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SPECIAL POV: MICHAEL CLIFFORD

"Penso di essere solo andata nel panico o qualcosa del genere."

Le parole che mi aveva detto in bagno nuotavano nella mia testa senza fermarsi. Avevo visto attacchi di panico prima. Merda, anche io ero andato in panico così tante volte in tour che ne avevo perso il conto. Alle persone succedeva di provare panico tutti i giorni, tutto il tempo. Era normale e naturale. Ma lei, lei era andata in panico come se tutti quelli che aveva sempre amato fossero appena spariti. Come se avesse scoperto che stava per morire. Era una cosa che non avevo mai visto prima. La sua faccia e la sua pelle erano diventate quasi trasparenti e i suoi occhi erano diventati vuoti da morire.

Era successo qualcosa nella sua testa. Qualcosa che aveva dovuto terrorizzarla. E volevo sapere di cosa si trattasse.

Ma lei non si fidava di me. E sapevo che qualsiasi cosa fosse successa in quei pochi minuti era personale e, a meno che non fosse venuta lei a parlarne, io non avrei chiesto.

Non avevo idea di cosa ci fosse in lei, ma mi interessava. Non nel senso di una storiella. Neanche in un modo sdolcinato. Era solo che volevo sapere com'era fatta.

"Mikey."

Tornai alla realtà, sentendomi un idiota quando vidi Melissa e Calum fissarmi.

Ero seduto sulla mia poltrona reclinabile accanto al divano; questo era il mio posto. Non sapevo esattamente come avevo fatto a reclamarla mia, ma era successo un paio di anni fa quando avevamo deciso di comprare questo appartamento da usare quando eravamo bloccati a Los Angeles tra i tour e l'Australia. La poltrona era di pelle rovinata e mi ricordava casa. La mia famiglia mi mancava un sacco. Los Angeles non era il mio posto, ma era qui che dovevano stare i 5 Seconds Of Summer. Solo che non vedevo l'ora di prendere un aereo per tornare in Australia.

"Sta bene?" Chiese Melissa e sapevo che stava parlando di Mali.

Non era ancora uscita dalla mia camera ed io me ne ero andato più di dieci minuti fa.

Feci spallucce perché sinceramente non avevo idea se stesse bene o no. Usai le sue parole perché non sapevo cosa dir loro. "E' solo andata nel panico o qualcosa del genere.

Calum sembrava confuso e potevo capire perché. Non c'era niente per cui provare panico qui. Eravamo tutti al sicuro. Non c'era letteralmente niente di pericoloso qui ed ero sicuro che lei lo sapesse.

"Perché?" Chiese Melissa

Feci di nuovo spallucce, odiando non poter dire loro che diavolo era successo perché non lo sapevo neanche io. "Non lo so, non ho chiesto."

"Probabilmente sta ancora impazzendo per Carlos." Disse Calum. "E' davvero spaventoso."

"Si, probabilmente." Risposi, ma non ne ero proprio convinto.

"Ma tornerà qui fuori?" Chiese Luke, intromettendosi nella conversazione.

"Non lo so." Ammisi, alzandomi. "Meglio controllare."

"E dille che Liv rimarrà qui questa sera, quindi è la benvenuta anche lei." Aggiunse Michael mentre tornavo in corridoio.

"E io." Disse Mel. "Rimango anche io."

"Capito." Dissi, andando verso la mia camera.

Bussai alla porta, poggiando la testa contro il legno bianco, ascoltando. Non sentì altro se non il mio respiro. Bussai di nuovo. "Mali?"

Niente.

Cazzo.

Abbassai la maniglia e aprì la porta, infilando la testa dentro. Addormentata sul mio letto c'era una ragazza con i capelli rosi che indossava una maglietta che soffocava la sua piccola figura.

all mine | ft. michael clifford (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora