❝enough❞

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Capitolo 42.

(Ivy's Pov)

Ci sono momenti in cui ti senti solo con te stesso e tutto ciò che vorresti è una persona con cui parlare. Ti guardi attorno, però, e vedi che in realtà nessuno può ascoltarti davvero.

La vita riserva sorprese, ostacoli, per ognuno di noi e siamo chiamati a rispondere singolarmente. Sarebbe facile scaricare la paura addosso a qualcun altro, oppure lavarsene le mani e fingere che niente sia.

Ma non si può e in un modo o nell'altro tocca andare avanti, capire.

Anche quando tutto ciò che vorresti sapere è chi sei, e noti che attorno a te persino le persone che ti sono più vicine ti mentono. A quel punto le risposte corri a cercarle altrove, dove sai che ci sarà risposta.

E io ero ancora una volta corsa via. Avevo preso le mie cuffiette e il mio amato ipod blu, e senza dire niente a nessuno mi ero incamminata verso il Take Off Bar a cercare le mie di risposte, da chi non sarei mai dovuta andare. Ma non potevo lasciare correre come mi avevano consigliato tutti. Semplicemente, non potevo.

Cosi, quando arrivai all'ingrasso del locale non mi sorprese affatto l'espressione che ebbe Zayn nel vedermi. Venne accentuata poi quando vide la mia mano posarsi sulla maniglia della porta per aprirla.

Non mi avvicinai al bancone. Non volevo realmente ordinare, e volevo che fosse lui a venire da me, perchè lo avrebbe fatto. In qualche modo, lo sapevo che lo avrebbe fatto, e non mi sbagliavo.

Mi sedetti allo stesso tavolo a cui lo avevo incontrato la prima volta a Natale; anche allora mi doveva delle spiegazioni. Strano come fossero sempre le stesse le circostanze che portavano ad un nostro incontro.

Tolsi le cuffiette che riposi nella borsa al mio fianco, e aspettai che il moro si avvicinasse. Non passò molto tempo perchè lo facesse, slegando il grembiulino dalla vita e gettandolo distrattamente sul bancone.

Quando lo vidi davanti a me fu davvero strano. Rimasi senza parole, in silenzio.

Mi era già noto che Zayn fosse una persona totalmente diversa quando lavorava: tutta la sua durezza veniva lapidata da un bellissimo sorriso che mostrava ai clienti, ma che non tutti avevano la fortuna di ricevere. Forse, proprio quelle persone che non lo conoscevano potevano essere le uniche a vantarsi di averne ricevuto uno; i suoi amici, invece, non ricevevano che delusioni da parte sua e lui odio nei confronti di tutti.

In cuor mio sentivo che ciò che mostrava non era che una maschera e avrei voluto distruggerla.

Mentre aspettavo che si avvicinasse, cominciai a picchiettare in maniera nervosa le dita sul tavolo in legno. A differenza dall'ultima volta che ero stata lì dentro, l'aria natalizia era completamente svanita.

Erano rimaste delle serie di luci appese alle pareti in legno che davano quel tocco di romanticismo che sembrava avere quel posto. Mi fu anche possibile notare come fossero appesi diversi quadri che ritraevano persone intente a sorseggiare caffè; probabilmente clienti. In fondo a destra erano appuntati in maniera confusionaria due iniziali: Z.M.

Prima che potessi accorgermene, la voce di Zayn mi fece capire che era di fronte a me: «Ti piacciono?», chiese mostrandomi quel sorriso cosi pieno di dolcezza. Mi sentivo in colpa perchè io riuscivo a togliergli quella maschera, mentre gli altri no.

Cominciai a chiedermi perchè dovesse essere cosi difficile.

«Sono molto belli, come tutti i tuoi disegni del resto», abbozzai un lieve sorriso che non durò molto. Non potei che soffermarmi ad osservarlo: indossava una t-shirt bianca a maniche corte per la temperatura che, nonostante il clima inglese, era abbastanza elevata in quel locale. Un paio di bratelle ricadevano ai fianchi dei jeans strappati sui ginocchi che portava; sebbene il suo abbigliamento fosse dei migliori, il suo aspetto non era altrettanto curato. Una triste area cupa contornava i suoi occhi, segno che non dormiva da tempo, e persino la sua carnagione era più chiara rispetto al solito.

DEMONS 》 h.s (#WATTYS2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora