Elizabeth
«Principe... io... non so che dire se non che mi dispiace tremendamente. So quanto tenevate a quel bambino, lo desideravate più di quanto avreste immaginato; ma so anche che le condoglianze riaprono solo la ferita che vi si è creata.» capivo che non mi stava ascoltando, era troppo concentrato sulla rabbia e sul dolore che provava.
Una lacrima solitaria solcò il suo viso afflitto e straziato dalla situazione; rimasi a compatirlo, comprendevo bene la sensazione di vuoto e di impotenza, cosa a cui lui sicuramente non era abituato.
Colpì violentemente lo specchio dinnanzi a lui con un pugno; mi spaventai a quella sua reazione improvvisa, ma davanti al sangue che fuoriusciva dal vistoso taglio sulle nocche non potevo lasciarmi intimorire.
«Calmatevi signore, vi prego... finirete per farvi male, guardate: state sanguinando!» titubante gli presi la mano serrata a pugno tra le mie e cercai di rilassarlo:
«Aspettate...» mi diressi nel bagno lì vicino dal quale mi procurai una benda; tornai da lui e gli fasciai delicatamente il lembo di pelle spaccato.
«La rabbia non vi aiuterà a superare questo momento, per favore.» spostò il suo sguardo su di me, era visibilmente provato e si vedeva la sua sofferenza.
Mi guardava profondamente, sembrava mi stesse osservando l'anima, ma io lo vedevo che quegli occhi così intimidatori in realtà mi stavano chiedendo aiuto, lo vedevo nel suo sguardo vacuo.Improvvisamente venne verso di me e mi imprigionò con un bacio rude, pieno di passione che non poteva più essere trattenuta; il suo corpo mi spingeva contro la parete, anche se io non avevo alcuna intenzione di allontanarmi da quel vortice emotivo.
Ricambiai con altrettanto desiderio quel contatto tanto atteso e senza staccarsi cominciò a spogliarsi, l'eccessivo calore che nasceva da quel bacio si espandeva, tanto che mi mancava l'aria e lui se ne accorse; dopo essersi liberato quasi del tutto dei suoi abiti pesanti, prese a slacciarmi con frenesia il corpetto che aveva i lacci sul davanti.
Non riuscivo più a contenere la voglia che avevo di lui; non avevo la forza di oppormi, nonostante sapessi quanto sbagliato fosse per svariati motivi, quello che mi faceva sorgere i sensi di colpa era esattamente nella stanza sotto alla nostra: Lisa.
Fece scivolare il mio abito sul pavimento, seguirono gli altri indumenti come fossero solo ostacoli alla nostra passione; in quel momento tutto era di troppo, dovevamo rimanere io e lui, null'altro che il nostro amore e il nostro desiderio reciproco di possederci.
Sapevo che questa sarebbe stata l'unica occasione, era dovuta al semplice fatto che lui non aveva la forza né tanto meno la lucidità per sopprimere questo sentimento, non in quel momento almeno e io di certo non avevo il coraggio di respingerlo per poi stare male.
Mi baciò di nuovo, pareva tanto bisognoso delle mie labbra e di affetto.
Persa in quel contatto mi guidò verso il suo letto, dove mi stese e mi si accasciò sopra.
Non parlava: non gli servirono le parole, venerava il mio corpo coprendolo di dolci baci.Ero a conoscenza di quello che stava per succedere e così lo interruppi:
«Principe fermatevi... io ho paura, non fatemi male, vi scongiuro!» ricordavo ancora cosa mi aveva fatto e temevo riaccadesse.
Mi posò l'indice sulla bocca come per zittirmi e dedicò la sua al mio collo, lo mordicchiava e lo lambiva lievemente.
Con le dita mi solleticava il ventre e io ero totalmente incapace di muovermi; la mia inesperienza mi imponeva di lasciarlo fare, sentivo una sensazione particolare che mi inondava tutto il corpo, volevo di più che dei semplici baci.

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Sono la serva del mio amore
Fiction HistoriqueSiamo nel Regno di Gran Bretagna nel 1783, dove governava la famiglia reale Edwards. Una giovane ragazza sedicenne, Elizabeth Morgan, è costretta a cambiare vita per sopravvivere. Dopo aver perso suo padre, deve affrontare anche la tragica morte del...