La CIA ed i suoi malefici derivati

93 8 7
                                    

Non ebbe il tempo neanche di dare spiegazioni ai suoi due amici - che gli corsero dietro come due agenti della CIA con un fuggitivo armato.

Jason arrivò al locale con il fiatone e ancora le chiavi di casa in mano, e vide che, infatti, Dakota lo stava aspettando per il loro turno insieme.

Per fortuna, la gente non aveva ancora popolato le strade di San Francisco - troppo fredda in quel periodo per trovarsi davvero in California -, quindi lo Starbucks non era affatto pieno di ragazzi che volevano il loro cappuccino con panna.

«È passato il capo?» domandò il biondo al suo collega, mentre si sfilava il giubbotto e si infilava il grembiule verde con il simbolo della catena. Aveva paura che il suo datore di lavoro, non vedendolo arrivare puntuale, avesse potuto licenziarlo così su due piedi.

Dakota scosse la testa. «Nah», rispose, facendogli l'occhiolino, «qualcuno di molto, molto peggio» e indicò un tavolo lì vicino.

Jason deglutì non appena la vide. Era seduta nel tavolo all'angolo del locale, gli occhi bassi su un grosso plico di fogli che erano forse una ricerca o un saggio che la ragazza doveva ricontrollare prima di passare alla consegna. I capelli neri raccolti nella sua treccia, l'espressione corrucciata e la cioccolata calda preparata da Dakota poco tempo prima la rendevano la solita Reyna.

«Rey!» esclamò Jason, così da far alzare di scatto lo sguardo alla ragazza, che subito dopo lo salutò timidamente con la mano. «Indovina chi ti ho portato?» continuò lui, indicando Percy e Annabeth, che stavano entrando lì proprio in quel momento.

Reyna alzò un sopracciglio. «Due matti da star a guardare?»

Il ragazzo rise, immaginando la scena - che, a dire il vero, sarebbe stata fin troppo disastrosa.

«No. Loro sono Percy ed Annabeth. Percy ed Annabeth, lei è Reyna»

«Ah, quindi lei sarebbe me. Oppure io sarei lei, non so mai come dire, accidenti!» fece Percy, sorridendo alla ragazza con la sua solita espressione ammaliante da ragazzo newyorkese.

Reyna sollevò un sopracciglio, non capendo a cosa lui si riferisse. «Che intende...?» chiese, rivolta a Jason, ma fu interrotta da Annabeth (che probabilmente ormai ci era abituata), che la rassicurò con: «Stai tranquilla, non è nulla. Annabeth, piacere»

«Reyna» rispose la ragazza, stringendo la mano che la bionda le aveva porto.

«E lui è Percy, se te lo stessi chiedendo. Non preoccuparti: è sempre così»

Reyna sorrise e chiese conferma a Jason con lo sguardo, che annuì leggermente come per rassicurarla.

«Piacere di conoscerti, allora, Percy» fece lei, sistemandosi meglio la treccia sulla spalla.

«Piacere mio, Reyna, giusto? Dunque tu sei... un'amica del mio bro?»

«Bro? È così che chiami Jason?» domandò lei, indirizzando al biondo uno sguardo interrogativo.

Percy annuì. «Ed è così che lui chiama me»

«Percy!» lo richiamò Annabeth, che probabilmente aveva intuito che il moro stava facendo fare "brutta figura" a Jason, per quanta ne potesse fare con una persona che, ormai, sapeva quasi tutto di lui.

«Non fa nulla, tranquilla» disse allora lui, che sapeva perfettamente che il suo bro non voleva essere disturbato quando parlava con altre persone. «Ormai è la mia migliore amica»

«Ultimamente hai sentito Hazel?» chiese allora la ragazza dagli occhi di tempesta, giusto per cambiare discorso e spezzare il ghiaccio.

«A dire il vero, non la vedo da un po'. Pensavo ci aveste parlato voi, di recente»

«No, ti sbagli» si intromise Percy, scambiando un'occhiata complice con la sua ragazza. «Saranno... quanti mesi che non la sentiamo, Annie, ormai?»

«Aspettate,» fece Reyna, avvicinandosi al gruppo di amici per poi sedersi sulla superficie del tavolo sul quale fino a poco prima stava studiando. «Hazel chi?»

«È una nostra amica. Te ne avevo parlato una volta, credo» le disse Jason, sorridendole sincero, «Vive a New Orleans e parla un po' di francese»

«Mi stai dando delle informazioni così a caso solo perché non sai quello che dire o perché non vuoi rivelarmi qualcosa di importante riguardo questa tua amica?»

Il ragazzo rise e circondò le spalle dell'amica con un braccio. Avrebbe voluto restare così per così tanto tempo. Solo loro due, senza nessuno che potesse vederli. Senza nessuno che potesse dir loro qualcosa di male. Senza nessuno e basta.

Jason sapeva di essersi innamorato di Reyna da un po' di tempo, ormai. Insomma, chi non avrebbe potuto? Lei era bella ed intelligente e forte e coraggiosa. Lei era perfetta. Più di quanto qualsiasi ragazza avrebbe potuto essere; più di Annabeth e persino più di Piper. La voleva tenere fra le braccia e basta, però non poteva. E i dannati commenti che perfino in quel momento Dakota e Percy continuavano a fare non aiutavano affatto la sua resistenza. Perché in quel momento, Jason Grace era confuso più che mai. Confuso sulla sua situazione, sulla famiglia, su gli amici e su Piper, colei che era stata fulcro centrale di tutta la sua vita per così tanto tempo e fino a poco prima.

«Perché pensi che io non voglia raccontarti qualcosa su di lei?»

Reyna lo guardò negli occhi e sorrise, facendo girare la testa di Jason per un attimo. «Non saprei, Grace, cosa potresti nascondermi?»

«Non penso si possa tenere nascosto qualcosa ad una come te, Rey» le rispose lui con una risata.

«Se lo dici tu...» la ragazza si strinse nelle spalle e si liberò dalla stretta di lui, incrociando poi le braccia davanti al petto.

«Comunque, Percy, te l'ho chiesto perché avrei voluto invitarla alla nostra classica cena di Natale»

«Oh. Oh,» fece Percy, «sì. Glielo chiederò appena posso»

«Posso anche farlo io, se vuoi»

«Nah, non importa. Lo faremo io ed Annie, stai tranquillo»

Il ragazzo si voltò verso Reyna, che aveva in faccia un'espressione piuttosto perplessa. Forse si stava chiedendo cosa fosse quella classica cena di Natale. Oppure perché Jason non l'avesse ancora invitata.

«Tu hai dei piani per Natale, Reyna?»

«Uhm... In teoria sarei dovuta andare a cena con Hylla, ma a quanto pare lei ha da fare, quindi no, nulla» rispose lei dopo un attimo di silenzio.

«Allora ti va di unirti a noi?»

Reyna osservò per un attimo Jason, Annabeth e Percy, forse domandandosi se fosse stata una buona idea passare una serata intera con tutti loro.

«D'accordo» annuì, sorridendo al Jason più felice che potesse esistere.

Starbucks - JeynaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora