thirty-three;

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"How are we on a scale of one to ten? Could you tell me what you see? Do you wanna talk about it? How does that make you feel? Have you been skipping meals? We're gonna try something new today. How does that make you feel?"

***

Special POV: MICHAEL CLIFFORD

Mi sentivo per una parte impaurito, per otto parti in colpa, per tre parti triste e per tutte le parti innamorato di Charlotte Slater.

Ecco, l'avevo detto.

Immaginavo che avrei dovuto pensare bene prima di prendere un aereo per l'Australia per vederla. Avrei dovuto pianificare cosa dire, dove sarei stato, come le avrei parlato di nuovo. Ma la mia mente in questi ultimi giorni era stata un terremoto e i miei pensieri stavano cadendo a pezzi insieme ai miei ricordi. E non avevo voluto pensarci bene perché forse mi avrebbe portato a rimanere a Los Angeles piuttosto che andare a cercare l'unica persona che sapevo avrebbe potuto aiutarmi.

Eh Dio mio, avrebbe potuto aiutarmi.

Uno sguardo al viso di Charlotte, non appena aveva aperto la porta, ed ero pronto a morire ed andare in paradiso. I suoi occhi erano dello stesso marrone cioccolato di sempre e il suo corpo era piccolo e perfetto contro di me come era stato tutte quelle volte precedenti in cui l'avevo abbracciata. Era la stessa Mali che conoscevo. Era costante. E si, ero innamorato di lei.

"Vuoi sapere la parte peggiore?" Le chiesi, allungando una mano verso di le sue e intrecciando le nostre dita.

Eravamo seduti sul suo divano in pelle, occhi sullo schermo della televisione. C'era un film romantico e lei voleva guardarlo. Io volevo solo guardare lei.

Lei non spostò lo sguardo dallo schermo, ma annuì.

Mi ero presentato a casa sua solo dodici ore fa ed eravamo già tornati a comportarci normalmente, come se non fosse successo niente. Doveva essere così semplice o mancava qualcosa, oltre che uno dei miei migliori amici?

I suoi capelli marroni erano legati e il suo corpo nascosto da una maglietta grande così grande che sarebbe stata bene a me. Sembrava una fottuta regina e i miei occhi non riuscivano a staccarsi da lei per quanto ci provassi. L'unica cosa al mondo che avrebbe potuto distrarmi da Ashton era seduta accanto a me.

"La parte peggiore è che avrei potuto dire qualcosa –avrei dovuto dire qualcosa." Dissi. "E qualcuno avrebbe potuto aiutarlo e lui sarebbe stato ancora qui."

Avevo pianto senza vergogna per due giorni dopo la morte di Ashton. E la cosa non mi aveva portato da nessuna parte. Mi ero solo sentito pateticamente peggio. Dopo un po' ti rendevi conto che potevi piangere per il resto della vita e riempire oceani su oceani di lacrime –e comunque questo non sarebbe stato abbastanza per riportare indietro dalla morte.

Charlotte mi guardò, i suoi occhi color cioccolato erano lucidi come lo erano stati per tutto il giorno. Le sue emozioni erano tanto sfasate come le mie. Odiavo vederla piangere e odiavo ancora di più il fatto che ero stato io il motivo delle sue lacrime più di un mese fa in quello stupido aeroporto. Ero stato uno stronzo e non meritavo che lei mi guardasse come stava facendo adesso.

La sua mano strinse la mia e si avvicinò per accoccolarsi al mio fianco. Io strinsi con naturalezza un braccio intorno a lei, come se l'avessi fatto per tutta la vita.

"Non è colpa tua, Mikey." Disse per la ventesima volta quel giorno. "Sei stato un buon amico per lui e lui lo apprezzava."

Le diedi un bacio sulla testa e respirai il familiare profumo di fragole dei suoi capelli. "Alla fine sono stato l'amico peggiore di sempre e me lo ricorderò per sempre."

all mine | ft. michael clifford (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora