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Special POV: MICHAEL CLIFFORD

Il tour stava iniziando a sembrare più un lavoro e meno come un tour. Non intendevo i concerti. I concerti mi facevano sentire bene, come sempre; i concerti mi scaldavano il sangue nelle vene e mi motivavano. Ne valevano la pena. Erano tutte le altre cose che mi toglievano energia. Ero stanco di tutti che camminavano in punta di piedi per Mali Cross, per Charlotte. Ero stanco di tutti che la evitavano, che cercavano di non nominarla, facevano finta che non esistesse e che non fosse esistita mai. Perché lei esisteva. Esisteva dall'altro lato del pianeta e anche se era stata la cosa più frustrante che mi fosse mai successa, almeno lei esisteva.

"Mikey, stiamo ordinando della pizza." Mi disse Mel, bussando alla porta della mia camera d'hotel dopo averla aperta. "Vieni?"

Scossi la testa, occhi fissi sul cellulare. "Sto bene così."

La porta non si chiuse e la sentì fissarmi come faceva ultimamente. Ero sicuro che pensavano tutti che mi potessi distruggere in ogni momento, come se fossi fatto di materiale infiammabile. Ad essere sincero, non ero completamente sicuro che non sarebbe successo.

Tutto quello che sapevo era che volevo dimenticarmi di Charlotte.

Mi serviva solo tempo.

"Hai intenzione di lasciare l'hotel qualche volta?" Insistette Mel. "Perché ti stai comportando in modo patetico e questa doveva essere una bella vacanza tra amici."

La fissai, perdendo subito interesse nel mio telefono. Era seria?

"Stai bene?" Le chiesi.

Non era da Mel essere così, beh, stronza –almeno non senza motivo.

"No, in realtà." Disse con voce sicura. "Perché per tutto il mese hai vissuto dentro stanze di hotel e hai ignorato i tuoi amici. Michael, è solo una ragazza."

Una ragazza. Forse Melissa lo era. Forse per tutti loro lei era solo una ragazza. Ma Mali Cross –Charlotte- significava molto di più per me. Lei era uno scudo di cose meravigliose, luminose e piene di speranza. Era quella persona, tra tutti, di cui mi ero ritrovato ad essere interessato abbastanza da volere una relazione. Volevo lei. Ed aveva lasciato la mia vita così velocemente come ci era entrata.

Mi sentivo colpito da una frusta. Ero stanca. Ero in tour. E avevo il diritto di avere il mio spazio.

"Non voglio sentirti adesso." Le dissi, sbloccando di nuovo il mio telefono e cliccando su Twitter.

Potevo sembrare ossessivo, o anche completamente stupido, ma stavo cercando lei. Era come se non sapesse come funzionavano i social media o se non li volesse. Mi aveva detto che i suoi genitori erano ricchi quindi sapevo che aveva un telefono e anche un portatile con wifi.

Mi aveva raccontato dei suoi genitori. Mi aveva fatto entrare in una parte della sua vita. Si era fidata di me. perché non mi ero ricordato di questo quando avevo detto ad Adam che ci aveva mentito sul suo nome per il passaporto? Quella parte della sua vita era qualcosa che si era lasciata alle spalle quando era venuta a Los Angeles. Ed era stata costretta a ritornare da quella famiglia di plastica che mi aveva detto di non sentire reale.

Spensi il telefono, frustrato dai miei pensieri. Frustrato da me stesso. Dio, ero un idiota, giusto?

"Non vuoi sentirlo perché sai che è vero." Continuò Melissa. "Sai, capisco che la ami, ma è una cazzata, Michael."

"Cazzata." Ripetei, incredulo. "No, è una cazzata che vi siate tutti dimenticati di lei così velocemente."

"Non ci siamo dimenticati di lei, stronzo, stiamo solo lavorando con questa cosa che si chiama andare avanti." Rispose, incrociando le bracci al petto. Il suo vestito nero si sollevò un po' sulle ginocchia ed era una cosa che indossava sempre quando stavamo per uscire a cena.

all mine | ft. michael clifford (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora