❝heart❞

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Capitolo 27.

(Greg's Pov)

Erano le cinque del pomeriggio e me ne stavo sulla poltrona girevole della mia stanza rollandomi un drummino, mentre aspettavo che tornasse Ivy da scuola. Maddy era a lavoro e non sarebbe tornata prima delle otto; era noioso rimanere a casa da solo tutto il giorno, non avevo mai niente da fare e passavo il tempo sul divano guardando la tv. Oppure uscivo a fare passeggiate lontano da persone indesiderate, ormai stavo evitando le mie vecchie amicizie. Volevo rimanere pulito per la mia nuova famiglia, volevo per una volta che qualcuno fosse fiero di me.

Mi alzai dalla poltrona e uscii dalla mia stanza camminando verso la finestra del corridoio dove avrei potuto fumare la mia sigaretta fai-da-te. Quando passai davanti alla porta della stanza di Ivy, però, sentii uno strano beep che mi fece sobbalzare. In casa non c'era nessuno e non poteva certo essere Ivy, non era ancora tornata.

Esitai un po' prima di entrare nella sua stanza, ma quando entrai tirai un sospiro di sollievo. Non c'era nessuno, aveva soltanto lasciato il suo portatile in standby. Mi avvicinai alla sua scrivania con l'intenzione di spegnere quell'aggeggio, ma notai che aveva lasciato oltretutto la posta elettronica aperta.

In quel momento fui combattuto: una parte di me sapeva che la cosa giusta fosse spegnere il computer e uscire dalla sua stanza tornando a fumare, ma l'altra era dannatamente curiosa. La parte del fratello maggiore iperprotettivo ebbe la meglio, e in men che non si dica l'indice stava già scorrendo sul mouse. Aprii la pagina della posta elettronica e senza volerlo si aprì una e-mail: il mittente era la New York University.

Non capii inizialmente cosa fosse, ma quando finii di leggere ebbi un tonfo al cuore. Ivy voleva andarsene, voleva lasciare l'Inghilterra per andarsene a vivere in America, a New York, cosi lontano.

Ma come, perchè proprio adesso che ci eravamo riuniti, perchè ora che le cose fra lei e Harry stavano andando meglio?

Non volevo che se ne andasse, sarebbe stato come perdere ancora una volta la mia famiglia. Era tutto ció che mi era rimasto, tutto ciò che poteva farmi ricominciare. Senza di lei mi sarei sentito perso, smarrito nell'ombra della mia misera vita.

Il rumore dello sportello dell'auto mi fece tornare alla realtà, chiusi tutto e spensi il computer cercando di lasciare come lo avevo trovato ed uscii dalla stanza. Ivy era tornata e sicuramente avremmo dovuto parlare di tutto questo.

Scesi le scale e la vidi chiudere la porta di casa posando le chiavi sul davanzale accanto all'appendiabiti.

«Buonasera...» sospiró con aria stanca lasciando cadere lo zaino per terra e andandosi a sedere sul divano. La seguii posando una mano sulla sua testa e le lascia un bacio sulla fronte mormorando «Buonasera marmocchia, - abbozzai una risatina e mi sedetti affianco a lei - sei stanca?» domandai subito dopo.

Ivy si limitó ad annuire con lentezza e posò la guancia sulla mia spalla che subito avvolsi attorno a lei stringendola forte a me. Avevo paura che se ne andasse, paura di perderla e per un'attimo immaginai la mia vita senza il suo sorriso. Sarebbe tornato tutto come prima: droga, alcool e donne in una lurida casa di periferia pagata a nero. Sempre da solo.

No, non aveva niente a che vedere a come stavo adesso. Anche se passavo le giornate da solo, adesso avevo una vera e propria casa e a fine serata avevo qualcuno con cui condividere i miei problemi.

«Pensavo che tornare a scuola sarebbe stato più semplice, ma le voci corrono» mormorò con un filo di voce stringendosi forte a me.

Aggrottai la fronte abbassando lo sguardo sul suo volto.

DEMONS 》 h.s (#WATTYS2015)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora