'Woke up this morning with a grudge the size of a short story. I feel –I feel so low.'
***
Mi stavo trasferendo. Stavo lasciando il nido. Mi stavo allontanando dai miei genitori; non perché li odiassi. Li amavo e loro lo sapevano. Solo che non c'era niente in quella casa che mi faceva sentire libera. E quindi invece che continuare a sentirmi male e sprecare tempo, avevo trovato un bell'appartamento a venti minuti dalla casa dei miei e ne avevo approfittato.
Non era la stessa cosa della stanza 20 all'Hollowe-Inn. Niente sarebbe stato lo stesso e avevo cercato di cercare il nuovo appartamento senza comparare troppo ogni singolo posto alla mia casa di Los Angeles. Mi serviva qualcosa di tenero e accogliente; qualcosa che sembrava da Mali. Ma anche qualcosa che non mi avrebbe ricordato di alcune persone ogni secondo del giorno. Quante volte dovevo ricominciare prima che la mia vita sembrasse reale?
Erano passati tre giorni da quando avevo scelto l'appartamento in cui mi sarei trasferita. Era lunedì e il cielo era scuro, pioggia minacciava di liberarsi su di me mentre scaricavo scatole dal camion dei traslochi, portandole sopra nel mio nuovo paradiso.
Mi ci erano volute tre ore per scegliere cosa volevo portare con me. Ci avrei dovuto impiegare tre settimane; stavo trasferendo la mia vita di 21 anni da una casa all'altra. Avrei dovuto desiderare di portare tutto; avrei dovuto avere scatole su scatole su scatole di cose. Avrei dovuto. Ma non era stato così. Invece, avevo affittato un camion per trasportare il mio letto, la cassettiera e tre scatole piene di vestiti e scarpe. Avevo preso quello che mi serviva. Niente di più. Proprio come Los Angeles.
Solo che questa non era Los Angeles. Ed io non ero più Mali.
Dio, Charlotte. Rallegrati.
Giusto, dovevo contare i pregi. Avevo dei bravi genitori. Avevo un fantastico nuovo appartamento. Avevo un appartamento. E avevo –beh, questo era quello che avevo per ora.
Ma hey, avevo 21 anni. Un sacco di tempo per fare amici, giusto? E tanto tempo per trovare un obbiettivo nella vita, si?
Lo speravo. Perché le cose sembravano un po' nebbiose e, anche se ero impegnata a mettermi in gioco, c'era ancora una pozzanghera fangosa di incertezza nel mio stomaco di cui non riuscivo a liberarmi. Era come nuotare nell'oceano sapendo che l'acqua avrebbe potuto inghiottirti in ogni secondo; la parte peggiore era che era tutto fuori dal controllo umano. La vita era fuori dal controllo umano. Giusto? Potevamo costruire grattacieli. Potevamo avere eserciti per radere al suolo una città intera in pochi secondi. Potevamo marciare tra centinai di persone per protesta per dimostrare il potere.
Ma gli umani non avevano potere contro l'oceano. Ed io non avevo potere contro la vita.
"Mi mostrerai dov'è la tua camera?" Chiese una voce non familiare.
Girai la testa per vedere uno dei ragazzi del trasloco fermo sulla soglia della porta della mia nuova cucina verdina. Era un ragazzo giovane e con braccia muscolose e brillanti occhi azzurri, che erano così belli che potevo giurare fossero di cristallo.
Era stata una buona compagnia, fischiettava mentre mi passava le scatole dal retro del furgone. Ma non avevamo parlato fino ad adesso, oltre che saluti e gentilezze.
Mi mostrerai dov'è la tua camera?
Stava stringendo il telaio del letto ed il mio cuore rallentò il battito.
"Oh, si." Dissi, scuotendo la testa. "Scusa, mi ero distratta; di qua."
Gli feci strada per il piccolo corridoio verso la mia camera. Era più grande della mia camera a Los Angeles e dalle finestre entravano luci che la mia stanza di Los Angeles non offriva. Avevo una cabina armadio con una porta in specchio ed ero felice che il pavimento fosse nero.
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all mine | ft. michael clifford (traduzione italiana)
Fanfiction"Non mi importa chi eri; mi importa chi sei e mi importa di più di chi stai lavorando per diventare." Questa storia non è mia, è una traduzione della storia di originator, tutti i diritti e i meriti sono riservati a lei. Io mi limito solo a tradurr...