|Capitolo 17|

556 31 11
                                    

Dopo un lungo viaggio in aereo atterrammo, scesi dall'aereo e mi incamminai verso l'uscita. Ad un certo punto vidi i miei genitori e Ben con le valige che era appena tornato pure lui, gli corsi in contro e mi catturarono in caloroso abbraccio di familia. Sentirmi di nuovo tra le loro braccia dopo tre mesi mi strinse il cuore, mi senti protetta come mi sentivo tra le braccia di...Nate

Lo tolsi dai miei pensieri ed uscì dall'aeroporto con la mia familia. Salimmo in macchina e partimmo, per tutto il tragitto guardai fuori dal finestrino e la nostalgia per la mia Los Angeles cresceva. Dopo una quindicina di minuti arrivammo a casa, presi le mie cose ed entrai seguita da Ben. Andai subito nella mia stanza e mi buttai sul letto, mi sembrava strano stare da sola in camera. Ero abbitua al casino di Nathan. Mi alzai e scesi di sotto, sul divano Ben guardava "Due fantagenitori" e aveva 21 anni, rendiamoci conto.

Mio padre fece irruzione nella stanza e iniziò a prendere in giro Ben, quest'ultimo gli lanciò la banana che stava mangiando in faccia e così iniziarono a rincorrersi

-Casa dolce casa- sospirai e mi sedetti sul divano, cambiai canale e mi gustai la vista della sfilata Dolce&Gabbana aperta da quel figo di Cameron Dallas. Mi sciolsi quasi alla vista di Cam in tutta la sua bellezza con la corona sul capo. Fu Ben a rovinarmi la vista cambiando sui due fantagenitori. Sbuffai e mi alzai dirigendomi in cucina dove mia madre cucinava la cena. Stavo morendo di fame, il pranzo sull'aereo era stato disgustoso e non vedevo l'ora di mettere qualcosa di commestibile sotto i denti.

Mi sedetti a tavola e mi rovinai la cena mangiando un pezzo di pane

-Allora tesoro, come sono stati questi mesi al college?- chiese curiosa

-Bene, ehm...c'è stato un errore e sono nel dormitorio maschile, ma mi trovo bene e riesco a studiare, forse anche di più che tra le femmine- dissi

-Sono felice che ti trovi bene e che studi, ma devi avere anche uno svago. Il moroso?-

-Ehm...Sì ho il ragazzo, si chiama Adam. É fantastico e lo amo da morire, ho anche ehm...fatto l'amore per la prima volta- mia madre era anche la mia migliore amica, le dicevo tutto senza esclusione di sesso. Si staccò dai fornelli e mi venne ad abbracciare

-La mia piccolina diventa grande, avete usato precauzioni vero?- sorrise

-Certo mamma, certo- risi e tornai ad abbracciarla

Chiacchierammo ancora per un po' fin quando poi la cena fu pronta e chiamammo papà e Ben. Mangiammo tra chiacchiere e risate e quando arrivammo al caffè erano ormai le 22:15. Salutai tutti con un bacio sulla guancia e salì al piano di sopra, controllai il telefono e trovai un messaggio in segreteria, lo ascoltai e non credetti a cosa sentivo

Nate

«Jenny...» era ubriaco «Torna da me, voglio passare il Natale con te, ti amo come non ho mai amato nessun'altra. Dammi una possibilità...» stetti un'ora e mezza al telefono ad ascoltare tutti i messaggi in segreteria che piano piano aumentavano, li stava facendo mentre li ascoltavo. I messaggi variavano dal "ti amo" al "ti odio", dal "ho bisogno di te" al "sei solo una puttana" e mi si ruppe il cuore quando iniziò con gli insulti, ma poi si fermò e riniziò con i "ti amo". Quando finì era ormai mezzanotte, posai il telefono sul comodino e cercai di addormentarmi inutilmente. Continuai a girarmi e rigirarmi tra le lenzuola senza prendere sonno, scesi a guardare un po' di televisione, ma senza risultati, le parole di Nate rimanevano costanti nella mia mente.

Sbuffai per l'insonnia, spensi la tv e andai di sopra. Mi risistemai nel letto, ma il sonno non arrivò.
Sbuffai quando il telefono suonò e mi alzai, vidi sullo schermo il viso di Nate mentre faceva la linguaccia e la scritta "Nate"

Rispondo o non rispondo?

Senza neanche pensarci feci scorrere il dito sul pallino verde, la sua voce risuonò nelle mie orecchie

«Finalmente hai risposto eh» era ubriaco, tanto «Puttana! Mi hai distrutto, mi hai...mi hai preso il cuore e lo hai fatto tuo...» urlò «...» ci fu un momento di silenzio e poi continuò in un sussurro «E la cosa più brutta é che voglio che ti appartenga, e non lo donerei a nessun altro» finì

«Nate...» sibilai e lui mise giù. Mi buttai sul materasso a peso morto e rimasi sveglia a fissare il soffitto e pensare a Nate tutta la notte.


Quando i primi raggi si insinuarono tra i miei capelli ero ancora sdraiata a fissare il soffitto

Scesi in salotto e constatai che ero sola, tutti gli altri dormivano ancora anche perché erano le 7:45. Mi preparai una tazza di caffè e due toast, li presi e mi sedetti al tavolo che si affacciava al giardino innevato. Sorseggiai la bevanda calda e addentai il toast, quando lo finì ci misi solo qualche altro secondo per finire anche il caffè. Mi sedetti sul divano e accesi la tv trovando una commedia molto interessante

Commedie interessanti alle 8 del mattino?!

Mi accoccolai nelle coperte calde e presi il cellulare tra le mani. Nessuna chiamata e nessun messaggio. Pensai alla chiamata di Nate e mi addormentai con il suo volto impresso nella mia mente.

Mi svegliai quando un profumino di peperoni e carne mi inebriò le narici

-SPIEDINIIIIIIIIIIIII!!!!!!- urlò come un bambino Ben scendendo dalle scale, inciampò e cadde. In quel momento arrivò mio padre con una pistola d'acqua sparando contro il figlio e quando fu abbastanza bagnato gli butto addosso la farina

Ma dove abito?

Sogghignai e mi alzai per raggiungere mia madre in cucina

-Buongiornooo- la salutai con un bacio sulla guancia distraendola e prendendo così un pezzo di peperone

-Disgraziata- boffonchiò lei ridendo -Non hai dormito sta notte?- chiese

-Non tanto, il mio coinquilino mi fa ammattire- dissi e lei non continuò capendo che non avevo voglia di parlarne. Chiamammo gli altri e ci sedemmo a tavola per gustare gli spiedini di mia madre

Spazio autrice:
Scusate per il ritardo
Mi farò perdonare
Promesso

Bacii

Stanza 126Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora