Capitolo 4

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Dopo quella trappola infernale del Kinetec, Lexa mi ha dato un po' di tregua, facendomi riposare. Beh, io e lei abbiamo due concetti diametralmente diversi di riposo, ma non sottilizziamo.

"Clarke, ora bisogna che ti cambi. Appeso nello spogliatoio c'è un costume nuovo. Indossalo... è il momento di fare il bagno", rimango interdetta alle sue parole.

"Come scusa?".

"Adesso devi camminare in acqua, la vedi quella vasca laggiù?".

Onestamente non ci ho fatto caso, il dolore ha preso il sopravvento su tutto.

Il mio sguardo rimbalza dalla porta dello spogliatoio alle stampelle, in modo frenetico, approdando infine nei suoi bellissimi occhi verdi.

"Puoi usare le stampelle, ma solo per questa volta", mi avverte guardandomi dritta negli occhi.

No, ti prego, non lo fare... non mi puoi guardare così, ho già il mio bel da fare con questo fottuto ginocchio e non posso spendere energie a combattere con quei dannatissimi occhi.

Mi cambio e subito dopo sono a mollo. La vasca è dotata di sbarre per facilitare la deambulazione.

"Ok, Clarke, l'esercizio è come quello fatto con le parallele, niente di più, niente di meno!", afferma sollecitandomi a cominciare.

Inizio titubante a muovere i primi passi. Il male è sempre lì, presente, ma nella vasca sembra quasi attutito. Sembra che in acqua tutto sia più semplice. Devo ammettere che, a tratti, è piacevole. Diciamo che la parte che gradisco di meno è quella in cui sono qui, in costume, davanti a lei. Provo e riprovo a celare l'imbarazzo, ma con scarsi risultati. Il mio volto prende fuoco e non so neanche io il perché.

Cavolo, sono una pattinatrice professionista, mi sono fatta vedere in 'costume' da milioni e milioni di persone, e di sicuro la timidezza non mi è mai appartenuta, allora cos'è? Solo perché due bellissimi occhi verdi mi osservano divento rossa come un peperone?! Ti rendi conto di quanto sia ridicola la cosa, vero?

Credo di aver fatto i solchi, in quella vasca, a forza di far avanti e indietro. Il mio stato di disagio aumentava di secondo in secondo. La cosa positiva però c'è, concentrandomi su questo imbarazzo tutto il dolore è passato in secondo piano.

"Come senti la gamba, Clarke?", la sua domanda mi ridesta.

"Pesante, indolenzita".

"Perfetto, credo che possa bastare!", esclama soddisfatta.

Appena esco mi passa un telo per asciugarmi.

"Ora ti applico il tape elastico, per far drenare un po' il gonfiore del ginocchio, e poi ti fai dieci minuti di ghiaccio. Dopodiché, per oggi, la tortura è finita!".

"Beh, tutto sommato pensavo peggio...", affermo senza pensarci.

"Il peggio arriverà te lo posso assicurare. Oggi ci sono andata molto leggera, considerando il fatto che è la tua prima terapia e che mi hanno avvertito, per tempo, del tuo caratteraccio", mi dice sorridendo divertita.

"Però, ce la metti proprio tutta per renderti antipatica e farti odiare, eh?", la mia retorica è pungente.

"Beh, tutti i miei pazienti mi odiano, non potrebbe essere diverso, visto il dolore che gli faccio provare... ma ti assicuro che l'altra metà del mondo mi ama e non sai quanto!", ribatte facendomi l'occhiolino.

No, dico, stiamo scherzando, vero? Non bastano quegli occhi, non basta quel sorriso, ora ti metti anche a flirtare? Questo è illegale, tu sei illegale. Non credo però di poterti far arrestare solo per essere una bellissima donna!

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