Favola? Finita.

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La prima volta che la vide erano entrambi seduti su di una panchina al parco, guardando - da lì si vedevano bene - i movimenti del mare. Lei aveva questi capelli tagliati in forma asimmetrica che l'avevano subito colpito, era struccata ed indossava solo un paio di jeans usurati e la maglia dello stesso college che anche lui frequentava - Stanford. Sorrideva mentre gli arrivavano messaggi a raffica (tutti dallo stesso numero, Jason l'aveva capito dal fatto che la suoneria fosse predefinita per quel contatto e che dicesse «Ehi, Miss Mondo, sono Leo. Rispondi» tutte le volte - cosa che la faceva ridere ancora di più. Quindi, a meno che tutti i contatti della ragazza non si chiamassero Leo, era la stessa persona che le stava scrivendo), che sembravano raccontare qualcosa di davvero esilarante.

Fu quando Leo la chiamò, invece, che Jason sentì per la prima volta la voce di quella ragazza.

«Leo, che c'è?» domandò ridacchiando, la guancia schiacciata contro il cellulare. Aveva una voce fine e delicata, che poteva benissimo addirsi ad una principessa, ma che aveva una forza degna di una regina.

Il ragazzo dall'altra parte del telefono disse qualcosa tra le sue stesse risate (Jason riusciva a sentirle da lì), e Miss Mondo scosse la testa divertita.

«Senti», gli disse, «un minuto e arrivo, d'accordo? Tu tienila lì e non farla muovere, altrimenti viene a cercarmi e si arrabbia anche con me, dato che dovrei essere in camera mia»

Leo le chiese qualcosa, e lei rispose con «Al parco, Leo. Te l'avevo già detto» Poi fece per riattaccare, ma prima di farlo riavvicinò l'apparecchio telefonico alle labbra e sussurrò: «E poi, Leo, la suoneria che hai impostato per il tuo contatto fa davvero schifo, sai? Non posso andare in giro così!» E, mentre continuava a discutere con lui di cosa fosse meglio o peggio per il suo telefono, prese la borsa dalla panchina e si allontanò.

***

Dopo quell'incontro, i mesi al college erano passati molto velocemente, tra studi ed esami.

Jason era seduto ad un tavolo del bar del campus, come sempre stracolmo di studenti, cercando di studiare, perché come sempre Bobby, il suo compagno di stanza, doveva per forza giocare ai videogiochi non facendolo concentrare.

Le parole di Platone e il suo E bella è questa fama, e ben si addice al figlio di Zeus. E poiché tu e lui siete stati allevati nelle
consuetudini di tali leggi, penso che non vi dispiacerà se ora faremo una conversazione sulla costituzione dello stato e
sulle leggi, parlando ed insieme ascoltando lungo il cammino. In ogni caso la strada che da Cnosso porta all'antro di
Zeus e al suo tempio ci sarà sufficiente, come sappiamo, e lungo la strada, mi pare, vi sono luoghi ombreggiati per
riposarsi, situati in mezzo ad alti alberi, dato che a quest'ora il caldo è torrido, e alla nostra età sarà conveniente fermarci
di frequente in quei luoghi, e confortandoci l'un l'altro con i discorsi, compiere facilmente tutto il cammino non riuscivano ad entrare nella testa del ragazzo, che stava letteralmente scoppiando.

«Posso sedermi qui?» Fu una voce ad interrompere lo studio di Le leggi che lui stava compiendo.

Alzò la testa dal libro di filosofia e incontrò lo sguardo di mille colori di una ragazza, che riconobbe essere la stessa che aveva visto nel parco qualche mese prima.

«Sai,» continuò lei, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, «è tutto pieno...»

Jason si guardò un po' intorno, confermando a se stesso quello che lei gli aveva appena riferito: gli studenti del college erano tutti appiccicati l'uno a l'altro come sardine, cercando di passare per ordinare un semplice caffè.

Starbucks - JeynaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora