Una nuova vita

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Leggete in fondo

Elizabeth

"No madre, non vi abbandonerò!" le sussurrai con le lacrime che non cessavano di scendere, mentre le tenevo stretta la mano lei continuava a ripetermi per l'ennesima volta:

"Tesoro... non puoi fare nulla per curarmi; puoi solo cercare di salvarti: sai benissimo che questa casa è difficile da mantenere; tra le pulizie, i campi, la cucina e i soldi, non credo che riuscirai a stare qui. Devi trovare un altro posto in cui vivere, che sia meno impegnativo e più protetto; tu eri solo una bambina quando tuo padre morì ed è grazie alla tua tenera età che ho potuto tenere questa dimora, ora la mia vita sta per finire e tu non potrai sottrarre l'abitazione a una famiglia più bisognosa. Ti prego... lascia che io me ne vada tranquilla Elizabeth, promettimi che troverai..."

"Un lavoro e una casa. Va bene madre, lo avete già ripetuto almeno dieci volte, dovete risparmiare il fiato e le energie!" la rimproverai sbuffando,

"E per cosa? Ascoltami Liz, non mi rimane più molto tempo e le forze mi abbandoneranno presto, quindi preferisco sprecare i miei ultimi respiri per raccomandarti tutto ciò che in futuro ti renderà una donna saggia ed esperta. Un giorno, quando ti innamorerai, dovrai essere più che preparata: tu non devi mai permettere che un uomo riesca a sottometterti e se le sue intenzioni sono queste significa che non ti ama e per ultimo, ma non meno importante, rammenta di non regalare il tuo cuore, la tua anima e soprattutto il tuo corpo al primo che capita; non farti abbagliare dal lusso in cui magari vive; perché i ricchi sono arroganti e ti ruberanno la dignità poco a poco".

A questa frase non risposi, il mio unico obiettivo fu quello di farla respirare insieme a me, ma la fatica che provava fu superiore alla sua volontà e quando la tubercolosi ebbe la meglio su di lei, una lacrima solitaria si fece strada sulle sue morbide gote distraendomi dall'inevitabile; presi a cancellarla dal suo viso sereno, solo quando ritornai ai suoi occhi mi accorsi che aveva smesso di combattere e soffrire.

A ricordare quel triste momento mi venne istintivamente il coraggio di affrontare la situazione presente: ero al castello della famiglia reale, da poco avevo saputo che il re cercava un'ancella per i suoi figli, il principe e la principessa. Solitamente avrei rifiutato un milione di volte questo impiego, ma questo periodo della mia vita era tutt'altro che normale; avevo appena perso mia madre e la povertà in paese era aumentata al di là di ogni immaginazione, ultimamente andavo persino a lavorare nei campi.

Dall'enorme cancello uscì un'altra donna, probabilmente rifiutata, la signora che veniva ad accogliere ogni volta una persona nuova, aveva tutta l'aria di essere una domestica, indossava una leggera camicetta bianca stropicciata abbinata ad una lunga gonna marroncina che quasi toccava terra, coperta da un enorme grembiule che non sembrava parecchio sporco, ai piedi indossava delle scarpe in tela; doveva avere davvero molto freddo visto che eravamo in pieno inverno.

La signora mi fece entrare finalmente, appena varcai la soglia del castello un piacevole calduccio mi avvolse.
Si presentò:

"Io sono Rose, sono la governante della casa; puoi darmi il tuo cappotto e i tuoi borsoni se vuoi, come ti chiami?" le porsi la giacca immensa di mio padre, non avevo soldi da spendere in vestiti, quindi da quando non c'era più l'avevo riutilizzata. Sotto portavo un abito rosa e bianco, non era un granché, era il più bello che avevo, me lo aveva cucito mia madre per il mio sedicesimo compleanno, non era molto semplice per essere un vestito di una normale ragazza povera: il corpetto era decorato con quattro fiocchi e sia le maniche che la scollatura erano abbelliti con del pizzo, la gonna invece, aveva motivi astratti quasi floreali.

 Sotto portavo un abito rosa e bianco, non era un granché, era il più bello che avevo, me lo aveva cucito mia madre per il mio sedicesimo compleanno, non era molto semplice per essere un vestito di una normale ragazza povera: il corpetto era decor...

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