Capitolo 43 - Inevitabili incomprensioni

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Angy

Ho appuntamento con Leonardo nel suo studio per la pratica Taciti. Da lì raggiungeremo il luogo dell'incontro con l'amministrazione comunale.

Pur se non ci aspetti un grande tragitto, temo che sarà il viaggio in auto più lungo della mia vita.

Entro nello studio Adamante e, nonostante manchi da qui soltanto da pochi giorni, quando varco la soglia dell'ingresso, un'amara sensazione di malinconia mi assale.

Rammento con affetto perfino le frasi ciniche e provocatorie del mio ex capo, più o meno con la stessa emozione che ricordo di aver provato quando, dopo essermi diplomata e aver detto addio al liceo, sono tornata a salutare i docenti, che - a dirla tutta - quando frequentavo l'istituto, non sempre sono stata capace di apprezzare.

È strano come situazioni disprezzate nel momento in cui si vivono, possano trasformarsi in un ricordo gradito e rimpianto.

Ho il cuore che mi batte con frenesia nel petto, tanto da avere il fiato corto. Sto per incontrare Leonardo e, se anche sono terrorizzata alla sola idea di trovarmelo davanti dopo una settimana di assoluto silenzio da parte sua, sono inspiegabilmente felice ed eccitata.

In questi giorni mi è mancato più di quanto mi aspettassi. Ho passato buona parte del mio tempo ripensando al tocco gentile ma deciso delle sue labbra, alla stretta vigorosa ma delicata delle sue braccia attorno al mio corpo, al profumo intenso e delizioso della sua pelle, al calore caldo e confortante del suo respiro.

Dopo la conversazione avuta con Alessandro ieri sera, ho riflettuto su come mi sono comportata con Leonardo. Credo che Ale abbia ragione: sono stata molto più intransigente con lui di quanto lo sia stata con Alessandro. Probabilmente è più facile perdonare qualcuno dal quale non ci si aspetta nulla e per il quale non si prova un'emozione tanto forte, da non riuscire a gestire senza commettere un errore dopo l'altro.

Non ho neppure permesso a Leonardo di dimostrarmi che persona lui sia realmente, traendo le mie conclusioni.

Se anche sono terrorizzata più di prima all'idea di avere una relazione con lui (ora che mi sono resa conto di quanto sia sofferta la lontananza da Leonardo), vorrei tanto che la nostra relazione avesse un seguito, sempre che una notte d'amore possa definirsi una relazione.

D'altronde per essere felici è inevitabile dover correre dei rischi. Ogni emozione profonda, per quanto positiva, nasconde nelle sue trame uno spiacevole opposto, che può non emergere mai, o fuoriuscire prepotente, radendo al suolo qualunque cosa incontri nel suo cammino.

Mentre continuo con le mie riflessioni contorte, che mi tormentano da questa notte, mi dirigo in segreteria a salutare Chiara.

<<Ciao Chiara, che bello rivederti!>> le dico, cogliendola visibilmente alla sprovvista e abbracciandola affettuosamente.

<<Ehi, Angy! Mi sei mancata!>> replica Chiara, contraccambiando il mio abbraccio. <<Ma non sei in anticipo di almeno mezz'ora?>> domanda Chiara con aria stranamente imbarazzata.

<<Sono venuta in treno e se avessi preso quello successivo a quello su cui sono salita sarei arrivata qui con alcuni minuti di ritardo. Poiché ricordo ancora perfettamente la ramanzina che mi ha fatto Leonardo l'ultima volta che sono arrivata in ritardo, ho ritenuto più opportuno arrivare in lauto anticipo>> dico a Chiara ridendo.

<<Capisco, ma... che ne pensi se andiamo nella tua vecchia stanza a parlare un po'?>> mi domanda Chiara, spingendomi letteralmente verso la mia vecchia postazione. Il suo atteggiamento mi insospettisce non poco. Sembra quasi che sia preoccupata per qualcosa. Anzi per la verità sembra che non voglia che io veda qualcosa... o qualcuno.

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