Amava quel mobile, più di qualsiasi altra cosa e se fosse stato per lui, l'avrebbe portato ovunque. Thomas e Elvire scossero la testa e in tutta risposta, sentii una fitta dolorosa dietro la schiena, la colonna vertebrale sembrava scricchiolare ad ogni più piccolo movimento. "E cosa volete fare?" Pregai che non fosse niente di atletico, i bambini avevano questa strana capacità di essere incredibilmente atletici, malleabili ed elastici, una dote che purtroppo poteva sparire durante la crescita e che al momento invidiavo. "Facciamo così, se fate i bravi la zia vi preparerà i biscotti con le gocce di cioccolato e le mandorle che vi piacciono tanto, ma dovete stare tranquilli, potete anche stare sul divano a guardare i cartoni, se volete" alle mie parole, spalancarono gli occhi, si scambiarono un'occhiata complice e annuirono come soldatini, guardandomi. Adoravano quei biscotti, mia nonna aveva insegnato a me, Kat e Kurt a farli ed erano diventati una specie di tradizione, che avevano voluto tramandare alla nostra discendenza.. Saliti sul divano, Thomas afferrò il telecomando e mise il canale per bambini, più trascorrevo del tempo vicino a loro e più mi sorprendevo da questa nuova generazione. Mi sentivo dannatamente vecchia e datata, soltanto io alla loro età, piangevo, mangiavo e stavo ancora nel box? Sospirai, felice, però, che si fossero calmati e con la testa che mi scoppiava, andai in cucina, frugando nella dispensa. Era la cucina di Dylan, quindi avrebbe dovuto esserci tutto il necessario e infatti, riuscii a trovare ogni cosa, era più fornito di un supermercato. Sistemai tutto sulla penisola, sedendomi per un secondo, il ciclo comportava anche una perdita di sangue e quindi ferro. Mi sentivo debole come una neonata
"dovresti riposarti, hai la febbre" alzai lo sguardo verso Dylan, con il torace inclinato verso di me e le mani sulla penisola. Quelle parole, accompagnate a un timbro di voce profondo e unito al suo aspetto, lo facevano sembrare Ash, scossi la testa per scacciare quel pensiero.
"Devo guardare i bambini, ora sono tranquilli ma non appena finiranno i loro cartoni preferiti, inizieranno a cercare qualcosa per smorzare la noia e sanno essere molto originali" la voce uscì debole e per niente convinta, la testa mi scoppiava, pulsando come se stesse organizzando un party a tutto volume.
"Non riuscirai mai ad occuparti di loro nello stato in cui ti trovi" incrociò le braccia al petto ed aggrottai la fronte, non riuscivo a capire se mi stava facendo una ramanzina oppure era seriamente preoccupato per me, ma quella sua aria saccente mi infastidiva, anche perché sapevo che era la verità. Sospirai arrendevole, non avevo né forza e neanche la voglia di iniziare una discussione. Si passò una mano tra i capelli "vai a riposarti, baderò io ai bambini" proruppe e alle sue parole strabuzzai gli occhi, stava scherzando? Stava bene? Per un attimo fui sul punto di scoppiare a ridergli in faccia "è inutile che mi guardi così, non sto scherzando" ero quasi tentata di domandargli cosa diavolo gli stesse prendendo e se improvvisamente il gene di Ash avesse preso il sopravvento. Si avvicinò e mi spinse fuori dalla cucina indirizzandomi verso il corridoio
"hey Dylan, devo controllare delle cose, aspetta..." ma non mi ascoltò, aprì la mia stanza e mi spinse dentro, provò a chiuderla ma la bloccai con il piede, mi fulminò con lo sguardo
"non preoccuparti, i bambini staranno benissimo con me" sorrise, cercai di non farmi prendere dal panico, in fin dei conti, mi sarei dovuta preoccupare se fosse successo qualcosa a lui, piuttosto che a loro.

Amore in Affitto [Sospesa a tempo indeterminato]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora