Capitolo 46

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EMILY POV

Entriamo cautamente dentro la stanza di Camille, non potremmo tutti insieme, ma abbiamo violato la regola.
È su un fianco in stato catatonico mentre fissa il muro bianco davanti a lei.
Giuro che vederla in quello stato mi mette i brividi.
L'ho vista poche volte nell'arco della mia vita e ho potuto osservare come non le mancava il sorriso ogni qualvolta che ci vedeva, ma adesso mi sembra irriconoscibile.
E mi spiace tanto per quello che sta passando.
Senza troppe parole abbiamo capito tutti quello che stava succedendo, nessuno lo accetterà mai.
Osservo il telefono e sono le cinque del pomeriggio, l'orario di visite è quasi finito ma non possiamo lasciarla qui da sola, non in questo stato.
Chris ha accompagnato Josh a casa, stasera passerò da lui.
La situazione è grave, molto grave.
Josh e Camille hanno bisogno di noi adesso.

"Camille, come stai?" Chiede Roxy.
È una pessima domanda, è evidente come stia, ma credo che alle persone esca spontaneo chiederlo, soprattutto se ci tengono.
"Dov'è la mia bambina?" Chiede lei in un sussurro.
Ha la voce rotta e continua a fissare davanti a sé.
Non so come possa sentirsi e non voglio nemmeno immaginare cosa si possa provare a perdere un figlio, non voglio pensarci.
Mi dispiace e anche tanto.
"Camille ascolta" Ines si fa avanti.
Cautamente si siede sul suo letto e le accarezza i capelli.
Ines la conosce da prima di noi, sa quasi ogni cosa di lei, sicuramente saprà come prenderla.
"Non mi interessa" si agita.
"Dov'è la mia bambina? Rispondi Ines! Voglio vederla e voglio tenerla con me" si gira dalla nostra parte e ci guarda uno per uno.

"Mi avete portato via la mia bambina" urla disperata.
"Camille calma, calma" Ines cerca di tranquillizzarla.
"Voglio Riley qui" dice ancora e ancora.
E ogni volta che parla di sua figlia mi si spezza sempre di più il cuore.
È nella fase rifiuto, oppure negazione ed è normale che non lo voglia accettare.
"Devo allattarla. La prima cosa che fa una mamma appena nasce la bambina è darle da mangiare. L'allattamento è importante" sorride isterica, mentre si butta i capelli all'indietro.
Si alza in piedi con molta fatica, Ines cerca di rimetterla giù ma Camille si scosta bruscamente.
"Vado al nido a prenderla. Ha bisogno di mangiare" ripete nuovamente.
"Camille torna qui" Ines si fa avanti e con l'aiuto di Daniel riesce a rimetterla a letto.
"Non mi volete fare vedere mia figlia? Lo sapevo che volevate tenerla tutta per voi" mentre parla cerca di trattenere le lacrime.

"Dov'è Josh?" Ci domanda.
"È andato via. L'hai mandato via" sussurra Allison.
"Se n'è andato via con la mia bambina. Fatelo tornare qui" ci ordina.
"Camille io credo che tu abbia bisogno di riposarti un pochino, quando ti sveglierai noi saremmo qui fuori" la consolo come meglio credo.
"Chi ti dice che io abbia sonno? Che debba risposarmi?" Mi domanda retorica.
"Voglio Josh. Adesso!" Urla agitandosi ancora.
Ha la flebo attaccata e da parte a lei c'è una macchina che segna i parametri, il tutto sale velocemente e temo proprio che non sta per accedere nulla di buono.
Camille si sta agitando freneticamente nel letto e credo proprio che sia dovuto ad un attacco di panico.
Immediatamente suoniamo quella specie di allarme che c'è da parte il letto e i soccorsi si precipitano velocemente in camera.
Ci ordinano di stare fuori che non possiamo assistere.
Quale minuto più tardi ci viene detto che gli è stato iniettato qualcosa di pesante in modo tale da farla calmare.

"È meglio che ve ne andiate. Ha bisogno di stare da sola" ci informa la dottoressa.
Non saprei se stare ad ascoltarla o meno ma alla fine ce ne andiamo, non perché siamo egoisti e non ce ne frega nulla, ma perché abbiamo la piena consapevolezza che è in un posto sicuro e sotto controllo da medici specialisti.
Io vado in macchina con Ines, mentre in modo freddo salutiamo anche gli altri.
Non proferiamo parola mentre sono in macchina e qualunque frase detta in questo momento non avrebbe alcun senso.
"Vieni a casa nostra o te ne vai a casa tua?" Mi domanda Ines.
Mi sentirei fuori luogo adesso ad andare a casa sua, quindi opto per andarmene a casa mia.
"Vado a casa, grazie per il passaggio" taglio corto.

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