Capitolo 1

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[L'intera storia è scritta dal punto di vista di Clarke]


Sono rinchiusa nella penombra della mia camera a piangermi addosso. Non dovrebbe stupirmi più di tanto la cosa, è da quel fottutissimo giorno che ormai non faccio altro. Fisso quelle dannatissime stampelle, di cui non riesco, o forse non voglio liberarmi perché ho troppa paura. E, immancabilmente, comincio a frignare come una bambina, non so neanche io quante lacrime ho versato in questo ultimo anno. Sì, perché è passato un anno dalla mia caduta, 365 giorni, da quando ho buttato via quattro anni della mia vita ad allenarmi ogni giorno per vincere un'altra stupida medaglia, di un'altra stupida olimpiade.

Non riesco a farmene una ragione, continuo a rivivere quel momento, e tutto il dolore da lì in poi. I medici mi hanno detto che il mio ginocchio è a posto, che il mio problema è solo ed esclusivamente nella mia testa. E allora perché ogni volta che provo a camminare senza quei fottutissimi bastoni, sento un dolore lancinante? È il mio cervello che si sta inventando tutto? No, non può essere frutto della mia immaginazione.

Quello che fa più male, è che con il mio atteggiamento mi sto facendo terra bruciata intorno.

Il mio partner Finn, dopo ben dodici anni spesi a crescere e a gareggiare insieme, ha deciso di abbandonarmi. Sono ormai diversi mesi che se né è andato. Dalle ultime notizie, so che ora pattina in coppia con Niylah, la mia antagonista per eccellenza... arrogante e sicura di se, ci siamo sempre date battaglia. L'ho sempre odiata quella arpia e a ragion veduta. Quando sono caduta sono venuta a sapere che la stronza ha festeggiato, e scommetto che, con la mia uscita di scena, lo sta ancora facendo. Dio, non la sopporto proprio!

I miei amici si sono via via dileguati, segno che il nostro rapporto d'amicizia non era poi così speciale. Le uniche a resistere al mio caratteraccio sono: Octavia, la mia migliore amica e Raven, la mia allenatrice, che ormai è diventata più una sorella maggiore.

Poi, ovviamente, ci sono i miei genitori, che cercano in ogni modo di spronarmi a reagire, ma, purtroppo per loro, non c'è verso. Preferisco di gran lunga stare qui, seduta al buio, a piangermi addosso, a ripensare a quel stramaledettissimo errore che mi ha rovinato la vita.

Sono sicura che anche voi che leggete fra un po' mi abbandonerete. Che dire? Non mi sento di biasimarvi, chi mai vorrebbe leggere la storia di un'ex campionessa olimpionica, diventata cinica, pessimista e arrogante? Io, no di certo. Comunque, per quei pochi masochisti a cui interessa ancora di me, farò un piccolo sforzo e vi racconterò chi sono e cos'è successo un anno fa. Non voglio aggiungere la maleducazione ai miei numerosissimi difetti, non riuscirei proprio a sopportarlo.

Direi che posso cominciare con il presentarmi. Mi chiamo Clarke Griffin, ho 25 anni e sono originaria di Vancouver, una canadese DOC. Sono, o meglio ero, una campionessa olimpionica di Ice Dancing. Per chi non conoscesse la disciplina è la danza sul ghiaccio. Si basa prevalentemente sul ritmo, l'interpretazione della musica e la precisione nei passi, è molto diverso dal pattinaggio artistico o a figura. Avete mai visto le gare di ballo in coppia? Beh, la stessa cosa, solo che al posto delle scarpette da ballo, hai piedi hai dei pattini con una lama che taglia il ghiaccio.

Ah, il ghiaccio... ho sempre adorato il suo profumo. Spesso durante gli allenamenti mi prendevo qualche minuto e mi sdraiavo sulla pista, l'odore del ghiaccio mi inebriava le narici, mi faceva stare bene. Dio, quanto mi manca!

Scusate sto divagando. Pattino sin da quando ne ho memoria... avevo 5 anni, quando mia mamma mi regalò il mio primo paio di pattini, da allora credo che sia diventata la mia passione più sfrenata... ma si sa come tutte le passioni prima o poi ti bruci.

Ho cominciato a pattinare in coppia con Finn, il mio ex partner, all'età di 12 anni. Ci siamo sempre allenati come matti ogni giorno, trascurando le uscite, i divertimenti e i nostri amici. Per un breve periodo ero persino convinta di avere una cotta per lui, ma era solo un fuoco di paglia, stare ogni santissimo giorno con una persona, a volte, ti fa vedere cose che non esistono. Grazie a Raven, la nostra allenatrice, e ai suoi metodi molto particolari, siamo riusciti a vincere la medaglia d'oro sia all'olimpiadi invernali di Torino 2006 che a quelle di Vancouver 2010, e onestamente abbiamo sfiorato la vittoria anche a Sochi 2014... ma poi quel flip, che avevamo introdotto nella coreografia, mi è stato fatale. Finn mi ha sollevato e quando sono atterrata la gamba destra non ha retto e mi sono letteralmente distrutta il ginocchio.

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