Elizabeth
Io e Rebekah stavamo cucinando per i signori, ovviamente non senza spettegolare sulla nuova arrivata; non era carino e lo sapevo, ma avevo bisogno di qualcuno con cui condividere il mio pensiero, certo con tutto il rispetto possibile e immaginabile che si deve ad una signora di una manciata d'anni maggiore.
«Non ti sembrava un po' spaesata Katherine?» in effetti mi ero accorta anche io:
«Sì, sembrava quasi rassegnata...»
«Magari lo era: dopo una vita di sacrifici forse ha capito che non saremo mai come loro.»
«Loro chi?»
«I nobili. Nonostante alcuni siano buoni con noi, nessuno di essi pensa che magari rivolgerci anche solo un sorriso sincero renda tutto meno pesante, se lo fanno è per compassione oppure per ringraziare il cielo di non essere nati da una famiglia come la nostra.» si rabbuiò mentre pronunciava le parole freddamente.
Per il resto del tempo regnò il silenzio, o almeno fino a che non arrivò Katherine:
«Ragazze, oggi è stato chiesto a Katherine di servire la cena quindi potrete mangiare presto e ritirarvi nelle vostre stanze.» ci informò Rose e io mi proposi un po' scettica:
«Non è meglio che per oggi la accompagni qualcuno? Non perché non lo sappia fare ma almeno potremmo mostrarle la situazione e prepararla per bene.» la governante chinò il capo come a darmi il suo consenso e poi iniziò a disporre il cibo sui vassoi che ci avrebbero aiutate a portare il tutto di sopra.
Io presi quello che portava le stoviglie per apparecchiare, visto che c'era solo la tovaglia ricamata che copriva il tavolo, mentre Katherine quello con i viveri, lo ammettevo: era pesante.
A metà scala che ci divideva dal piano superiore sentii un forte colpo dietro di me seguito dal rumore della porcellana in mille pezzi e successivamente dalle scuse terrorizzate della donna:
«Oh mio dio, scusa... io sono un disastro, non volevo... e adesso?"»
«Tranquilla torna giù e chiedi a Rebekah di darti dell'altra zuppa, anche se sbufferà visto che è la sua preferita e credeva di assaggiarne un pochino nel caso fosse avanzata.» annuì e velocemente tornò in cucina, io mi accinsi a raccogliere i cocci del piatto che si era rotto, fortunatamente era caduta solo la cena della regina e avrei aspettato, sebbene fossimo in ritardo, a servire gli altri. Non sarebbe stato rispettoso nei confronti della signora.
Aspettai impaziente la donna che arrivò poco dopo, aveva riparato al danno ed eravamo pronte a salire; Rose aveva ripulito le scale.
«Ricorda, la zuppa è della signora, il pesce del signore, lo stufato di manzo del principe e quello di pollo della principessa. Fai il giro dietro di me, qui si serve dalla persona più importante a quella che detiene meno potere.» annuì, sembrava interessata a tutti i miei consigli.
«Mi auguro abbiate una spiegazione dietro tutto questo ritardo?» chiese autoritario il re, in effetti era tanto tempo che aspettavano:
«Sì, signore è che la carne dello stufato di vostro figlio era cruda e abbiamo preferito far aspettare tutti, invece che solo lui.» avevo appena coperto l'errore anche punibile di Katherine, non sapevo bene il perché ma mi faceva tenerezza; se fossi stata scoperta poi avrei dovuto pagarne le conseguenze.
Iniziai a fare il giro ponendo le posate alla destra di ogni persona, i bicchieri davanti a loro, un calice di vino bianco e una caraffa d'acqua al centro del tavolo.
Katherine mi seguiva e ricordando le mie indicazioni servì alla perfezione ognuno di loro.
Purtroppo fummo costrette a rimanere alzate fino a tardi per pulire i piatti. Iniziammo a parlare un pochino delle nostre vite e di quella che si viveva qui:
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Sono la serva del mio amore
Ficción históricaSiamo nel Regno di Gran Bretagna nel 1783, dove governava la famiglia reale Edwards. Una giovane ragazza sedicenne, Elizabeth Morgan, è costretta a cambiare vita per sopravvivere. Dopo aver perso suo padre, deve affrontare anche la tragica morte del...