Capitolo 2. Tormento

367 22 3
                                    


Era da un po' che cavalcavamo.

Mi stupii rendendomi conto di quanto fossi riuscita ad allontanarmi.

«Siamo quasi arrivati. Dobbiamo solo superare quella collina e attraversare il bosco», mi avvisò Phil rilassato, almeno apparentemente.

Era freddo e abbastanza buio anche se la perenne e argentea luce lunare riusciva a far capolino dalla coltre di nubi, illuminandoci la via. In verità il freddo e il buio, tra le altre cose, erano le meno preoccupanti. Cercai di non pensarci. Eppure, chissà come mai la notte mi era sempre piaciuta.

«La luna è coperta stasera», mormorai con il naso rivolto all'insù.

Seguì il mio sguardo, accigliandosi, e mi rispose con aria pensierosa. «Mh, beh, mah, oh... speriamo non piova».

Un attimo di silenzio in cui ci guardammo con espressione trattenuta, dopodiché iniziammo a sghignazzare.

Phil era fatto così: erano poche le volte in cui l'avevo visto davvero serio.

Quando le risate terminarono, ad eccezione dello scalpiccio dei cavalli, tutto tornò quieto.

Guardai ancora il cielo, riflessiva.

«Avanti, Vivi. Non dirmi che ti preoccupi per un po' d'acqua!».

«In verità stavo pensando ad altro». Mi voltai a guardarlo. «Come facevi a essere sicuro che mi avresti trovata?».

«Chi ti dice che lo fossi?», domandò incuriosito.

«Se non lo fossi stato non avresti portato Bruna», replicai a logica.

«Devo ammettere che non è stato facile, mi ha rallentato un sacco. Dà retta solo a te questa bestiaccia», disse ironicamente, battendo due colpetti affettuosi sulla groppa della mia cavalla.

Sorrisi.

«Ti ricordi quando papà e mamma te l'hanno regalata?», chiese.

«Sì». Accarezzai la criniera calda e ispida della mia amica.

«Non ti avevo mai vista così felice; non lo eri mai stata tanto per un regalo, dico bene?».

Mi guardò divertito, ma io sospirai mesta al ricordo.

«Era il mio quattordicesimo compleanno. Tu eri venuto apposta da qui per farmi una sorpresa». Ricordavo perfettamente il salto che avevo fatto nel momento in cui lo avevo visto. «È stato quello il regalo più bello».

Sorrise, facendosi assorto. Forse stava ricordando.

«A parte Silveria, ovviamente», scherzai.

«Ah sì, me lo ricordo bene: ti morse subito!».

«Infatti».

Ridacchiammo.

«Non hai risposto», gli ricordai dopo un breve silenzio.

Ora era perplesso. «Non ho risposto a cosa?».

«Come facevi a essere sicuro che mi avresti trovata?».

La sua espressione si fece incerta per un momento. «Ti conosco meglio di quanto pensi», dichiarò beffardo, facendo una smorfia dispettosa a cui risposi con una linguaccia, ma senza distogliere lo sguardo dal suo.

Aspettai: non mi aveva ancora risposto.

«Gesù Vivi, cosa vuoi, una confessione?». Scosse la testa. «È solo che... mamma e papà hanno pensato che tu prendessi la strada più improbabile, apposta perché credevano che tu credessi che loro pensassero che avresti preso la strada più probabile. Io invece sapevo che avresti preso questa, proprio perché era più improbabile che loro lo pensassero... più probabile di così!».

Oltre il tempo - Parte prima - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora