Come Jason incontrò Dakota

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A Jason dispiaceva che lei se ne fosse andata. Era stata un'ottima compagnia con la quale passare una misera ora della sua vita, e avrebbe voluto continuare a parlarle. Però era dovuto saltar fuori il discorso sulle fidanzate che gli aveva ricordato di Piper e della loro storia e di quanto lui fosse triste ora che era finita. Ma perché doveva sempre rovinare tutto? Non solo un'intera relazione durata anni, ma anche una conversazione che andava avanti da neanche cinquanta minuti! La verità era che Jason era sfigato, se si parlava di ragazze. Certo, ce n'erano alcune a cui piaceva - come Drew Tanaka - ma erano tutte superficiali, secondo lui. Jason era un ragazzo serio e avrebbe voluto una relazione lunga e duratura. E l'aveva avuta, anche. Solo che, ovviamente, il lieto fine nella vita reale non esisteva, e il ragazzo si era ritrovato solo sotto la pioggia.

«Era carina, uh?» Dakota lo raggiunse al tavolo al quale era ancora seduto, appena ebbe finito il suo turno di lavoro, lasciando il posto a Luke Castellan e Clarisse La Rue.

«Mh? Chi?» domandò lui, anche se sapeva benissimo di chi il suo amico stesse parlando.

Il ragazzo moro alzò un sopracciglio e indicò con lo sguardo la porta dalla quale Reyna era uscita. Jason seguì l'occhiata dell'amico e «Oh» disse, «Reyna, intendi?»

Dakota si strinse nelle spalle. «Non lo so, amico. Fai tu»

Jason si morse un labbro e osservò ancora una volta la porta a vetri del locale. Sospirò e tornò a guardare ancora il viso pulito di Dakota.

«Suppongo di sì» mormorò in risposta all'ormai passata domanda dell'amico.

Il ragazzo rise. «Non dirmi che hai fatto a posta a sbagliare l'ordinazione, Jas. Perché saresti davvero un genio!»

«No, Dakota,» replicò lui, passandosi una mano tra i capelli biondi, «io non faccio certe cose come fai tu»

Il moro sfoggiò un sorrisetto. «Ciò vuol dire che posso utilizzare questo metodo per rimorchiare senza rubarti l'idea! Di bene in meglio, amico. Di bene in meglio»

Jason scosse la testa divertito. Dakota era sempre stato così: quello che ci provava con tutte e non riusciva mai con nessuna ed era divertente vederlo escogitare nuovi piani per 'far innamorare le ragazze' di lui.

«Ehi» esordì di nuovo Dakota all'improvviso, facendo sobbalzare il biondo sulla sua sedia. «Se vuoi correrle dietro fai pure. A me non importa»

Ci mise un secondo a capire ciò che l'amico intendesse e, quando lo realizzò, scosse deciso la testa.

«Dakota» lo richiamò. «Tu lo sai che sto ancora male per Piper, non è vero?»

Il moro alzò gli occhi al cielo. «Non dovresti, tipo, voltare pagina o roba così?» domandò, guardandolo dritto negli occhi azzurri.

«Può darsi» rispose lui, «ma non lo farò corteggiando una sconosciuta, okay?»

«Guarda che non ti ho detto 'corteggiala', ma ti ho semplicemente informato del fatto che non mi interessa che resti solo, se vuoi accompagnarla a casa»

«Quindi, di corteggiarla» gli fece notare Jason. «Dakota, davvero: non ne ho bisogno. In più, le darei solo fastidio»

«Quindi non è che non vuoi»

Jason corrugò le sopracciglia. «Quando avrei detto che...?»

«Non è quello che volevi lasciar intendere?»

«Cosa? No! Non ho mai detto che io non voglia, ma che sarei un fastidio per lei»

Dakota si allungò sulla sedia e, muovendo una mano in piccoli gesti circolari, aggiunse al suo discorso filosofico: «Appunto, Jas. Dovresti andare lì e baciarla, dico davvero. Si vede che ti piace»

«Io non... Dakota, la conosco da cinque minuti!»

«Da un'ora», lo corresse lui, alzando il dito indice verso il soffitto.

Jason roteò gli occhi: il suo amico era sempre lo stesso da quando lo aveva conosciuto. Si ricordava di averlo notato per il suo carattere aperto ed il suo essere diretto, cosa che lui, da bravo ragazzo qual era, si poteva pure sognare. Lo vedeva passare per i corridoi del college, circondato da tanti amici e tante ragazze, e ne era rimasto incuriosito. E poi, Dakota era uno dei più ricchi della scuola, e non si poteva non saperlo.

Si erano scontrati un pomeriggio fuori dall'edificio principale, nel cortile posteriore del campus. Tipica scena da film romantico: come in ognuno di quei lungometraggi, a Jason era caduto di mano il libro di latino, e si era chinato a raccoglierlo. Purtroppo, non era una ragazza quella che aveva incontrato.

Dakota aveva ridacchiato. «Scusami» gli aveva detto, sorridendogli appena.

Jason credeva di non avergli mai parlato, prima. Nonostante questo, sapeva benissimo con chi era faccia a faccia.

Quel giorno avrebbe dovuto incontrare Piper, con cui stava solo da poco insieme, e sarebbe arrivato tardi all'albero sotto il quale si erano dati appuntamento, se non si fosse sbrigato.

«Non fa niente» aveva detto sbrigativamente a Dakota, impaziente di raggiungere la sua ragazza.

Ma, proprio nel momento in cui stava per correre via, ecco che aveva visto la sagoma di Piper venirgli incontro, sorridente come sempre, i capelli scuri che svolazzavano alla leggera brezza autunnale, gli occhi - che cambiavano spesso colore, passando dal verde al nocciola - che brillavano sotto la luce del sole della California.

«Eccoti!» aveva gridato lei, «Ti ho cercato ovunque!»

Accanto a lui, Dakota aveva osservato i movimenti della ragazza ed aveva chiesto a Jason se lui la conoscesse.

«È la mia ragazza» aveva fatto lui con fare protettivo nei confronti di Piper.

Dakota si era morso il labbro. «Se vi lasciate mi passi il suo numero?»

Il biondo aveva sperato davvero che lui stesse scherzando. Sicuramente, non sarebbe stato lui a lasciare la ragazza, che era così... perfetta ai suoi occhi. Era da tanto che aspettava qualcuno che potesse dargli una relazione seria, da portare avanti nel tempo. Un qualcuno con cui, magari, costruire un futuro.

Comunque, quello fu il loro primo incontro vero e proprio. Poi si erano visti molte altre volte a lezione, nei corridoi, al bar, ed erano diventati amici.

Al momento, Jason era contento che Dakota gli avesse chiesto il numero di Piper. Non perché glielo volesse dare (anzi), ma perché se non l'avesse fatto, ora non avrebbe avuto nessuno con cui parlare. Nessun amico.

«Stai bene?» domandò ad un certo punto il moro, squadrandolo con gli occhi azzurri e appoggiandogli una mano sulla spalla.

«Mh? Sì» Lui scosse la testa, socchiudendo gli occhi. «Solo un po' stanco. Ti dispiace se...?»

«Se vai a casa? No, certo. Vai»

E lui se ne andò.

Starbucks - JeynaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora