Capitolo 23. Morale

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No, mi sembrava troppo tranquillo e bonario.

«Perché dici questo?», gli chiesi con disinvoltura ma sinceramente interessata.

Tornò a strigliare Sam sulla groppa in modo pacato. «Una volta, saranno stati tre, quattro anni fa... proprio qui dove siamo noi ora è entrato un orso».

«Un orso?».

«Sì. Riuscì a scardinare la porta». Indicò con un cenno del capo l'entrata da cui ero venuta.

Mi voltai verso il grosso portone di quercia massiccio bruno chiaro, stupita. «Quella porta?».

«Già. Era un bestione bello grosso. Ma anche un po' stupido. Probabilmente abbastanza giovane». La sua fronte si corrucciò.

«Vi ha ucciso molti animali?».

Smise di spazzolare per concentrarsi su di me. «No, non era affamato, voleva solo divertirsi. Se avesse avuto fame si sarebbe sbranato subito i polli o le pecore... invece attaccò Sammy».

«Sammy? Lui?», chiesi indicando il nostro amico.

Annuì, riprendendo a spazzolare piano. «Sì».

Spostai lo sguardo sul diretto interessato e tornai ad accarezzarlo dispiaciuta, in cerca di qualche cicatrice che sicuramente non avevo notato. «Poverino. Se era un orso grosso e forte come hai detto, deve averlo ridotto in fin di vita». Nella mia mente riuscivo ad immaginarmelo: una montagna scura di muscoli e pelliccia, con lunghe zanne, artigli affilati e una forza paurosa incontrollabile.

«È morto», disse John, riscuotendomi dai miei pensieri.

«Eh?». Forse avevo capito male.

«È morto», ripeté calmo, senza smettere di spazzolare.

«Chi?».

«L'orso».

«L'orso è morto? Ma...».

Mi guardò con la sua solita espressione indecifrabile. «Sorpresa?».

Accennai un cenno d'assenso. «Beh, sì. E... chi l'ha ucciso?».

«Il mattatore ce l'hai davanti».

Rimasi a fissarlo incredula. «Tu?».

«No, non io».

«Sam?». Non riuscivo a crederci. «E come ha fatto?».

«Quell'intelligentone di orso l'ha attaccato da dietro, sulla groppa, e lui non deve aver proprio gradito». Fece una smorfia. «Non dev'essere stata una cosa molto piacevole. L'ha mandato all'altro mondo con un calcio ben assestato».

«Ah». Ora guardavo il placido equino con nuovi occhi. «Non me l'aspettavo. Sam è così quieto e tranquillo...».

«L'apparenza inganna», ripeté.

Ripresi a spazzolare, continuando a pensarci. «Beh, è stata una fortuna», conclusi infine.

«Per l'orso un po' meno».

«Sì, è vero ma almeno ci avete guadagnato».

«Cosa? Una porta rotta e un cavallo con un morso sul sedere?».

«Ci avete guadagnato una pelliccia, dei denti, degli artigli di orso... chissà quanto ve li devono aver pagati».

«Non esattamente. L'abbiamo sotterrato vicino al capanno».

Rimasi a fissarlo senza capire. «Non l'avete venduto?».

«No», rispose tranquillo, accennandomi appena un'occhiata. «Non ne avevamo bisogno. Il bosco era la sua casa e lì l'abbiamo lasciato». Lo disse con tutta naturalezza, come se fosse stata la cosa più ovvia da fare.

Oltre il tempo - Parte prima - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora