Capitolo 18

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Yulya

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Yulya

Le parole del giuramento per fortuna fuoriescono dalla mie labbra e sentirmele pronunciare è così strano, come se mi estraniassi dal mio corpo. Ho sognato per tutta la vita questo momento, diventare la nuova Custode, assolvere il compito per cui mi sono preparata da sempre. Invece adesso vorrei realmente essere a chilometri di distanza da qui, mi tornano in mente le parole di Kain la prima volta che ci siamo incontrati.
"Proprio per questo sei una ragazzina.Ti credi un'eroina, confidi ciecamente nella tua "missione" e non ti rendi assolutamente conto che si tratta solo di un fardello. Tuo padre sta cercando solo di darti un altro po' di libertà, come sta facendo il mio. Dovresti soltanto ringraziarlo..."

Aveva dannatamente ragione, ora la mia vita cambierà radicalmente, ora non potrò più lasciare il Secondo Stato, dove dovrò immediatamente fare ritorno. Non avrò più il conforto di mio padre e forse non rivedrò mai più lui...
Dopo aver pronunciato le ultime parole di rito, finalmente esco fuori dal cerchio e mi avvio verso il grande tavolo. Sto per raggiungere il mio posto, quando una fitta tremenda mi fa nuovamente piegare in due dal dolore. È talmente forte che non riesco a pensare, a respirare, nemmeno a gridare aiuto. Prima che tutto intorno a me diventi buio vedo Akim corrermi incontro, con occhi preoccupati ed infinitamente tristi. Povero amico mio, penso delusa, quanto ti sto facendo soffrire.

Poi il nulla.

Mi risveglio stordita, su della morbida e gelida neve. Dove sono? Cosa è successo? Non riesco a ricordare. Alzo gli occhi e vedo palazzo Kireyev, accanto alla mia casa stranamente c'è  una pista di pattinaggio sul ghiaccio, tutto è circondato da brillanti luci ed al centro della pista c'è un grazioso gadzebo, quante sere felici abbiamo passato, circondati da questo splendore prima che tutto andasse in pezzi. È quella fatta costruire dalla mamma, qualcosa mi dice che non dovrebbe essere qui, è tutto così annebbiato e strano. Mi alzo lentamente cercando di riprendere le forze e mi avvio verso il posto che mia madre adorava di più in assoluto. Proprio lì noto un uomo intento a pattinare, ha le spalle larghe ed i capelli color miele mossi dal vento, indossa una giacca di pelle scura proprio come la mia, mentre le lunghe e muscolose gambe sono avvolte da un paio di jeans. Si muove agile sul ghiaccio e quando si volta, due occhi verde smeraldo mi puntano ed un sorriso pieno di fossette quasi mi scioglie. So chi è, il suo nome mi ritorna in mente in un lampo, ma solo quello.

-Kain!- Urlo. Si avvicina ulteriormente e mi porge la mano, invitandomi a pattinare con lui.

Aggrotto le sopracciglia -ma non ho i pattini- e lui mi fissa alzando un angolo delle labbra in un mezzo sorriso, per poi guardare verso il basso.

-Davvero?- Sussurra con la sua voce baritonale, sento lo stomaco come rimescolarsi al solo suono della sua voce. Perché il mio corpo reagisce così?

Effettivamente ai miei piedi ci sono i più bei pattini che abbia mai visto, non capisco li indossavo anche prima? Centinaia di domande affollano la mia mente, domande che si sciolgo come neve al sole quando la sua calda mano avvolge la mia, facendomi scivolare sul ghiaccio. Iniziamo a pattinare felici, mi ritrovo a pensare che questo è l'unico posto al mondo dove vorrei essere, ma tu chi sei? Lo guardo incantata. Cerco disperatamente di ricordare qualcosa, ma lui improvvisamente mi fa volteggiare come se stessimo danzando. Pura gioia mi attraversa. Mi ritrovo tra le sue braccia, avvolta da un profumo familiare di Agrumi e Whisky.

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