Quando la speranza muore

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Elizabeth

Dio solo sapeva quanto James assomigliasse in tutto al padre, persino il suo caratterino cocciuto arrivava da Jace, e ovviamente il caso voleva che accadesse proprio al bimbo di cui il padre non doveva sapere quale legame li unisse.

Tornando alla sua testardaggine, non riuscivo ad allattarlo neanche insistendo, era deciso a non mangiare fino a che non avesse sentito il pancino completamente vuoto brontolare per la fame.
Io rinunciai, quando si sarebbe stancato di resistere ci avrei riprovato, ma in questo momento era una battaglia persa.

Il principe entrò nella mia stanza senza bussare come suo solito:

"Come state?"

"Bene... vi ringrazio di avermelo riportato salvo..."

"Non dovresti, ti ho fatto una promessa e ho solo mantenuto la parola che ti avevo dato."

"Può darsi... però io mi sento ugualmente in debito con voi."

"Se proprio vuoi sdebitarti in qualche modo allora crescilo felice e cerca di tenerlo lontano il più possibile dalle brutture della vita che sono tante e fanno male al cuore..."

"Potete starne certo, d'ora in poi il mio primo pensiero sarà dargli una vita dignitosa e piena di libertà, cosicché possa compiere le sue scelte e sbagliare di testa sua."

"Stai dicendo che lo lascerai provare anche quando saprai che ne conseguirà solo dolore?"

"No. Dico che sarò per lui la madre che la mia è stata per me: nonostante i limiti che la nostra famiglia aveva mi ha comunque sempre lasciata libera e ha rinunciato a tanto per vedermi sorridere."

"Mi manchi Liz..."

Arrossii vistosamente, il suo bisbiglio mi parve irreale per un istante, poi James prese a lamentarsi e a tendere le braccine verso di lui come a chiedergli di prenderlo in braccio.

"Puoi..." gli feci capire che mio figlio voleva stare tra le sue braccia, protetto, come mi sentivo io ogni volta che mi stringeva o che mi accarezzava, persino quando si infuriava e per calmare la rabbia non solo gridava ma alzava anche le mani nervosamente non avevo più paura che si schiantassero su di me, anzi mi ricordava che mai avrebbe potuto farmi qualcosa.

"Certo, passamelo."

"Credo che Jamie ti riconosca, probabilmente gli manca il tuo calore."

"Jamie?"

"Sì, James..."

Dannazione! Ero tornata a dargli del tu totalmente involontariamente e inconsapevolmente.
Tutto ciò doveva finire, mi ero resa conto che lui faceva molta fatica ad accettare la situazione, d'altronde avrei trovato difficoltà anche io se non fossi stata costretta a reagire per il mio piccolo.

Rimasi a guardarli per qualche secondi in silenzio e con un sorriso da ebete poi entrò Kole che come Jace aveva il vizio di non bussare.

"Ciao amore, come ti senti oggi?"

"Molto meglio, le forze mi tornano molto in fretta e ogni minuto che passa penso di essere sempre più pronta per provare ad alzarmi e camminare un po'."

"Non essere impulsiva, lo sai che..."

"Devo aspettare ancora, sì, lo so."

A un tratto si rivolse al principe che era concentrato a osservare le espressioni di Jamie.

"Vedo che te la spassi coccolato dal principe, eh signorino!"

Jamie rideva. Kole gli si avvicinò con l'intenzione di prendere il bimbo in braccio:

Sono la serva del mio amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora