Capitolo 27. Visite

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Cosa sto facendo?

Cosa sto facendo? Cosa sto facendo? continuavo a ripetermi china sulla bacinella del bagno, mentre mi passavo e ripassavo l'acqua tiepida sul viso. Dopo un po' mi guardai riflessa sulla superficie lucida e sospirai.

Cosa sto facendo?

Neanche a mente fredda potevo capacitarmi che, se Brigid non ci avesse chiamato proprio in quell'attimo, con molta probabilità io e John avremmo potuto... Ci eravamo avvicinati così tanto... Ma no, forse lui si sarebbe allontanato.

E se non l'avesse fatto? Cosa sarebbe successo se non lo avesse fatto? Sarebbe potuta accadere una catastrofe, ecco cosa. Le conseguenze sarebbero potute essere disastrose. Ma come avevo potuto permettere un simile rischio!?

Stupida, stupida, stupida!

Io ero una nobile e lui un contadino, santa pazienza! Punto. Dovevo ficcarmelo bene in testa e farmene una ragione una volta per tutte.

Quando mi fui calmata un poco, mi asciugai con lo straccio appeso al muro e andai in cucina a prendere un bicchier d'acqua. Tra l'altro ancora non ero riuscita a bere e non ero andata nemmeno da Brigid a vedere chi fosse giunto: prima avevo dovuto calmarmi.

Quando fui pronta sospirai profondamente e mi avviai verso il portone. A un tratto una domanda si insinuò nella mia mente: John mi piaceva molto, sebbene non lo conoscessi. Non potevo negarlo. Ma lui? Provava qualcosa per me? In ogni caso sapevo ciò che dovevo fare: ovvero stargli alla larga quanto più possibile.

Poi altre domande mi frullarono per la testa: Chi sarà mai arrivato? E se fossero delle guardie?

Mi bloccai con la mano sul gancio della porta, improvvisamente terrorizzata. Non mi ero certo dimenticata che Phil fosse alle dipendenze di quel maledetto Conte. E se, oltre ad essere stata promessa una ricompensa, fosse stato inviato qualcuno a cercarmi fino a lì? Da mio fratello o... da Lord Uilleam in persona? Rabbrividii, deglutendo a fatica.

E adesso? Cosa avrei fatto? Mi avrebbero trascinata via con la forza? Mi avrebbero rapita? Perché di rapimento si sarebbe trattato se mi avessero portata a... a... nemmeno riuscivo a pensare il nome di quella città infernale. Eppure avevo messo in conto che sarebbe potuto succedere, che sarebbe stata solo questione di tempo, quindi tanto valeva accelerare e ridurre l'ansia invece che aspettare di essere trovata. In ogni caso non mi sarei arresa senza prima aver opposto resistenza.

Deglutii rumorosamente e, ignorando la pelle d'oca e la gola secca, mi decisi infine ad aprire il portone e a dare un'occhiata al nostro nuovo ospite. O ospiti...

***

Quando la porta si spalancò, l'intensa luce del pomeriggio mi investì tiepida e brillante, facendomi socchiudere le palpebre. Uscii nel portico e mi guardai attorno aspettandomi di trovare qualche sorpresa poco gradita, ma invece non c'era nessuno. Tutto era quieto e tranquillo come al solito: solo l'allegro vociare degli uccellini e il sommesso belare delle pecore accompagnava la dolce melodia del vento freddo delle Highlands. Le cime degli alti alberi ombrosi continuavano il loro perenne ondeggiare e il fruscio di milioni di miliardi di piccole e grandi foglie tornò ad accarezzarmi le orecchie, delicato come una bassa, piacevole, familiare, musicale ninna nanna.

Il cielo imprevedibile si era nuovamente rischiarato; non completamente ma, considerando che negli ultimi mesi non avevo fatto altro che vedere una spessa coltre di nuvole grigie sopra la mia testa oltreché neve, beh, non potevo certo lamentarmi, perlomeno del tempo.

Forse sarei potuta fuggire nel bosco e tornare più tardi, quando le guardie se ne fossero andate? Se se ne fossero andate...

No, non ce la facevo più, dovevo scoprire chi fosse giunto.

Oltre il tempo - Parte prima - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora