Capitolo 17

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Sono le 17:30 spaccate ed io è già mezz'ora che faccio avanti e indietro per l'aeroporto di Vancouver. Il tempo passa a rilento e non faccio altro che innervosirmi. Ho chiesto a Octavia di accompagnarmi. Sinceramente... non so se ce l'avrei fatta a guidare. Non so cosa mi sia preso. Oltre alla voglia sfrenata di rivedere Lexa, è sopraggiunta anche una paura fottuta per le sue condizioni. Non ho avuto tempo di approfondire quella mezza frase di Anya e ora mille dubbi mi assalgono.

"Clarke, ti prego... mettiti a sedere, mi stai facendo venire il mal di testa!", esclama Octavia sull'orlo dell'esasperazione.

"Scusa O, ma non ci riesco sono troppo nervosa... ma dove cavolo è Anya? Aveva detto di incontrarci al terminal alle 17:30 e sono già passate da 10 minuti".

"Arriverà, arriverà! Rilassati...".

In questo momento preciso rilassarmi è la cosa più difficile del mondo. L'ansia e la paura quasi non mi permettono di respirare e, ovviamente, non riesco a pensare lucidamente.

Per la somma gioia della mia migliore amica, continuo a fare il solco sul pavimento lucido dell'aeroporto, percorrendo chilometri. Mi guardo in giro nella speranza di vedere il volto che cerco, per avere le risposte alle domande che tanto mi turbano.

Dopo un tempo non ben decifrato, scorgo in lontananza il volto di Raven che sorride, mano nella mano con Anya. Sgrano gli occhi sbigottita, ma l'istante dopo sono già con il sorriso sulle labbra. Lo sapevo che c'era qualcosa tra quelle due.

Richiamo subito l'attenzione di Octavia facendole notare le piccioncine che si stanno avvicinano. Così ci mettiamo in posa ad attenderle, mani incrociate sotto il petto, uno sguardo indagatore ed un sorriso malizioso sul volto... mancano solo gli occhiali da sole e assomigliamo, in tutto e per tutto, alle blues sister.

Probabilmente sentendosi osservate si voltano verso di noi e di colpo si lasciano la mano, quasi per sottolineare il fatto... 'Oddio, ci siamo fatte beccare...'.

"Scusate il ritardo... e che abbiamo perso la cognizione del tempo", prova a giustificarsi la dottoressa in forte imbarazzo.

"Sì, sì... posso immaginare...", replico con il tono più sarcastico che possiedo.

"Ehi Rae, non ci devi dire niente? Non so... novità dell'ultima ora?", interviene Octavia beccandosi un'occhiataccia della mia allenatrice.

Raven guarda Anya con gli occhi da cucciolo e poi torna su di noi con uno sguardo decisamente più torvo.

"Ok, ok, confesso... io e la dottoressa, qui presente, stiamo insieme. Anche se, obiettivamente, non so proprio affaracci vostri. E il ritardo è tutta colpa mia, visto che non la rivedrò per diversi giorni, ho pensato di fare scorta di coccole...".

"Basta così Raven, non vogliamo i dettagli!", la interrompo subito prima che divulghi qualche particolare sconcio di cui non ho assolutamente bisogno di sapere.

"Comunque, scherzi a parte, sono molto felice per voi ragazze. Nonostante Rae continuasse a negare, lo avevo già capito dalla nostra prima uscita...", continuo soddisfatta.

"Complimenti ragazze, venite qui...", afferma Octavia abbracciando prima una e poi l'altra.

Dopo qualche altro convenevole, facciamo il check-in e prima di passare il controllo al metal detector, decidiamo di prenderci qualcosa da bere tutte assieme. Incredibilmente, con le nostre chiacchiere, riesco a rilassarmi e a scacciare via i brutti pensieri.

Il tempo scorre veloce e quando arriva il momento dei saluti, io e Octavia ci allontaniamo dalla coppietta per dargli un po' di privacy.

"Mi raccomando Clarke, fatti sentire... se no, giuro su Dio che prendo il primo volo e vengo a tirarti le orecchie...", mi dice Octavia abbracciandomi.

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