Strane filosofie di vita

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«Avete finito?» Octavian raggiunse a grandi falcate il tavolo di Reyna e Jason.

Stavano parlando da venti minuti buoni, forse, e i due avevano scoperto di avere varie cose in comune, oltre il gusto per la cioccolata al caramello. Reyna era affascinata da quel ragazzo, che sembrava dolce e coraggioso (o forse era semplicemente il fascino dello sconosciuto). Le aveva detto di aver frequentato i primi due anni alla Stanford, ma di aver poi lasciato perdere per ragioni economiche.

«Davvero? E com'è la Stanford?» si era informata lei, entusiasmata da quella rivelazione.

Jason aveva sorriso, squadrandola con quei suoi occhi azzurro intenso e aveva replicato: «Bella, davvero. Mi sono trovato molto a mio agio lì. Ed è lì che ho conosciuto i miei migliori amici, come Dakota, ad esempio»

«Davvero?» Reyna non se lo aspettava. «Dakota è così intelligente da andare alla Stanford?»

Jason aveva riso, sorseggiando la sua cioccolata calda. «Non proprio, in realtà. Ma i suoi sono ricchi e ce lo hanno spedito a forza. Poi ha iniziato a lavorare qui durante gli studi e io l'ho seguito. Purtroppo, al contrario di lui, non ho potuto continuare l'università»

Reyna l'aveva guardato con compassione. «Ti capisco, sai? Io frequento da tre anni dei corsi indirizzati alla medicina solo perché mio padre mi obbliga»

«Io neanche ce l'ho un padre» aveva confessato lui, guardando il suolo, «e mia madre è morta quando ero piccolo»

«Oh, mi dispiace. Ma per me è più o meno la stessa cosa, sai? Mia madre ha lasciato me e mia sorella nella mani di nostro padre, e lui ci odia, probabilmente»

«Non me ne parlare» aveva sospirato il biondo, «Ma, ehi, non parliamo di cose tristi!» aveva esclamato subito dopo, guardandola e sorridendo.

Reyna aveva allargato le labbra in un sorriso: quel ragazzo le piaceva sempre di più, con la sua piccola cicatrice sul labbro, i capelli biondi perfettamente spettinati, gli occhi penetranti e il sorriso spontaneo e dolce.

«Quindi...» aveva ripreso Jason, «se non ti piace medicina cos'è che vorresti studiare?»

«Storia mi piacerebbe di più» aveva replicato lei, fiera.

Jason aveva riso. «Oh, abbiamo una storica, qui, ragazzi!»

Anche Reyna aveva riso. Era strano come quello sconosciuto la stava facendo sentire estramemante a suo agio, cosa che non le era mai successa.

«Allora?» La voce fastidiosa di Octavian risvegliò Reyna dai ricordi del passato appena trascorso. «Reyna, torni o no a scrivere il saggio con me?»

Lei lo osservò stressata. Non le andava affatto, e avrebbe voluto restare lì con Jason a parlare del più e del meno e a scambiarsi idee. «No» comunicò allora, e il biondo spalancò la mascella. «Vorrei cortesemente restare qui con Jason a parlare. Scusa, Octavian, continuiamo domani»

«Cosa?!» gridò lui, «Doveva essere un lavoro di coppia!»

«Appunto» Lei sollevò il dito indice e lo posò sulle labbra, in una finta fase pensierosa. «Dovevi pensarci prima anche tu»

«Ma io avevo portato tutto il necessario! Non puoi...»

«Sì che posso. Impara la lezione, Octavian, e a comportarti da gentiluomo. Poi svolgeremo la ricerca»

E fu così che Octavian la lasciò sola con Jason, sbuffando e borbottando insulti in latino.

Ci fu un attimo di silenzio, poi Jason ridacchiò: «Sbaglio o stavate parlando di sesso?»

«C-cosa?» balbettò Reyna. Lei? A parlare di sesso con Octavian? Bah, il mondo poteva anche scordarselo!

«Doveva essere un lavoro di coppia e Avevo portato tutto il necessario non sembrano frasi molto rassicuranti, dette da un ragazzo» spiegò lui in un sorriso.

Reyna lo fulminò con lo sguardo. «Sono normali frasi, mi pare»

Jason scosse la testa.

«Be',» comunicò lei, «non c'è niente tra me e lui. Lo... odio e basta»

«Lo odi e basta?»

«Sì, sì» La ragazza roteò gli occhi. «Tu non lo conosci. È davvero stressante»

«Più che stressante, a me sembrava geloso» Il biondo rise e osservò il suo viso.

Reyna si passò le dita sulla lunga treccia di capelli scuri che indossava. Si ricordava di quando era Hylla a farle le trecce: si divertivano così tanto, da piccole, quando non si facevano la guerra! Forse le mancava un po' passare del tempo con sua sorella.

«Nah, te lo dico io,» fece, disgustata dall'idea che potesse piacere a qualcuno come Octavian, «lui ha anche la ragazza»

«Oh» Jason rimase un attimo senza parole. «Scusami, ma non mi sembrava proprio il tipo da fidanzata»

Lei rise. «E tu sei un tipo da fidanzata, invece?» Si rese conto troppo tardi di quello che aveva detto: non intendeva assolutamente provarci con Jason, ma forse quella frase era suonata come un invito... Cavolo, ma perché doveva sempre essere così difficile?

«Io... sì, direi» Fece una smorfia che sembrava quasi di dolore, e Reyna capì che c'era qualcosa che non andava. «Scusa, non mi va di parlarne. È che sono appena uscito da una relazione importante e...»

«Oh, scusami tu, allora. Mi dispiace» mormorò lei con aria triste.

«N-non fa niente, tranquilla»

Restarono per un po' di minuti così, entrambi con le mani in mano, guardando il pavimento e avendo timore di incontrare lo sguardo l'uno dell'altro.

Cos'era che faceva soffrire Jason in quel modo? Reyna aveva notato un'ombra di risentimento nei suoi occhi mentre nominava la sua 'relazione importante', e si era subito domandata cosa avesse potuto fare un ragazzo del genere per essere lasciato a se stesso. Insomma, sembrava... perfetto. Chi avrebbe mai potuto avere il cuore di abbandonarlo? Quale ragazza si sarebbe lasciata sfuggire un tipo simile? Forse, suppose Reyna, in realtà il suo nuovo conoscente era un tipo troppo possessivo, o addirittura violento. Ma allora perché sembrava così sinceramente dispiaciuto? Aveva fatto qualcosa di male, come tradire la sua ragazza? L'aveva offesa, ignorata per qualche ragione? Reyna si sentiva stranamente attratta da quelle domande e, suo malgrado, avrebbe voluto sapere di più sul ragazzo che aveva di fronte.

«Allora, ehm, io andrei» disse infine lei, completamente in imbarazzo.

Jason si alzò dal suo posto e la aiutò a fare lo stesso. «Oh, okay» Si morse il labbro. «Spero di rivederti, Reyna»

«Lo spero anch'io» rispose lei, sincera. Poi lo salutò con un gesto della mano, afferrò la borsa e uscì dallo Starbucks.






A/N: Avevo deciso che non avrei più messo degli "spazio a me" o cose del genere perché avrei "intasato la storia", ma - non so - mi andava di scrivere qualcosa solo per essere un po' più vicina a voi, e per farvi sapere che non sono quel tipo di scrittrice irraggiungibile che non risponderà mai a nessuno. Poooi volevo ringraziare tutti coloro che hanno anche solo aperto questa storia perché 1) significa che shippate Jeyna bsvykabjakalsaf e 2) che la storia vi ha incuriosito almeno un po' :) Poi ovviamente grazie a chi legge la storia, chi la vota e chi la commenta e chi mi sostiene capitolo dopo capitolo!
Se il capitolo vi è piaciuto - please - lasciate un commento anche piccolo per farmelo sapere. Sapete quanto io ci tenga.
Detto questo smetto di scocciarvi e me ne vado. Ciao!
Alyssa.

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