❝prologue❞

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|prologo|

Dicono che gli anni del Liceo sono quelli che noi adolescenti ricorderemo per sempre. Non so esattamente per cosa, o almeno per cosa gli altri pensano che li ricorderemo.

Sinceramente non so nemmeno se avrò piacere nel ricordare ciò che ho passato, ciò che sto passando. A volte mi chiedo perché sia così difficile, perché non posso semplicemente chiudere gli occhi e lasciarmi andare. Come se non ci fosse più niente, come se i demoni all'interno della mia anima mi rendessero intoccabile.

Ma alla fine mi rendo conto che è quasi impossibile e che, per un motivo o l'altro, tocca sopportare. Alzarsi dal letto, guardarsi allo specchio e promettersi che tutto andrà meglio.

Io lo faccio ogni giorno.

Mi sveglio al mattino, mi guardo allo specchio e dentro di me mi prometto che andrà meglio. Che sarà il momento della mia rivincinta, anche se non sempre funziona.

Ci sono giorni in cui sorridere è quasi impossibile, e ascoltare le ingiusizie degli altri fa male più di una lama conficcata nel cuore.

E quella era una di quelle giornate in cui le parole pesavano alle spalle e sopportare era quasi impossibile.

Me ne giravo per i corridoi della scuola cercando una qualsiasi cosa da fare. La mia ora di letteratura era saltata, il professor Stilborn non si era presentato, e io non sapevo cosa fare.

Quasi per magia, o per distrazione, mi ritrovai davanti alla porta della biblioteca.

Il mio mondo migliore.

Entrai silenziosamente, Rose alzò lo sguardo e mi sorrise teneramente come solo lei sapeva fare. Si spostò un riccio biondo dagli occhiali soffiando e con un cenno di mano mi invitò ad avvicinarmi.

«Che ci fai qui? Sai che non sta bene saltare le lezioni.»

Adesso il suo dito oscillava a destra e sinistra in segno negativo.

«Non ho saltato la lezione, il prof. Stilborn non si è presentato e cercavo qualcosa da fare.»

Alzai le spalle con aria innocente. Rose mi rivolse un secondo sorriso prima che si alzasse e se ne andasse nell'archivio.

Mi guardai attorno in cerca di qualche volto a me noto, ma c'erano soltanto alcuni nerd che studiavano.

Improvvisamente Rose tornò con una pila di scartoffie che posò sul bancone. Ebbi la netta sensazione di aver sbagliato ad entrare.

«Che ne diresti di darmi una mano a sistemare queste scartoffie? Doveva venire un ragazzo e farlo come detenzione ma probabilmente non si presenterà.»

Si passò una mano tra i ricci sistemandosi gli occhiali sul naso.

Mi limitai ad annuire, presi la pila di fogli e mi sistemai ad un tavolo infondo alla stanza.

***

Erano almeno due ore che sistemavo fogli su fogli: in ordine cronologico, per titoli, per moduli.

Non ci capivo niente e stavo per mollare tutto, ma Rose aveva firmato un esonero dalle lezioni. Il che mi invogliava a continuare.

Poi improvvisamente sentii una voce profonda parlarle. Alzai lo sguardo e i miei occhi incontrarono due smeraldi e una pioggia di ricci.

Rimasi a fissare quel ragazzo per qualche istante: aveva una t-shirt nera e un paio di pantaloni neri, ai piedi dei mocassini e una strana bandana fra i ricci.

Non capii bene cosa i due si dissero, so solo che nel giro di pochi minuti il riccio era seduto davanti a me e continuava a sbuffare.

Mi sorrise appena porgendomi la mano.

DEMONS 》 h.s (#WATTYS2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora