Capitolo 17. Simpatia

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Tornai a guardare il sentiero dinanzi a noi ma non resistei a lungo. «Cosa c'è?», gli chiesi quando notai la sua espressione assorta: questa volta era lui che mi stava fissando.

«Ti sta molto bene», sussurrò, osservando qualcosa sulla mia testa. Accennò un sorriso strano – un po' mesto e un po' enigmatico che non riuscii a interpretare – per poi tornare a guardare la strada. Il sorriso era svanito.

«Oh». Adesso capivo a cosa si stesse riferendo.

Osservai sempre più preoccupata il suo volto d'un tratto cupo. «Giuro che non l'ho rubato: è solo in prestito». Feci per togliermi il prezioso fermacapelli che mi aveva dato Brigid.

«No». Inaspettatamente la sua mano trattenne la mia, sospesa a mezz'aria. Era così calda, ruvida ma delicata allo stesso tempo.

Sarebbe difficile spiegare la stranissima e totalmente nuova ondata di emozioni che quel piccolo e banale tocco mi provocò. Che accidenti prendeva al mio cuore? E al mio stomaco? Mi sembrava di aver mangiato delle farfalle! E ai muscoli della mia mano? Si erano sciolti? Eppure il contatto era durato solo un momento, dopodiché era tornato a stringere le redini.

«Non togliertelo, ti sta molto bene», disse.

Com'era? Serio? Triste?

«Glielo restituirò non appena arriveremo a casa», mi affrettai ad aggiungere ma lui sembrava non ascoltare. Il suo improvviso sguardo allarmato mi spaventò.

«Sei ferita!?», esclamò d'un tratto in apprensione, mettendomi una mano sulla spalla e fermando il cavallo bruscamente.

«Cosa?». Mi guardai il fianco nel punto esatto in cui stava guardando lui e realizzai che nella mantella lanuta avevo un'evidente macchia scura.

Ma che...? Sono ferita!?

Per un momento mi allarmai anch'io, ma poi capii e mi lasciai andare a una risata di sollievo. «No, no! Sto bene!», lo rassicurai esaminando il danno. «Sto bene», ripetei dopo essermi accorta della tensione sul suo viso. La mano non aveva ancora lasciato la mia spalla. «Davvero, è solo... succo di bacche! Le avevo raccolte per Brigid!».

Sospirò, appoggiandosi allo schienale evidentemente più rilassato, tornando ad impugnare le redini. Dopo un momento incitò il cavallo a ripartire senza nemmeno usare le briglie: schioccò la lingua, qualcosa di simile ad un veloce "ghgh" e Sam ripartì subito, riprendendo la sua andatura tranquilla.

L'aveva già fatto prima e di nuovo quel dettaglio mi stupì.

Mentre John ridacchiava tra sé e sé, mi affrettai a slacciare la piccola sacca di cuoio fulvo sotto la mantella prima che si verificassero altri danni. Sentii qualcosa premermi sulla schiena.

«Mmmhh».

«No, Silveria. Tranquilla, va tutto bene», mi voltai verso di lei, accarezzandola.

«Succo di bacche», mi fece eco lui, sogghignando. «Hai appena fatto un favore a mia madre: così non perderà tempo a fare la marmellata».

Ma come gli venivano in mente certe cose?

Le risate si sovrapposero, di nuovo.

«Mi fai morire», dissi cercando di non scoppiargli a ridere in faccia.

«Se devo farti morire allora è meglio che stia zitto».

Sorridemmo, ma la sua espressione cambiò nuovamente. Assunse la solita aria pensierosa, poi increspò le labbra e tornò a guardare il sentiero, sospirando piano.

Oltre il tempo - Parte prima - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora