Capitolo 17

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Amy

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Amy

Yulya barcolla verso di noi con l'amuleto dalla pietra gialla. Ormai la pietra la avvolge in una luce accecante, proteggendola dai Corrotti che la circondano. Io ed il Custode Annesley non possiamo far altro che guardarla assolutamente sconvolti, ciò che ha fatto è incredibilmente pericoloso, sta scatenando qualcosa che non può ancora controllare, non so cosa mi spinge ad avere questa consapevolezza, ma so per certo che non avrebbe mai dovuto farlo. Vedo l'enorme fatica che le costa il solo portare un piede davanti all'altro per venirci incontro e vorrei aiutarla, sorreggerla in qualche modo, ma se mi allontanassi, se smettessi di contrastare Eleonore adesso, tutti i nostri sforzi sarebbero stati vani. Sono ormai allo stremo delle forze, non resisterò a lungo.
Yulya finalmente riesce a raggiungerci e quando lo fa un sorriso si forma sulle sue labbra, indirizzato alla nostra nemica. È un sorriso che grida rabbia e vendetta, così minaccioso che anche Nora ha perso la sua solita espressione beffarda. Si pone tra me ed il Custode Annesley e prima che lui possa fermarla, indirizza il fascio di luce gialla verso di lei, facendolo unire ai nostri. Un ultimo sforzo mi ripeto, mentre David mi tiene ancora più forte.

-Puoi farcela Amy, io credo in te- sussurra dandomi coraggio. Ora si che siamo in netto vantaggio, i nostri fasci di luce insieme sono potentissimi, tanto che l'oscurità lentamente arretra, eppure Yulya sembra soffrire in modo indicibile, molto più di noi. La luce avanza ancora ed io comincio a sentirmi incredibilmente strana. Eleonore assume una espressione preoccupata man mano che il suo potere viene respinto e più questo accade, più gli angoli della mia mente sembrano solleticare, è come se qualcosa premesse per uscire fuori. Quando ormai la nostra luce è ad un soffio da lei, ecco che quella barriera che c'era nella mia testa sembra sbriciolarsi completamente, facendomi trattenere il fiato sconvolta. Anche David accanto a me sembra trattenere il respiro ed immobilizzandosi mi stringe mi tiene avvinta a sè. Ci stacchiamo e lo fisso in quelle lame ghiacciate ed ancora più familiari sconvolta.

-Frederick- sussurro senza fiato.

-Anita- sgrana gli occhi sconcertato.

Come acqua fermata da una diga i ricordi violenti lambiscono la mia memoria. Ora ricordo perfettamente ogni cosa, ogni singolo istante e sensazione di quella che è stata la mia vita. Non sono ricordi sporadici, avvolti sempre da quella foschia che li contraddistingueva e da quella sensazione di un qualcosa che non mi apparteneva del tutto. Io sono Anita Amalia Deveraux ed ogni mia cellula grida che è così. È come se il mio spirito, e guardando Frederick anche il suo, si fossero risvegliati intorpiditi dal lungo sonno.

-Frederick figlio mio! Come puoi permettere che facciano questo a tua madre?!- Urla Eleonore rivolgendosi a lui, che si gira per la prima volta a guardarla. Anche i suoi modi sono cambiati, sono più eleganti ed alteri. È sempre David, ma allo stesso tempo è Frederick, il mio Frederick.

-Avete smesso di essere mia madre nel preciso istante in cui avete minacciato l'amore della mia vita- la osserva freddamente e con disprezzo, stringendo la mia mano nella sua. A quelle parole i battiti del mio cuore accelerano, anche io ora guardo quella donna responsabile della mia rovina.

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