Capitolo 11

2.4K 149 13
                                    

Entriamo nella stanza delle torture, come l'ho soprannominata da tempo, e istintivamente stringo di più il braccio di Lexa. Lei si volta a guardarmi incuriosita dal mio gesto. Probabilmente notando il panico nei miei occhi, fa un gesto che mi scombussola, facendomi tremare, ma non per la paura per l'estrema intensità e dolcezza.

Mi accarezza il volto e mi sfiora la fronte con le labbra, stringendomi poi in un abbraccio.

Il cuore comincia a battermi nel petto come impazzito e il respirare diventa sempre più difficile. Ci metto un po' a chiudere l'abbraccio e a stringermi a lei, ma quando lo faccio il mio corpo si rilassa contro il suo e l'emozione che provo mi manda letteralmente in estasi. Ma si può essere così folli, completamente andate, per un semplice abbraccio? Io direi di sì.

Rimaniamo in quella posizione per qualche minuto, quando sento la voce della mia fisioterapista prendere il sopravvento su Lexa.

"Ehi, Clarke, è meglio cominciare. Dobbiamo lavorare...", mi dice staccandosi da me.

Io sento già la mancanza del suo calore, ma cerco di non darlo a vedere. Annuisco ascoltando pazientemente le sue direttive.

"Mentre preparo lo strumento isocinetico, tu comincia a scaldarti un po'. Puoi cominciare con le parallele e poi passi alle rampe...", mi dice con un sorriso.

Caspita, d'ora in avanti dovremmo stabilire delle regole per la sopravvivenza qui dentro, non so ad esempio: non puoi sorridermi così, non puoi guardarmi così, tanto meno non puoi abbracciarmi così... a meno che tu non voglia che ti salti addosso. Beh, saltare... figurativamente parlando, credo che il mio ginocchio non mi consenta ancora di saltare, ma queste sono solo finezze. Comunque ritornando a noi Lexa, ti garantisco che potrebbe capitare, se continui così...

Mi sforzo di sorridere mentre questi pensieri mi tempestano la mente. Poi deglutendo e a testa bassa, comincio a fare gli esercizi.

La mia mente rischia di esplodere, continuo a rimuginare come se la cosa potesse aiutarmi, ma mi rende ancora più confusa.

Dopo un tempo non ben definito sento della musica in sottofondo, ci metto un po' a realizzare che Lexa ha messo su la colonna sonora di Rocky. Ecco ci mancava anche questa! Adesso devo inventarmi anche gli occhi da tigre! Scuoto la testa cercando di scacciar via questi pensieri assurdi.

Mi giro verso Lexa, e noto che è ancora china sullo strumento intenta a digitare freneticamente sulla tastiera del computer che lo pilota.

"Clarke, lo sto sentendo, sai...", afferma lasciandomi di stucco.

"Ch... che cosa?", le chiedo balbettando.

"Il tuo sguardo!", eccola la figura di merda che tanto ci tenevo a fare... direi che è arrivata.

Ok, oggi non è proprio giornata.

"Comunque, ci sono quasi tra cinque minuti cominciamo...", continua mettendomi sempre più ansia.

Devo ammettere che sono stati i cinque minuti più lunghi e, allo stesso tempo più corti, della mia vita. Fatto sta che ora le mie chiappe sono a sedere su queste coso, ho il busto legato con delle cinture, stile imbragatura caccia militare, e lo stesso trattamento è riservato alle gambe. Ok, ora sono seriamente preoccupata.

"So, di chiederti molto Clarke, ma cerca di rilassarti...".

"Sì, è una parola... qualche suggerimento?".

"Ne avrei molti a dire la verità... ma credo che non servirebbero a molto... tu sei fuori dagli schemi...", sussurra l'ultima frase come se le fosse scappata.

ICE DancingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora