Capitolo 4 - L'aguzzino

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Angy

Ed eccomi qui nello studio dell'avvocato più antipatico che esiste nel globo terrestre. Per fortuna la segretaria sembra gentile e affabile. È una donna sulla quarantina, dallo stile sobrio e dal sorriso che sembra autentico.

È lei ad avermi mostrato lo studio e ad avermi assegnato la mia postazione. La mia scrivania è collocata in una stanza piuttosto angusta, dalla cui finestra si vede esclusivamente la parete di un edificio che dista poco più di un metro da quello in cui mi trovo. L'arredamento è accogliente e nuovo, ma sulla scrivania c'è un computer datato e una lampada da tavolo che mi ricorda quelle per gli interrogatori della polizia nei film americani.

Appoggio il mio soprabito sullo schienale della sedia e la mia ventiquattrore ad una gamba della scrivania, e accendo il computer. Digito la password che mi è stata assegnata e mi ritrovo a fissare lo schermo senza nulla da fare.

Passano circa dieci minuti quando il telefono posizionato alla destra della tastiera del mio pc suona. Ho un piccolo sussulto quando noto che sulla centralina del telefono lampeggia la lucina corrispondente alla voce "avvocato". Sicuramente mi sta chiamando l'avvocato Adamante.

Faccio un profondo respiro e rispondo.

<<Sì?>>

<<Venga nel mio ufficio>>.

Sto per rispondere affermativamente quando sento riattaccare la cornetta all'altro capo del ricevitore.

Mi alzo in fretta ed esco dalla mia stanza in direzione dell'ufficio del mio aguzzino. Busso alla porta e attendo un cenno per entrare.

<<Avanti>> sento gridare con tono seccato.

<<Vedo con piacere che ora è presentabile>>. Ma deve proprio farmi notare di nuovo la figuraccia che ho fatto da poco?!

Cerco di fare buon viso a cattivo gioco e accenno un sorriso imbarazzato.

<<Non c'è nulla da ridere!>> si affretta a chiarirmi il mio capo. Non si può dire che abbia un bel carattere!

Distendo subito le labbra e mi scuso. Ripensandoci, non so neppure io perché mi stia scusando. Il maleducato è lui. Ma d'altronde è il mio capo, non posso certo dirglielo o mandarlo a quel paese il primo giorno di lavoro!

<<Si faccia dare dalla signorina il fascicolo Bianchi>>.

<<Dalla signorina? Intende da Chiara?>>.

<<Quante altre signorine vede in questo studio a parte lei?>> mi domanda l'avvocato. Certo che non me ne fa passare una quest'uomo!

<<Sì, ha ragione>> rispondo mesta.

<<Nel fascicolo troverà copia di una pratica edilizia per la sanatoria di un'opera abusiva. La studi e mi dica se la pratica le sembra correttamente istruita. Il Comune ha richiesto al nostro cliente un'integrazione documentale. Vorrei capire se la richiesta dell'A.C. è corretta o superflua come ritiene il tecnico incaricato dal sig. Bianchi>>.

Oh cavolo: ho capito poco o nulla di quello che ha detto l'avvocato! All'università ho studiato l'esame di edilizia, ma non mi ricordo quasi nulla! E poi cosa cavolo è l'A.C.? E ora che faccio? Chiedo delucidazioni o fingo di aver capito tutto?

L'avvocato, che ha già ripreso a guardare le scartoffie che ha sulla scrivania, alza nuovamente lo sguardo verso di me.

<<Perché è ancora qui? Vada!>>.

Mi giro ed esco dalla stanza senza chiedere nulla al mio aguzzino. Decisamente non mi sembra opportuno apparire più stupida di quanto sia già apparsa questa mattina.

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