❝and memories❞

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Capitolo 7.

(Ivy's Pov)

Corsi a casa, presi le chiavi dell'auto e guidai verso l'ospedale. Correvo, forse avevo superato il limite di velocità. Mi fermai ad un semaforo rosso e scoppiai a piangere, le lacrime scendevano senza sosta e i singhiozzi mi impedivano di parlare.
Per un secondo desiderai essere al posto di Greg.

Le auto cominciarono a suonare il clackson invogliandomi ad andare. Ingranai la marcia e presi a guidare fino all'ospedale.
Parcheggiai di fretta e corsi tra i corridoi della struttura; mi scontrai con una infermiera «S-Scusi, sa dove si trova Greg, Greg Blanker?» chiesi all'infermiera che mi annui indicandomi l'ultimo corridoio a destra.

La ringraziai velocemente e corsi nella direzione che mi aveva detto. Svoltai il corridoio e vidi mia madre seduta in attesa. Era stanca, in disordine, probabilmente stare lì tutta la notte non aveva aiutato.

Alzò lo sguardo e mi vide, le corsi incontro e l'abbracciai stringendola forte a me.
«C-Che è successo?» chiesi nel panico a mia madre ma lei scosse la testa guardando per terra. Le lacrime le rigavano il volto.

«I-Io non lo so. Mi hanno chiamato dicendomi che aveva fatto un incidente. Era ubriaco...ma qualcuno deve essergli andato addosso apposta» mia madre sembrava confusa. La strinsi ancora più forte a me «Tranquilla, vedrai che starà bene.»

Cercai di sorridere, ma quelle parole servivano più a me che a lei.

«Mamma, forse è il caso che torni a casa. Fatti una doccia e mangia qualcosa, intanto rimango qui e se succede qualcosa ti chiamo.»

Annuì lentamente, quasi si sentisse svenire. La sorressi, ma era soltanto un falso allarme e dopo poco se ne andò raccomandandosi di farle sapere appena avessi avuto notizie di Greg.

Rimasi da sola ad aspettare, andavo avanti e indietro nervosa. Mi sedetti per un'istante, per poi alzarmi e fissare Greg dalla vetrata che dava sulla sua stanza.
Era lì, sdraiato inerme su quel letto, non un segno di vita, solo una linea rossa che indicava i battiti del suo cuore. Qualche livido in volto e sulle braccia; evidentemente l'impatto era stato forte.

Improvvisemente ricordai.

FLASHBACK.

I dottori mi stavano col fiato sul collo, un gruppo d'infermieri correva per il corridoio spingendo la mia barella. Ero sdraiata e non riuscivo a muovere nessun muscolo nel mio corpo, i polsi bruciavano e sentivo come se le vene in corpo fossero state lacerata.

Cominciai a tossire e sputare sangue mentre i dottori presero a correre più veloce. Qualcuno chiese cosa stesse succedendo, vedevo soltanto una sagoma; i miei occhi erano troppo stanchi.

«Non possiamo dirle niente» rispose un'infermiera che cercava di bendarmi i polsi.

«Ma sono suo fratello!»

FINE FLASHBACK.

Continuai a guardare Greg dalla vetrata, finché non sentii dei passi farsi sempre più vicini a me. Mi voltai e vidi una donna vestita di bianco con in mano una cartella clinica; mi sorrise spontaneamente come se non ci fosse niente di cui preoccuparsi. Quasi non mi dette speranza. 

«Signorina, avremmo bisogno dei dati del paziente» disse ed io annuii senza distogliere lo sguardo dalla vetrata. 

«Come si chiama?»

«Greg Blanker» mormorai incrociando le braccia al petto, con la coda dell'occhio mi accorsi che la donna stata trascrivendo. 

«La donna di prima era la madre del paziente?» domandò facendo riferimento a mia madre che fino a qualche minuto prima era stata lì. 

DEMONS 》 h.s (#WATTYS2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora