Capitolo 13

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Continuo a stringerla tra le mie braccia, ancora sopraffatta dalle sue parole. Il suo corpo si irrigidisce a contatto con il mio, ma, nonostante tutto, io non mollo la presa. Cercando di farle capire che sono qui, al suo fianco, e non ho intenzione di andarmene. Le accarezzo dolcemente la schiena e, dopo un attimo, si rilassa abbracciandomi a sua volta.

La sento piangere contro la mia spalla, i miei occhi si inumidiscono vedendo il suo dolore.

Rimaniamo in quella posizione per un tempo che sembra infinito, fino a che la sento asciugarsi le lacrime cercando di ricomporsi.

"Se solo mi avesse dato retta... e non mi fosse venuto a prendere quella dannatissima sera...".

"Lexa, non puoi continuare a fartene una colpa? Così facendo distruggerai solo te stessa fidati, so benissimo quello che dico. Sono consapevole che le nostre esperienze di vita non siano minimamente paragonabili, ma una cosa la so per certa Lexa... tuo fratello ti ha donato quell'amore vero, incondizionato, che molte persone cercano per una vita intera senza mai trovarlo. Ti ha amato supportandoti fino alla fine, dovresti essergli grata per tutto questo. Continuando a sentirti in colpa per la sua morte, renderesti il suo gesto vano e privo di significato, quasi come se fossi morta insieme a lui quella sera... so benissimo che lo pensi, ma non devi. Lui ti ha amato finché ha potuto, e scommetto che se potesse scenderebbe da lassù e verrebbe a darti un sacco di calci nel sedere...", le parole mi escono di getto, solo quando è troppo tardi mi accorgo di aver esagerato.

Si stacca dal mio abbraccio e mi guarda con un'espressione che non riesco bene a decifrare, mentre si asciuga le ultime lacrime rimaste.

"Clarke... che cosa ti ha detto Anya di me?", mi chiede con un filo di fiato.

Rimango spiazzata dalla sua domanda, e ci metto un po' a risponderle.

"Anya, circa tre mesi fa, mi ha detto che tu eri una delle sue migliori fisioterapiste e che, dopo un grosso incidente, hai deciso di lasciare le competizioni per studiare scienze motorie e aiutare le persone a rimettersi in piedi. E che se c'era una persona che poteva capire le mie angosce, quella eri tu! Perché me lo chiedi?".

"Le tue parole... sono pressoché quelle che ha usato lei... beh, oddio... forse le sue erano decisamente più colorite. Nella mia riabilitazione ho avuto molte crisi, sono andata vicina a mollare diverse volte, ma Anya e Gustus hanno sempre trovato il metodo giusto per stimolarmi. Il loro aiuto è stato fondamentale, pensavo di averci messo una pietra sopra... ma quando ho sentito la tua storia, il tuo trasporto e il tuo dolore mentre raccontavi... ci sono ricaduta...", anche se cerca di darsi un tono la sua voce continua a tremare.

Sentire quelle parole mi gela, sento un groppo in gola e il cuore andarmi in mille pezzettini. Come ho fatto ad essere così stupida? Lo presa a parole per settimane solo perché non mi degnava di uno sguardo, ero delusa dalla sua completa apatia e freddezza nei miei confronti, perché non rideva o non scherzava con me. Quando la confessione della mia fottusissima, ed irrisoria crisi adolescenziale (chiamiamola così), l'ha fatta ripiombare in un vortice di dolore da cui a stento era uscita. Brava Clarke, sei veramente la persona più egoista ed egocentrica che ci sia a questo mondo, potresti vincere l'oscar se esistesse.

"Mi dispiace... io... io non avrei mai voluto causarti tutto questo dolore con le mie parole... davvero Lexa, non so come scusarmi...", balbetto cercando di rimediare al grosso casino che inconsciamente ho causato.

Abbasso lo sguardo cominciando a giochicchiare con le mani nervosamente. Mi sento a disagio, ma soprattutto mi sento malissimo per averle causato tutto quel tormento e purtroppo non c'è niente che possa fare per tornare indietro e sistemare le cose.

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